QUESTIONE DA RISOLVERE
L'olio tunisino minaccia quello italiano: La7 si collega con Montalbano di Fasano
Le telecamere de 'L'aria che tira' si sono recate a Masseria Mozzone per ascoltare le proteste degli olivicoltori pugliesi
FASANO - Si alza anche da Fasano il coro di protesta circa la decisione di permettere che il mercato italiano venga invaso dall'olio tunisino. Ieri (lunedì 14 marzo) la trasmissione di La7 "L'aria che tira" ha effettuato un collegamento diretto con Masseria Mozzone, a Montalbano, dove sono stati intervistati alcuni olivicoltori locali inviperiti da questa vicenda.
"Il ministero dell'agricoltura, delle risorse idriche e della pesca della Tunisia - spiega la fasanese Floriana Fanizza - ha previsto a novembre 2015 per la nuova stagione un brusco calo della produzione di olio d'oliva che sarebbe arrivato fino al 60%. In una dichiarazione, il ministero specifica che la produzione sarà di circa 150.000 tonnellate contro le 340.000 tonnellate della passata stagione. Il ministero ha anche annunciato che 988 frantoi (con il sistema continuo) sono attualmente in produzione con una capacità totale stimata di 30.000 tonnellate al giorno, contro 1.150 frantoi nello stesso periodo della scorsa stagione. I prezzi delle olive presentano un incremento rispetto alla stagione precedente. Durante l'ultima settimana di dicembre 2015, le medie massimali e minimali hanno oscillato tra gli 0,850 e gli 1,35 dinari per kg, contro 0,730 e 1,130 dinari durante la scorsa stagione. Per cui il gesto di solidarietà dell'Europa appare ancor più incomprensibile".
“Faremo le staffette dal porto di Monopoli dove arrivano le navi cisterna per ‘scoprire' dove va a finire l'olio importato. Nessuno si lamenti, poi, perché svolgiamo di nuovo il ruolo di sentinelle del ‘made in Italy', in continuo contatto e collaborazione con gli organismi di controllo e chiediamo che vengano intensificati i controlli perché il settore olivicolo, divenuto merce di scambio, non può essere sottoposto ad un rischio così alto di frodi. Il via libera dell'Europarlamento per l'accesso temporaneo supplementare sul mercato europeo di olio d'oliva tunisino a dazio zero, oltre a non aiutare in alcun modo la Tunisia, si ripercuoterà negativamente sulla Puglia, primo produttore italiano di extravergine. Il mercato sarà inondato da 35mila tonnellate extra per il 2016 e altrettante nel 2017, oltre alle 56.700 attuali, che porta il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l'import in Italia dal Paese africano. L'importazione riguarderebbe, tra l'altro, tutti i tipi di olio di oliva tunisino per cui non devono essere rispettati i requisiti ambientali e fitosanitari rigidi cui i prodotti europei devono attenersi, immettendo sul mercato italiano prodotto di discutibile qualità e sicurezza alimentare, oltre a creare una evidente quanto sleale concorrenza”. E' il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, ad annunciare la mobilitazione degli olivicoltori pugliesi e a chiedere con forza di dare completa applicazione alle norme già varate con la legge salva olio, la n. 9 del 2013 e di accelerare il percorso del disegno di legge che reca le “nuove norme in materia di reati agroalimentari” elaborato dalla commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, magistrato e presidente del comitato scientifico dell'osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare.
Sul fronte controlli la Regione Puglia nel bilancio 2016, approvando un emendamento del presidente della IV Commissione Pentassuglia, ha destinato un fondo di 500.000 euro a favore delle Forze dell'Ordine al fine di garantire controlli e contrastare frodi al sistema alimentare, con particolare attenzione alle materie prime non regionali che sono introdotte nel ciclo di lavorazione dei prodotti pugliesi. “Di fronte al moltiplicarsi di frodi per olio di bassa qualità venduto come extravergine o olio straniero spacciato per italiano – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – bisogna stringere le maglie della legislazione per difendere un prodotto simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea e togliere il segreto sulle importazioni di materie prime alimentari dall'estero perché sapere chi sono gli importatori e quali alimenti importano rappresenta un elemento di trasparenza e indubbio vantaggio per i consumatori e per la tutela del ‘made in Italy' agroalimentare. Il flusso ininterrotto di prodotti agricoli che ogni giorno dall'estero attraversano le frontiere serve a riempiere barattoli, scatole e bottiglie da vendere sul mercato come Made in Italy”.
E' una operazione di trasparenza che va fatta, considerato che a livello mondiale si registra un aumento costante del consumo di olio di oliva che ha fatto un balzo del 50 per cento negli ultimi 20 anni, mentre nel corso dell'ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate.
di Redazione
15/03/2016 alle 06:11:09
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