AULA DI TRIBUNALE
Processo d'appello per Lello Di Bari e Fabiano Amati: arringhe dei difensori e la sentenza è rinviata
Scongiurato per i due esponenti politici un nuovo lungo rinvio: si dovrà invece attendere che relazioni l'ultimo dei legali difensori
FASANO - E' cominciato nel pomeriggio di oggi (mercoledì 14 gennaio), davanti alla Seconda Sezione di Lecce, il processo d'appello a carico del consigliere regionale Fabiano Amati e del sindaco di Fasano Lello Di Bari, condannati in primo grado il 13 febbraio del 2014 per la vicenda legata alla variante urbanistica del centro storico di Fasano. L'udienza odierna doveva tenersi il 12 dicembre scorso ma era venuta fuori un'incompatibilità di una delle relatrici al processo. Il dibattimento, dopo la relazione del nuovo pubblico ministero, il sostituto procuratore Ferruccio De Salvatore (il quale non ha chiesto perizie scongiurando l'ipotesi di un nuovo, ulteriore rinvio del processo ma che ha chiesto la conferma delle pene inferte in primo grado), è proseguito con le arringhe degli avvocati difensori Dino Musa (per Lello Di Bari) e Massimo Manfreda (uno dei legali di Fabiano Amati). La Corte ha poi deciso, su proposta dell'avvocato Manfreda, di aggiornarsi al 21 gennaio per ascoltare l'altro difensore di Amati, l'avvocato Ernesto Sticchi Damiani. In questa data potrebbe anche essere emessa la sentenza.
Fabiano Amati e Lello Di Bari furono condannati come detto, il 13 febbraio del 2014, in merito alla revisione e approvazione del piano di recupero del centro storico di Fasano. In primo grado Amati era stato condannato ad un anno e otto mesi mentre Di Bari a otto mesi. Fu il gup Maurizio Saso ad emettere la condanna in primo grado. I fatti risalgono al 2009 quando Amati, allora consigliere comunale di opposizione, fu delegato da Di Bari a seguire l'iter di definitiva approvazione dello strumento urbanistico che doveva disciplinare gli interventi edilizi nel centro storico della città. Secondo il primo cittadino, avendo Amati svolto nell'Amministrazione precedente, quella guidata da Donato De Carolis, l'incarico di assessore all'Urbanistica, era la persona migliore per redigere uno strumento di tale importanza. Cosa che l'ex assessore regionale alle Opere pubbliche fece nonostante le tante polemiche di natura politica che un incarico simile scatenò in città. La vicenda poi finì anche nella aule dei tribunali amministrativi per una presunta incompatibilità di Amati che non avrebbe potuto occuparsi del Piano di recupero del centro storico in quanto nell'area che lo strumento indica come centro storico lui e i suoi familiari hanno una serie di interessi.
Per questo, nella primavera del 2009, ci furono, come detto, due ricorsi al Tar di Lecce: uno presentato da Saverio Potenza, ed uno da Maria Rosiello, Francesco e Vincenzo Saponaro. I due atti avevano un comune denominatore: puntavano il dito contro il consigliere Amati. Ma i giudici amministrativi respinsero le due istanze in quanto non hanno ritenuto il piano di recupero “non viziato da alcuna irregolarità, senza violazioni di legge e dei principi di materia di pianificazione urbanistica”.
di Redazione
14/01/2015 alle 16:03:40
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