BRUTTA VICENDA
Ammanco alle casse comunali di Fasano: il caso in mano alla Procura
Il silenzio calato nelle ultime settimane è stato dettato dall'avvio degli interrogatori anche di personale operante a Palazzo di Città
FASANO - Non è caduta nel dimenticatoio. La vicenda riguardante il pesante ammanco nelle casse del Comune di Fasano, presunta opera di una dipendente comunale, non è ancora conclusa. Infatti vanno avanti, e anche celermente, le indagini da parte della Procura della Repubblica. Il fascicolo è stato affidato dal capo dell'ufficio inquirente al sostituto procuratore della Repubblica Marco D'Agostino, magistrato che si occupa specificatamente di reati contro la pubblica amministrazione. Quest'ultimo, come primo atto, ha delegato ai Carabinieri della Compagnia di Fasano i primi accertamenti. I militari dell'Arma, oltre tutto, furono i primi a ricevere l'esposto da parte del sindaco facente funzioni Gianleo Moncalvo che denunciava un ammanco (stimato sui 330mila euro) nelle casse dell'Economato, "buco" segnalato dai Revisori dei Conti comunali.
Appena ricevuta la delega dal sostituto procuratore i Carabinieri hanno già cominciato il loro lavoro su cui, naturalmente, vige il più stretto riserbo. Di certo si sono recati a Palazzo di Città più volte e in una di queste visite hanno interrogato per ore, come persona informata sui fatti, la dirigente del settore risorse Marisa Ruggiero. Hanno poi chiesto al segretario generale Pasquale Greco di fotocopiare nuovamente tutta la documentazione già presentata per reiviarla a Brindisi.
L'inizio della vicenda risale all'inizio dell'estate scorsa. Ad accorgersi che i conti dell'ente non quadravano sono stati, come detto, i revisori dei conti, che hanno subito messo al corrente della cosa il segretario generale, i dirigenti e gli amministratori. Immediatamente è scattato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica per il tramite dei carabinieri. Dall'analisi delle contabilità dell'Economato di Palazzo di città è venuto fuori che dalle casse comunali sono usciti, attraverso il meccanismo delle fatture pagate due volte, oltre 350mila euro. Il lavoro di ricognizione si è rivelato, lo hanno sperimentato sulla propria pelle dirigente, funzionari e impiegati a cui è toccato spulciare gli ultimi cinque anni di contabilità dell'Economato comunale, particolarmente complesso. Si è trattato di mettere a raffronto due contabilità, quella dell'Economato e quella della Ragioneria comunale, per individuare le fatture che sono state pagate due volte. Il meccanismo truffaldino era più o meno sempre lo stesso: il pagamento al fornitore avveniva attraverso la banca che svolge il servizio di tesoreria per conto del Comune, il pagamento “cabriolet” avveniva per cassa in un momento successivo e i soldi finivano nelle tasche dell'impiegato infedele.
Nei mesi successivi è scattato, senza preavviso e con effetto immediato, anche il licenziamento dell'impiegata sospettata dell'ammanco.
di Redazione
20/12/2014 alle 06:46:53
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