ARGOMENTO SCOTTANTE
No alle trivellazioni dell'Adriatico: grido di protesta a Savelletri
Il comitato 'Stop Trivelle Fasano' ha organizzato un incontro informativo sull'attacco al nostro mare
FASANO – Spiegare ai cittadini cosa sono le trivellazioni e quali rischi comportano per l'ambiente è un compito difficile: in televisione non se ne parla, pochi giornali approfondiscono l'argomento e l'unica controinformazione seria è fatta per strada da persone che si documentano perché hanno a cuore il bene del paese. Negli ultimi mesi, il Movimento 5 Stelle e i comitati sorti per scongiurare questa nuova violenza al paesaggio si sono mobilitati sulle spiagge, nei centri storici, sui lungomare, per ribadire il loro secco “no” alle ricerche petrolifere nell'Adriatico, nello Ionio e nel Mediterraneo tutto; sta di fatto che il decreto “Sblocca Italia” emanato dal governo Renzi (artt. 35, 36, 37, 38 e 38 bis) consente la semplificazione burocratica e l'accelerazione di qualunque tipo di attività produttiva, tra cui anche le trivellazioni, per consentire alle grandi aziende dell'oro nero di bombardare il sottosuolo marino alla ricerca di gas e idrocarburi da esportare per i propri profitti.
Numerose sono state le manifestazioni a Fasano nate in opposizione alla decisione emessa dall'alto: anzitutto l'ex sindaco Lello Di Bari ha partecipato all'assemblea di intervento dei Comuni pugliesi; e poi alcuni ragazzi hanno fondato il gruppo cittadino “Stop trivelle”, alzando il grido di protesta in piazza Ciaia, a Torre Canne e ieri pomeriggio (domenica 6 settembre) a Savelletri, in sinergia con l'omonimo comitato barese. I giovani, mostrando gli atti ministeriali ufficiali, hanno spiegato i danni che la tecnica dell' “air gun” causa nel delicato ecosistema marino e terrestre: per accertarsi della presenza di petrolio nel sottosuolo, infatti, vengono fatti esplodere cumuli di aria compressa che, attraverso un complicato sistema di rifrazione delle onde, rivelano la quantità di idrocarburi custoditi nell'area. L'attacco umano diventa per i pesci e per gli altri esseri sinonimo di morte: in prossimità del bombardamento non c'è scampo per gli abitanti del mare, mentre le specie viventi nei luoghi circostanti perdono l'udito, la capacità di orientamento e il desiderio di accoppiarsi per riprodursi.
Oltre a generare distruzione nel mare, i prodotti chimici utilizzati durante trivellazione ed estrazione provocano un inquinamento esagerato, oltre a un impatto visivo che deturpa la bellezza naturale del territorio: ogni ricchezza della nostra costa che può essere valorizzata a fini turistici diverrebbe così il benessere di pochi imprenditori scelti che, dopo aver consumato le risorse ambientali, lasceranno alle prossime generazioni uno scenario sporco, povero, di cui non si potrà più godere nemmeno dal punto di vista economico visto che gli introiti petroliferi sono destinati alle sole aziende. L'unico modo di impedire uno scempio di tale portata è quello di protestare, informare i propri vicini dei rischi che si corrono, opporsi alle imposizioni di uno Stato sempre più lontano dai bisogni dei cittadini. Il 18 settembre, a Bari, nella Fiera del Levante, si terrà una grande manifestazione contro le trivellazioni nel nostro mare: il tempo stringe, e se a fine mese il governo non tornerà sui propri passi saremo costretti a osservare in silenzio le piattaforme della morte installate di fronte a Savelletri e Torre Canne.
di Antonella Argento
07/09/2015 alle 06:55:35
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