SANITà DA CAPIRE
Emanuele Vinci: 'I Pta sono indispensabili ma non sufficienti'
Il presidente dell'Ordine dei medici della Provincia di Brindisi parla della nuova sanità e di come ormai stia cambiando
FASANO - Si parla molto, in queste ultime settimane, di assistenza sanitaria e soprattutto di come questa sarà fornita nei tre Presidi Territoriali d'assistenza che stanno per nascere con la riconversione degli ospedali di San Pietro Vernotico, Fasano e Mesagne. Un ruolo importante, a sentire esperti e burocrati, l'avranno naturalmente i medici e allora è giusto capire qual è il pensiero a proposito del presidente dell'Ordine dei Medici della Provincia di Brindisi Emanuele Vinci.
Dott. Vinci, come giudica il protocollo sottoscritto tra la Regione Puglia e i Comuni di Fasano, Mesagne e San Pietro Vernotico sui Presidi Territoriali d'assistenza?
«I PTA sono una premessa indispensabile ma non sufficiente. In particolare, su due aspetti, ed esattamente le risorse e la governance, essenziali per una nuova sanità si ripercorrono strade già rivelatesi non idonee o per lo meno insufficienti».
Secondo lei quali sarebbero le risorse necessarie?
«Si mettono come al solito risorse finanziarie per l'adeguamento strutturale, l'ennesimo oserei dire, ma le risorse indispensabili sono le risorse umane: medici, infermieri e altro personale sanitario e sociosanitario. Queste sono le risorse che erogano servizi e prestazioni e che sono state decimate e annullate col passare degli anni. Oggi molti servizi sono sostenuti da lavoro precario o, ancor più spesso, sono affidati a società private (assistenza domiciliare, assistenza sociosanitaria, riabilitazione e altro ancora) senza poi alcun controllo sugli esiti e sulla qualità dei servizi erogati. A questo aspetto, proprio delle "risorse umane", nel protocollo firmato tra la Regione e i Comuni non si fa alcun cenno».
Chi governerà tutto il sistema delle cure e della prevenzione nel territorio?
«L'accordo parla “dell'attuale dispersione dei servizi sul territorio a favore di un forte coordinamento all'interno di percorsi diagnostico terapeutici condivisi. Dal 1° aprile sarà dato mandato ai direttori di distretto di avviare tutti i percorsi previsti nei documenti”. Cioè si ripropone la strada della gestione burocratica e amministrativa. Invece i protagonisti della governance devono essere i medici e i pazienti per la gestione dei percorsi diagnostici e terapeutici. Ma, più in generale, deve essere la Comunità locale, a governare il Sistema delle cure e della prevenzione nel territorio, in forme nuove che ricucino la frattura tra popolazioni e Servizio Sanitario. Le Comunità locali ,nelle sue articolazioni istituzionali e sociali, dall'inizio del secolo scorso hanno costruito la sanità pubblica (medico condotto, ufficiale sanitario, medico scolastico, ostetrica condotta) e hanno attivato le prime strutture sanitarie e socio-sanitarie (ospedali, orfanotrofi e case per anziani) molto spesso con il sostegno economico del privato: le donazioni dei benefattori. Queste si sono completamente azzerate con il passare degli ultimi anni a testimoniare che ormai nelle Comunità prevale il senso di estraneità verso le strutture dell'Asl rispetto al precedente spirito di solidarietà».
In termini più specifici a chi va affidata la governance del sistema?
«E' sempre più indispensabile introdurre elementi di partecipazione e democrazia nel Sistema Sanitario al fine di salvaguardare la cura e la salute, come diritto universale democratico e costituzionale. A tal fine è urgente proporre e sperimentare nuove modalità gestionali, per esempio Fondazioni pubblico-private, oppure altre forme gestionali, che siano in grado sia di attirare risorse aggiuntive umane (volontariato) e finanziarie (donazioni ), sia di ricomporre la divaricazione tra Comunità locali e servizio sanitario, al fine di salvaguardare i principi di equità universalità e solidarietà del servizio sanitario pubblico».
di Redazione
27/03/2017 alle 05:45:21
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