RICORDO STRUGGENTE
La vita più forte del dolore: Vito Calabrese racconta la storia di Paola Labriola a Fasano
La psichiatra è stata accoltellata nel 2013 da un paziente in cura nel Servizio di Igiene Mentale del quartiere 'Libertà' di Bari
FASANO – L'elaborazione del lutto è un lento processo che coinvolge la psiche, l'emotività e anche i sensi: ognuno risponde diversamente alla sofferenza scatenata da una perdita o dalla malattia. C'è chi, quel grave dolore, lo ha indagato e affrontato con una forza di spirito incredibile: è il caso di Vito Calabrese, psicologo e psicoterapeuta, che ha espresso la sua forza e ha elaborato l'afflizione scrivendo il libro “Portare la vita in salvo” (edizioni la meridiana), presentato ieri pomeriggio (giovedì 30 marzo) in un evento organizzato dall'Apsi (Associazione Psicologi) di Fasano al Laboratorio urbano nell'ambito della kermesse “Laboratorio in festa”.
Il 4 settembre 2013 Paola Labriola, psichiatra di 53 anni e moglie di Calabrese, fu uccisa da un paziente nel centro del Servizio di Igiene Mentale in cui lavorava, nel quartiere “Libertà” di Bari. La notizia destò molto scalpore e riaccese i riflettori su una tematica a lungo dibattuta: le condizioni (di non sufficiente sicurezza, evidentemente) in cui i dottori esercitavano la loro professione, soprattutto nel contatto con individui difficili. Al marito spettò il compito di informare i due figli del terribile accaduto, prima che il tam tam mediatico gli sputasse crudamente la notizia. Paola, uccisa a coltellate, e quindi fisicamente durante un turno di visita, era una donna in gamba e cercava di trarre sempre l'umanità dalle storie dei malati: «proprio questa, forse, è stata la sua colpa – ha detto Orazio Rubino, presidente dell'Apsi –, ossia mettersi in relazione con i pazienti per scrutarne a fondo i problemi, senza dover somministrare soltanto medicinali».
Calabrese ha raccontato la paura di “rimanere senza parole” che è seguita a quel fatto traumatico e la volontà taumaturgica di affidare alla scrittura il proprio sentire: per conservare la memoria di ciò che è stato e al contempo per liberarsi di un grosso macigno. L'autore, poliglotta ed estremamente appassionato alla lettura, ha nutrito la sua mente di libri a tema e ha intrapreso una battaglia che funga da faro anche per gli altri; parola d'ordine: resilienza. Un percorso che finisce per riporre ancora fiducia nel genere umano e accende un lume di speranza: perché se il perdono (cristianamente inteso) è impossibile, non farsi demonizzare dalla rabbia e dalla rivalsa è un passo divino.
di Redazione
31/03/2017 alle 01:36:30
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