NOTA POLEMICA
Segreteria regionale Uil: 'Nuovi ospedali di Taranto e Fasano-Monopoli? Pronti tra dieci anni'
Per Aldo Pugliese considerare i nascenti nosocomi già strutture disponibili è sbagliato e si contesta l'eventuale chiusura di plessi ospedalieri
FASANO - “Purtroppo, lo studio ‘Crea sanità' ha scoperto l'acqua calda e conferma quanto già rilevato da altri studi di settore. Tra l'altro, per capire che il sistema sanitario regionale fosse in una delle fasi più basse, a livello qualitativo, della propria storia, non c'era bisogno di consultare addetti ai lavori, ma sarebbe bastato interpellare i pazienti costretti a liste d'attesa bibliche o a rivolgersi fuori dai confini pugliesi per godere di un trattamento sanitario degno di tal nome”. Aldo Pugliese, segretario generale della Uil di Puglia e di Bari-Bat, commenta così i risultati dello studio condotto dall'Università di Tor Vergata, che colloca la Puglia al penultimo posto nazionale per performance sanitaria.
“La Puglia è in coda alla classifica delle regioni del Mezzogiorno, già di per sé distanti anni luce da quelle settentrionali – rincara la dose Pugliese – il che significa che la forbice tra il Nord e la nostra regione è abissale. Del resto, non è una novità che a fronte di una spesa sanitaria sconsiderata, il servizio offerto sia scadente e inadeguato, anche in considerazione delle tante emergenze sanitarie e ambientali che affliggono il territorio. La Regione dice bene quando afferma che la mobilità sanitaria passiva è fuori controllo e rappresenta un costo esagerato per le casse regionali, ma per frenare l'emorragia che si fa? Certo, il taglio di tanti ospedali o la costruzione di due nosocomi nuovi nel mezzo del nulla non sono soluzioni plausibili, così come non sarà risolutivo un coordinamento tra le regioni meridionali, che al massimo si rivelerà un tavolo utile a prendere ulteriore coscienza di un problema sotto gli occhi di tutti i pugliesi da decenni. Lo diciamo da tempo e lo ripeteremo fino allo sfinimento: occorre razionalizzare la spesa e innalzare la soglia qualitativa del servizio”.
Secondo Pugliese, l'unica strada percorribile è quella dei “distretti socio-sanitari, che permetterebbero di rivalutare anche tante strutture in disuso, rendendole utili alle reali esigenze del territorio, riducendo così sensibilmente sia le liste d'attesa che il ricorso ai ricoveri, che rappresentano un costo non sostenibile, a questi livelli, per la Regione Puglia, che già deve far fronte a un debito importante, pari a circa 124 milioni. L'ipotesi di chiudere 26 ospedali non ci trova né ci troverà d'accordo. Inoltre, contare tra le strutture disponibili, nell'ambito del piano ospedaliero regionale, gli ospedali San Cataldo di Taranto – nato, ricordiamolo, dalle ceneri del clamoroso fallimento dell'operazione San Raffaele – e di Monopoli-Fasano è un errore grossolano: allo stato attuale delle cose, pensare che potrebbero entrare in funzione tra dieci anni sarebbe già da inguaribili ottimisti”.
Infine, c'è la questione personale. “La normativa europea sulle turnazioni ha messo in ginocchio le Asl – chiosa il Segretario della Uil – che però sono arrivate in enorme ritardo ad affrontare il problema. Il tempo per recuperare c'è, anzi ci sarebbe, ma l'impressione è che manchino risorse, sia finanziarie che umane, per far fronte all'emergenza”.
di Redazione
16/01/2016 alle 06:18:44
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