ASPRA POLEMICA
Pasqualone e Zaccaria: 'Basta polemiche sul piano di riordino e sulla chiusura dell'ospedale di Fasano'
A scatenare il caos mediatico la morte di una 70enne, per cause tutte da chiarire, ritornata a casa dopo essere stata al pronto soccorso
FASANO - La vicenda della morte di una 70enne di Fasano, pare per motivi cardiaci, dopo che la stessa si era recata al pronto soccorso di Fasano ha suscitato reazioni e commenti che proprio non sono andati giù al direttore generale dell'Asl di Brindisi Giuseppe Pasqualone che, forse per la prima volta da quando è al comando dell'azienda sanitaria brindisina, ha preso una dura posizione nei confronti di chi, a suo dire, arriva a “strumentalizzare le tragedie per ottenere un vantaggio personale”. Da più parti, infatti, la storia della 70enne fasanese è stata collegata alla fase di attuazione del piano di riordino ospedaliero messo a punto dalla Regione, partita ufficialmente il 17 febbraio scorso con una delibera che sancisce l'avvio dei lavori. «Strumentalizzare il decesso di un utente per portare acqua al proprio mulino è davvero una bassezza con pochi eguali – ha tuonato Pasqualone - Non essendo mai esistito un reparto di cardiologia nell'ospedale di Fasano, i pazienti con patologia cardiaca, sospetta o accertata, che necessitano di ricovero sono sempre stati trasferiti con trasporto protetto in ambulanza medicalizzata presso altri ospedali e, quindi, l'evento non appare essere in correlazione diretta con la delibera adottata in attuazione del piano regionale di riordino. L'Asl, tuttavia, appena appresa la notizia, ha proceduto immediatamente all'apertura di un'indagine interna per verificare il rispetto di tutte le procedure di sicurezza da parte dei sanitari».
Caso chiuso? Non proprio, poiché il numero uno di via Napoli ha voluto mettere un punto forte su questa storia che, fermi restando il rispetto per il dolore dei famigliari della donna deceduta e tutte le verifiche del caso, si sta prestando, senza colpa alcuna dei diretti interessati, a speculazioni politiche ritenute di bassa lega, per non dire peggio. «Queste tre strutture (gli ospedali di Fasano, San Pietro Vernotico e Mesagne che saranno riconvertiti secondo le disposizioni del piano di riordino) sono gli ultimi baluardi di alcuni politici che lì hanno sempre fatto i propri interessi, che vorrebbero continuare in questo modo e che, pur di farlo, sono pronti a tutto». Secondo Pasqualone, il piano regionale si muove esattamente nella direzione opposta rispetto a quello che qualcuno vorrebbe far credere. «Il piano è stato concepito proprio per mettere in sicurezza quelle strutture che sicure non sono, sia per gli utenti che per gli operatori. La gente che arriva in questi presidi pensa di potersi curare ma, in realtà, non trova nulla: un ospedale che ha un reparto e mezzo non può chiamarsi tale. Questo non vale solo per Fasano ma anche per Mesagne e San Pietro Vernotico: sono ospedali, questi, che si sarebbero dovuti chiudere tempo fa, vista la loro pericolosità, e che ora, con le nuove disposizioni, potranno finalmente ritornare ad assolvere un servizio indirizzato al conseguimento del bene comune, non degli interessi particolari di qualcuno». Il riferimento del direttore generale è a una parte della politica locale, rea, secondo il manager, di aver imperniato la propria carriera nel mondo della gestione della cosa pubblica proprio all'interno della sanità e, in particolare, di questi presidi. «È finito il tempo in cui chiunque poteva farsi la campagna elettorale in corsia o quello in cui si pretende il posto di lavoro a 10 metri da casa. La domanda che tutti si dovrebbero porre di fronte a questa vicenda non l'ha fatta ancora nessuno: perché queste strutture sono ancora aperte se non riescono a garantire gli standard di sicurezza? La signora non sapeva che non poteva curarsi a Fasano poiché qualcuno le ha dato l'illusione che, invece, si poteva fare».
Come spesso accade, tutto è riconducibile alla politica: l'aria di elezioni imminenti o quasi, è innegabile, sta rimescolando le carte in tavola e questa confusione non giova al profondo mutamento che la sanità si trova ad affrontare. «Prendendo il caso di Fasano – riflette Pasqualone – non può passare inosservato il fatto che nella sua pianta organica ci siano sindaci, ex consiglieri regionali, consiglieri comunali. Ma non penso assolutamente che questo sia un problema solo di Fasano: anche a Ostuni, l'ex primario di cardiologia è un consigliere comunale. Il problema, comunque, non sono i politici dentro gli ospedali, anche se impediremo a chiunque di farsi la campagna elettorale tra i reparti: anche dall'esterno è possibile fomentare le folle, facendo perdere di vista l'obiettivo vero che è l'accesso omogeneo e uniforme alle cure per tutti i cittadini pugliesi e, di conseguenza, brindisini. Questa è la nostra stella polare. Il presidente della Regione, Michele Emiliano, non è impazzito: il piano di riordino riorganizzerà la sanità in modo più equo, con tanti sacrifici e con le risorse che lo Stato italiano ha al momento a disposizione. Questo significa che problemi e disagi ci saranno ancora ma gli sforzi per migliorare quello che c'è adesso non possono essere messi in discussione in maniera così volgare e di bassa lega». Uno dei nodi, ad esempio, è quello della realizzione dell'ospedale di Fasano-Monopoli che dovrebbe coprire il territorio a cavallo tra le due province. «Questi sono i temi che dovremmo affrontare: c'è bisogno di un presidio di primo livello in quella parte della regione e bisogna fare in fretta poiché quell'area è scoperta su tante specialità».
A unirsi al manager nell'indignazione c'è il primo cittadino di Fasano, Francesco Zaccaria, che ha affidato al suo profilo Facebook una riflessione amara sul livello, basso, toccato dalla politica in questa come in altre vicende. «È una domenica di festa ma penso al doppio dolore di una famiglia fasanese che, oltre a dover affrontare la perdita improvvisa di una persona cara, è anche costretta ad assistere all'insopportabile strumentalizzazione di questa disgrazia – scrive Zaccaria sul social network - In queste ore sto riflettendo sul livello di bassezza al quale è arrivata la polemica politica locale: non ho motivo per dubitare della parola del direttore dell'Asl brindisina, le cui accuse trovo gravissime». Per non lasciare nulla in sospeso, Zaccaria riprende le parole del Dg con le quali vengono chiamati in causa i presunti responsabili di quella che da una parte viene ritenuta una speculazione di infimo livello ma dall'altra viene percepita come un tentativo di difesa del diritto dei cittadini a curarsi. «Il direttore Pasqualone parla esplicitamente di “sindaci ed ex consiglieri regionali presenti nella pianta organica dell'Asl”, che a suo avviso sarebbero coinvolti in questo tentativo di usare la morte di povera gente come strumento di lotta politica. Trovo tutto questo semplicemente disgustoso: è più importante essere medici e fasanesi o politici sempre pronti alla prossima campagna elettorale? Dico basta una volta per tutte. Mettiamo da parte, almeno di fronte alle lacrime di chi ha perso un parente, il nostro piccolo tornaconto immediato e uniamoci tutti compatti verso gli obiettivi di rinascita di Fasano».
In buona sostanza, il sindaco si schiera al fianco del manager, formando un fronte comune contro una presunta deriva populistica che la vicenda del piano di riordino starebbe prenderendo. Da parte sua, il direttore generale incassa il sostegno del primo cittadino, rendendo onore a chi, in questi mesi così difficili per la sanità locale, si impegna perché i cambiamenti in atto vadano in porto, con la speranza che la macchina della sanità locale, esaurita la fase di transizione, torni a girare meglio di prima. «Non ho mai avuto alcun dubbio che una buona parte della politica fasanese sia dalla nostra parte – dichiara il direttore – Sono in tanti quelli che hanno sposato la nostra idea che si incarna in un progetto grandioso per le comunità di Fasano e dei comuni limitrofi che hanno più che mai bisogno di strutture all'altezza che permettano di mantenere livelli di assistenza e cura di alto livello e che garantiscano l'indispensabile sicurezza di utenti e operatori. Il resto è tuttologia e demagogia: bisogna che ognuno faccia il proprio lavoro e cerchi di farlo al meglio. Noi, il nostro, lo facciamo e, vista la complessità dei temi che trattiamo, non abbiamo bisogno di tuttologi».
Pasqualone, quindi, tira dritto per la sua strada, sapendo di non essere solo poiché c'è anche chi rema nel suo stesso verso. «Il territorio a cavallo tra le province di Brindisi e Bari ha un urgente bisogno di un ospedale che possa chiamarsi in questo modo: quello di Fasano, ora come ora, non può dirsi tale e, quindi, c'è bisogno di guardare al futuro e di concentrarsi sulla realizzazione del nuovo polo di Fasano-Monopoli. Anche in questo caso, la politica, negli scorsi anni, ha perso tempo: c'è bisogno di accelerare. Fortunatamente, la vicenda è seguita da vicino con passione e attenzione dal consigliere regionale Fabiano Amati, il cui impegno porterà sicuramente i frutti sperati».
La chiosa finale del Dg, però, è riservata ancora a chi, a suo dire, userebbe la sanità per scopi personali. «Sanità e politica, per loro natura, hanno la necessità di confrontarsi: in alcuni casi, come a Fasano, dopo qualche schermaglia risalente all'estate scorsa, si riesce a raggiungere un punto di equilibrio rappresentato da una sintesi condivisa, segno della volontà comune di perseguire obiettivi più alti; in altri casi, come le altre note vicende relative a Fasano ma anche a Ostuni, si fa solo sciacallaggio che non serve a nessuno. O meglio, forse, serve solo a chi lo fa».
di Redazione
27/02/2017 alle 06:50:07
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