DA OSSERVATORIO - GIUGNO 1995
Domenico Mileto in carica nel 1981
I ritratti dei sindaci di Fasano a cura di Secondo Adamo Nardelli pubblicati su Osservatorio e successivamente nel libro "Medaglioni fasanesi"
Domenico Mileto
FASANO - Le dimissioni dell'avvocato Orazio Ferrara, lungi dal favorire le operazioni di “imbarco” dei comunisti nella navicella governativa locale, avevano complicato la situazione all'interno dello Scudo Crociato, dove si erano moltiplicati gli aspiranti alla guida della nuova amministrazione. Si aprì pertanto un'ulteriore fase di attesa che i politici, eufemisticamente, chiamano “pausa di riflessione”, rendendo necessario il ricorso a un governo balneare. Anche perché i fasanesi, per costume inveterato, nei primi giorni di luglio, degustata l'ultima ciliegia e goduta la “festa della Madonna”, se ne “salgono” ai colli o se ne ”scendono” a mare, rimandando ogni altro problema alla “scesa dalle vigne”, cioè al mese di ottobre. Si può ben dire che l'elezione alla carica di sindaco di Domenico Mileto, avvenuta agli albori del 1° luglio del 1981, fu un vero trionfo: non si sa se a causa della stanchezza dei consiglieri presenti, affaticati dalla lunga seduta iniziata il giorno precedente; o del loro istinto di conservazione dinanzi allo spettro dello scioglimento anticipato del consiglio; oppure della bravura del battagliero e popolare socialista, che incassò, su 36 consiglieri presenti, ben 33 voti favorevoli e 3 schede bianche: record di tutti i tempi.
Nella stessa seduta furono esortati i componenti della giunta in carica, con sindaco Ferrara, a formalizzare le proprie dimissioni, che non erano state date e non erano iscritte all'ordine del giorno. Sospesa la seduta consiliare, Domenico Mileto come assessore anziano convocò verbalmente la giunta comunale e, con una procedura attinta a non si sa quale alta fonte giuridica, fece prendere atto agli assessori delle proprie dimissioni. Alla ripresa dei lavori assembleari, sulla comunicazione dell'avvenuta presa d'atto delle dimissioni degli assessori rese dai singoli componenti alla giunta municipale, si aprì il dibattito che si concluse con l'elezione del primo cittadino. La nomina degli assessori, invece, avvenne un mese dopo, il 31 luglio successivo, quando il consiglio votò una giunta tutta democristiana con assessori effettivi Renato Sabatelli, Domenico Guarini, Leonardo Fedele, Paolo Pace, Pasquale Carrieri e Giovanni Quaranta, e supplenti Stefano Convertini e Giuseppe Martellotta junior. Le attese delle sinistre furono così deluse, e l'intera operazione politica si caratterizzò nella sola paura dello scioglimento del consiglio comunale. D'altronde, la nomina del nuovo esecutivo non fu facile.
Infatti, nel periodo intercorso tra l'elezione del sindaco e la riunione del consiglio, gli incontri fra i partiti del cosiddetto “arco costituzionale” non avevano sortito alcun esito definitivo, per cui tutto era stato rinviato alla seduta di fine luglio. Il consigliere Giovanni Narracci, con la consueta eleganza di linguaggio, nel suo intervento definì quel mese di luglio come «uno dei momenti più intensi e vivi della nostra esperienza politica, in quanto, dopo anni di incomprensioni e polemiche, i partiti democratici si ritrovano insieme gustando la gioia del dialogo con quella tensione ideale di esprimere quanto di meglio abbiamo e metterlo al servizio del paese». Ricordò ancora che la Dc, consentendo l'elezione di Domenico Mileto, «aveva permesso l'approvazione del bilancio di previsione», evitando così lo scioglimento del consiglio comunale (e questa – ci pare – fu la vera ragione che diede luogo alla soluzione pasticciata). Anche gli altri leaders politici si espressero positivamente e trionfalmente per una soluzione della crisi che avrebbe visto tutti coinvolti in un accordo di “solidarietà”. Pur tuttavia, al momento del dunque, non mancarono i ripensamenti: la Dc dichiarò che l'elezione di Mileto aveva una funzione precisa e limitata, e non prospettava un futuro non guidato da un proprio rappresentante. Ciò determinò l'irrigidimento dei socialisti, che preannunciarono la non partecipazione al voto senza accordi politici conclusivi. Il Pci si defilò dalle trattative e dichiarò che avrebbe votato a favore dei propri rappresentanti, mentre Pri e Msi decisero l'astensione.
Il nuovo esecutivo, composto da soli rappresentanti democristiani, fu dunque votato. Ma la Sezione di controllo di Brindisi il 10 agosto 1981 annullò la relativa deliberazione, salvo nella parte relativa alla nomina dell'assessore effettivo Sabatelli e dei due assessori supplenti. Infatti, solo questi tre avevano ottenuto il quorum necessario di 19 voti, mentre tutti gli altri ne avevano racimolati solo 18. Il consiglio tornò a riunirsi l'8 ottobre per l'elezione dei 5 assessori effettivi, ma le incomprensioni tra le parti continuarono ad accentuarsi, sicché il 16 ottobre si dimisero anche i 3 assessori la cui elezione era valida e si concluse così il sogno di una notte di mezza estate di Mileto. In quei 100 giorni “caldi” non solo per la canicola, vennero tuttavia adottati alcuni importanti provvedimenti: stipula dei mutui per finanziare i lavori di costruzione della rete idrico-fognante nelle frazioni, per la realizzazione delle strade comunali Mandorlamara, Forcatella e Procaccia, per la ristrutturazione e miglioramento della strada comunale Giardinelli e per il completamento dell'edificio destinato a scuola elementare di Savelletri. Venne inoltre affidato l'incarico per redarre il progetto di ristrutturazione delle opere portuali in Savelletri e per ampliare la sede della delegazione municipale a Montalbano, nonché per la ristrutturazione del Palazzo Baliale da adibire a sede della Biblioteca Comunale. Non mancò il sindaco Mileto, novello Vespasiano, di andare incontro ai bisogni più elementari dei cittadini, costruendo gabinetti di decenza a Selva e a Savelletri e ripristinando quello di Laureto. Si prodigò attivamente, in collaborazione con il locale Moto Club, per ripristinare la prestigiosa gara motociclistica Fasano-Selva, che esercitava un grande richiamo turistico. Va detto che la sua attività si svolse nel periodo estivo, quando la struttura organizzativa del Comune s'impoverisce del 60% del personale, che fruisce delle ferie.
Ma chi è veramente Domenico Mileto? È assolutamente sconosciuto con questo nome dai popolani che lo hanno sempre sorretto elettoralmente nell'attività politica e lo identificano, invece, appellandolo affettuosamente Mimì Pizzarìdde. Nasce a Fasano il 20 settembre del 1932 e fin dai primi passi si dimostra estremamente vivace, molto intelligente e intraprendente. È quello che si dice un bambino “precoce”. Lascia la scuola dopo il 2° ginnasio e diviene ragazzo di bottega in officine meccaniche per cicli, motocicli e auto. A 16 anni si mette in proprio e consacra giuridicamente la sua precocità costringendo i genitori ad emanciparlo, quando la maggiore età era fissata al 21° anno. Sicché l'inquieto giovanotto stava alla pari con gli anziani quando ancora, come si suol dire, “puzzava di latte”. La passione per i motori incoraggiò la sua predisposizione sportiva come centauro. Si cimentò in gare nazionali e internazionali di motociclismo, partecipando per ben due volte alla “Milano-Taranto”. Nel 1958 si “tuffò” con ragguardevoli risultati economici nell'attività estrattiva, iniziando dalle cave marmifere di Gianecchia, in società con alcuni parenti d'oltre oceano. Nel 1962 inaugurò lo stabilimento per la lavorazione dei marmi a Savelletri, e successivamente uscì da quella gestione per costruirne un altro, la “Marmipuglia”, in Fasano, nel 1966.
Sposato, padre di 8 figli, 4 maschi e 4 femmine, nonno di 10 nipoti: quando si riunisce la famiglia per il pranzo domenicale, aggiunti nuore e generi, sono in 24 a sedere alla stessa tavola. Sul soprannome, però, ci dev'essere un terribile equivoco. Tutti sono convinti che il Nostro sia afflitto da una ridotta dimensione del muscolo pendulo, ad eccezione, dicono, delle signore che hanno avuto la possibilità di verificare. D'altronde Pizzarìdde non può riferirsi a tale organo per la volgarità del termine vezzeggiativo, in quanto è notorio che le mamme invogliano il bambino a fare pipì parlando di passariddüzze oppure di cicì, riferendosi all'uccellino e al suo cinguettìo, oppure dicendo “pipiuddo” con riferimento ai pulcini. Si racconta che, di recente, in occasione dell'intervento chirurgico all'ernia subìto dal Nostro, quando, già anestetizzato nella sala operatoria, gli tolsero lo slip, vi fu un momento di grande stupore di medici e infermiere alla vista di tanta “grazia”, e il dottor Massari, con la sua consueta spontaneità, esclamò: «E questo lo chiamano Pizzarìdde? Qui occorre una terza scarpa». Pare che il soprannome gli derivi dal nonno e dal padre, piccoli di statura, che avevano la barba sul mento, cioè il pizzetto, da cui nasce il soprannome Pizzarìdde. Protagonista della vita locale per lunghissimi anni, nel movimento socialista ha sempre avuto ruoli primari per la capacità di trascinamento di cui è dotato e per la sua disponibilità a lottare per i diritti della povera gente. Ha svolto l'attività amministrativa con grande impegno e senza alcun timore di incontrarsi e scontrarsi con la gente acculturata, usando il suo buon senso e la sua capacità di entrare nei problemi. È la testimonianza che per amministrare la cosa pubblica basta essere guidati dalla buona fede e dall'interesse della collettività.
Secondo Adamo Nardelli
di Redazione
04/05/2012 alle 05:09:45
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