PERSONAGGI
Nino Piccolo: un milanese conquistato da Fasano
L'architetto racconta in questa intervista perché ha scelto Speziale come 'luogo buono' in cui vivere e lavorare
Fotografia di Daniele Coricciati
FASANO - «Fasano è un posto straordinario»: queste parole di encomio appartengono a Nino Piccolo, 53enne architetto milanese che ha scelto Fasano, e precisamente la frazione di Speziale, come “luogo buono” in cui vivere e lavorare. In questa intervista racconta il suo forte legame con il nostro territorio, che reputa straordinario, appunto, perché «non ha nessuna punta di diamante, ma racchiude tutto quello che contraddistingue la regione Puglia: non ha il mare più bello ma lo ha; non è una città d'arte ma ha un centro storico bellissimo; ha le potenzialità per produrre i migliori vini, se pensiamo alla zona del Canale di Pirro; ha la campagna più bella perché la piana degli ulivi monumentali è un unico al mondo, una cerniera che unisce il mare all'entroterra e alla collina, spingendo le sue propaggini verso la Valle d'Itria; ha una collocazione logistica perfetta perché sta in mezzo ai due aeroporti; è a un'ora di macchina da Bari, Lecce e Taranto, dove si può trovare un intenso fermento culturale; ha una bella gente – aggiunge infine – ».
Da Milano a Speziale: come sei arrivato a investire nella piccola frazione fasanese?
«Ho uno studio a Milano e mi occupo di progettazione di case, di esercizi commerciali e di uffici; ho lavorato molto sia in Italia che all'estero. Ho sempre frequentato la Puglia, sia per relazioni personali che per lavoro. Nel 2010, con la mia nuova compagna, dopo due estati passate in alcuni trulli tra Ceglie Messapica e Martina Franca, abbiamo cominciato a guardarci attorno perché ci trovavamo molto bene qui. Fino a quando siamo arrivati, quasi per caso, nelle campagne di Speziale, dove era in vendita una minuscola torre di 32 mq. Non ci abbiamo pensato molto, il posto ci piaceva così tanto che abbiamo deciso di comprare, pur non sapendo che cosa avremmo potuto farci…».
E poi avete anche rilevato Masseria Ottava Piccola, trasformandola in Ottava Bianca…
«Poco dopo l'acquisto, mi sono accorto che nelle vicinanze c'era un luogo della mia memoria che avevo in qualche modo dimenticato: ovvero quella che chiamavano Masseria “Ottava Piccola” e che io frequentavo tanti anni fa, quando il gestore era un signore triestino, molto amico di un mio caro amico di Milano. Il recupero della memoria ha sicuramente rappresentato un motivo più. In realtà, con il nome “Ottava Piccola” si designava un complesso di edifici, la cui proprietà ad un certo punto è stata divisa: la parte più grande ha assunto il nome di Oasi di San Giovanni Battista, mentre l'altra si è tenuta in modo improprio il nome Ottava Piccola. A noi è sembrata un'operazione corretta quella di ridare un po' di verità alla storia, pertanto, abbiamo voluto lasciare il riferimento toponomastico ma ci abbiamo aggiunto “Bianca”, attributo che evoca fortemente la Puglia, anche se è un posto dai mille colori, dal viola delle melanzane, all'argento delle foglie di ulivo, al rosso dei papaveri; la Puglia è una regione che muta i propri colori al variare delle stagioni, e questo è favoloso!».
Avete intenzione di aprirci un resort o un bed & breakfast?
«Noi non faremo gli albergatori, perché non lo siamo. Ottava Bianca sarà principalmente casa nostra con alcune stanze in cui ospiteremo persone che avranno voglia di condividere del tempo con noi. Il tipo di servizio che offriremo sarà “ospitalità a casa” con una tavola da pranzo comune e un grande tavolo, degli spazi privati e il frantoio che dovrà diventare un luogo dove svolgere attività di promozione culturale dell'eccellenza locale. Ci auguriamo di essere capaci di promuovere attività legate alla produzione dell'olio extra vergine d'oliva, che noi comunque produciamo. Ma non solo. Mi piacerebbe che un giorno questo diventasse il luogo in cui si incontrano i produttori mondiali di olio extravergine d'oliva, perché la difesa di un prodotto locale passa anche attraverso la sua capacità di sapersi relazionare con il resto del mondo, e inoltre l'incontro con altre culture arricchisce sempre. Ci saranno concerti privati aperti agli amici. Insomma, sarà un altro luogo buono in cui stare e dove condividere bei momenti. Noi vogliamo essere qualcosa di diverso e siamo aperti alle progettualità che ci verranno proposte. Ci piace che casa nostra sia un posto aperto agli amici di Fasano e a quelli che ci vengono a trovare da fuori, che poi sono diventati anche il mio motivo di lavoro qui».
Parliamo della tua attività lavorativa a Fasano.
«Tutti i nostri ospiti, sia italiani che stranieri, si sono innamorati di questo posto e tanti di loro hanno espresso il desiderio di comprare qui, per avere il loro “luogo buono”. Vi faccio un esempio per mostrarvi la forza e la potenzialità del posto: due persone di Parigi, che non erano mai state in Puglia, hanno visto nel mio studio a Milano le foto delle case e dei contesti di cui mi stavo occupando - per la maggior parte ristrutturazioni di case di campagna o nuove costruzioni in tutta la Valle d'Itria - e se ne sono innamorati. Sono venuti in Puglia per la prima volta per vedere il posto che gli avevo trovato e immediatamente hanno deciso di acquistarlo. Ad amici e clienti io suggerisco sempre di comprare a Fasano. Tra l'altro, qui a Speziale ho aperto un piccolo studio in via Lecce, mentre la scorsa estate, con la mia compagna (Laura Pogliani, interior e textile designer, ndr) ho dato vita all'Atelier di Progettazione “Spezyale” a Cisternino, che è un ponte con la Valle d'Itria. Ci occupiamo di architettura, disegno di interni, paesaggismo e complementi tessili, realizzando progetti su misura. Non escludo che potremmo creare qualcosa di simile anche a Fasano in futuro».
Ti senti ormai un “cittadino di Speziale”?
«Certamente! E ho sviluppato una fitta rete di relazioni, amicizie importanti e belle frequentazioni. Sin da subito ci siamo sentiti veramente accolti, mai quelli che “arrivavano da fuori”. Inoltre, collaboro con tante professionalità locali, architetti e geometri, ho assunto personale del posto; il mio agronomo è Cosimo Damiano Guarini, un ragazzo con cui stiamo immaginando tanti progetti, e poi ricerchiamo sempre aziende locali che abbiano voglia di mettersi in gioco, di accogliere la sfida per fare nuove cose. Vi racconto un aneddoto: lo scorso anno, a Parigi, ho incontrato un londinese impiegato nel settore del lusso, a contatto quotidiano con molte celebrity, che mi ha riferito: “Non vedo l'ora di tornare a Savelletri!”. Ecco questo mi ha riempito di gioia e orgoglio».
Cosa si potrebbe fare per sfruttare al meglio le straordinarie potenzialità di un posto come Fasano?
«In realtà, Fasano è stata baciata anche da altre fortune, come la decisione di imprenditori lungimiranti di offrire proposte di alto livello. Se si vuole salvaguardare un posto si deve fare in modo che vi arrivi gente che, soldi o non soldi, abbia gli strumenti culturali per poter comprendere le sue potenzialità. Oggi il lusso è l'unicità dell'esperienza, per esempio avere una bella casa circondata da ulivi monumentali. Fasano purtroppo vive un ritardo, perché comuni limitrofi hanno saputo cogliere prima le sollecitazioni, pensiamo a cosa erano anni fa Locorotondo, Cisternino, Polignano….Questi paesi sono stati molto più attenti. A onore del vero, però, il centro storico di Fasano è il più straordinario in zona, perché è in pianura, comodo e grande, e poi ha Piazza Ciaia e Piazza Mercato Vecchio, i Portici delle Teresiane, i corsi bellissimi con tutti i loro palazzi. Proviamo a immaginare cosa potrebbe essere il centro di Fasano se fosse chiuso al traffico. Basterebbe creare un sistema di mobilità alternativa, apportare pochi interventi, e non parlo di arredo urbano che rende il mondo tutto uguale, valorizzare le attività commerciali. Fasano è il luogo che ha un heritage di capacità artigianale altissima, da quella agricola a quella manifatturiera, per cui tutto va raccontato e promosso. Condivido l'opera di valorizzazione che sta portando avanti la nuova giunta. Conosco alcuni dei suoi membri, che reputo persone belle e in gamba, che hanno idee e nuove prospettive. Mi rendo conto delle difficoltà che si possono trovare, ma credo che la cosa fondamentale per un qualsiasi comune sia avere una macchina amministrativa che funzioni, perché qualunque progetto che arrivi dalla politica o che la politica voglia mutuare dall'imprenditoria privata, se non supportato da un apparato amministrativo che lavora per il comune, fa fatica a marciare. Sono molto ottimista sul fatto che, nel volgere di un tempo corretto, queste persone saranno in grado di rendere Fasano un bel posto dove stare, dove lavorare, e che sia capace di valorizzare se stesso perché se lo merita. Secondo me valorizzare un territorio e salvaguardarne le tradizioni e la storia vuol dire saperlo mettere in relazione con tutto il resto del mondo. La chiusura porta alla morte dei luoghi: l'apertura, il saper dialogare e accogliere quello che arriva da fuori rende un territorio vivo e automaticamente lo salvaguarda».
(Intervista pubblicata sul N.12 di Osservatorio, anno XXXi, dicembre 2016)
di Angelica Sicilia
25/01/2017 alle 01:41:40
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