MENANTE
Prorogatio, troncatio et fallatio
Da Osservatorio anno II n. 12 – dicembre 1987
“Prorogatio” parola antica, magica, afrodisiaca. Sui dizionari di latino, in verità, c'è scritto ben poco; i più autorevoli vocabolari italiani non ne riportano neppure la voce: soltanto qualche raro glossario giuridico dà il significato corrispondente in diritto amministrativo. Praticamente di questa “prorogazio” (così come pronunciano correttamente i pastori di Orgosolo) si sa poco e nulla, e purtuttavia quand'essa viene pronunciata si illuminano le pupille e le iridi si accendono di mille lapislazzuli.
Perché? Qual è il segreto, il fascino allusivo e lascivo di questa parola? Perché taluni uomini gongolano al sentirla pronunciare? E perché, ancora; le di loro donne si eccitano? Qual è il mistero?
Questi interrogativi sono emersi in tutta la loro drammatica attualità quando si è appreso che la Sezione di Controllo di Brindisi - nuovamente affetta da “chiarimentite acuta” nei confronti degli atti deliberativi del Comune di Fasano - ha annullato la chiacchierata delibera della Commissione Edilizia. Con quella deliberazione il Consiglio Comunale rinnovava la Commissione, buttando elegantemente a mare taluni personaggi scomodi, nella convinzione di operare un atto di pace dopo le tante lotte fratricide tra correnti dello stesso partito degenerate in una sorta di faida tra clan che rivendicavano il chi più può e il chi può di più.
In buona sostanza con l'annullamento di quel provvedimento consiliare i defenestrati tornano a cavallo (compresi defunti, dimissionari e assenti cronici) e, in particolare quei componenti additati come “brutti, sporchi e cattivi” permangono nella loro carica in “prorogatio” a dispetto di chi già pregustava il sottile piacere di poter divenire giudice dei destini edili di Fasano, con conseguente ingresso in società (che non è un fatto mondano per diciottenni, ma l'entratura con accredito istituzionale in affari e intrallazzi).
Per chi conosce i movimenti marpionici, infatti, vale molto più essere un qualsiasi membro in Commissione Edilizia che non il gran capo. È ovvio che gli esponenti detentori di grosse responsabilità pubbliche stiano costantemente sotto controllo (la piazza ciarla, il giornale sputtaneggia, la finanza indaga, gli amici-compagni rompono), mentre i veri politici sgamoffatori, cioè quelli che in concreto scelgono per gli altri (ritenendo per se medesimi il pattuito) vanno a occupare poltrone occulte, ma redditizie.
Quanti e quanti e ancor quanti di tali membri se la passano bene e vivono di rimborsi e di gettoni di presenza (anche quando sono assenti) perla partecipazione a riunioni nelle quali si ratificano decisioni prese altrove! Il mondo è così: c'è chi sta in vetrina e gode accontendandosi della notorietà; c'è, invece, chi sta dietro il bancone e gode sottobanco.
Ma torniamo alla nostra angosciante “prorogatio”. Si diceva che il termine, tornato alla ribalta per i fatti contingenti testé esposti, ha destato curiosità e interesse anche in uomini che della cultura fanno il loro mestiere. Difatti un autorevole promotore culturale ha voluto andare a fondo alla questione e ha chiamato attorno a sé intellettuali, studiosi, ricercatori, socio/agi, docenti, discenti, inservienti, cobas, sovietologi, dietologi, dermatologi, dietrologi, linguisti, dentisti, nasisti, otorinolaringoiatri, psichiatri, enciclopedisti, logopedisti, intere équipes socio-sanitarie, passionarie, uditori, parlatori, oratori, refettori, istitutori, conservatori, parrocchiani, marozzani, redattori della Treccani, accalappiacani, poveri cani. Riuniti così a congresso con tanta “intellighenzia”, il Presidente ha posto i quesiti di carattere etimologico, deontologico, filologico, margialogico, sociologico e via logicando. Sono state esposte relazioni e controrelazioni (talune veramente bizzarre), tesi, comunicazioni, interventi, repliche; alla fine, dopo approfondito dibattimento in aula è stata votata all'unanimità la ,mozione che definisce la “prorogatio” uno strumento ad alto gradimento, soprattutto per le signore degli amministratori pubblici (prorogati nell'esercizio di un potere), in quanto si verifica un allungamento che viene interpretato in chiave di godimento erotico.
«Se c'è una prolunga - ha affermato una interessata al caso - c'è piacere e intima goduria». Affermazione, questa, così sintomatica nella sua semplicità che non ci pare debbano essere più dubbi sul significato della “prorogatio”.
Ma se questo busillis è stato superato, rimane da determinare la definizione del fenomeno contrario: di quando, cioè, si verifica un troncamento nella funzione.
Quest'aspetto sarà forse più chiaro fra un mese circa, allorquando taluni assessori saranno rimossi per far posto a chi preme dietro le poltrone. Allora pregheremo l'organizzazione culturale di indire un altro congresso per verificare le conseguenze del “coitus interruptus administrandi”.
Sulla dannosità della interruzione si sono di già espressi illustri clinici, noti operatori ecologici (comunemente detti scopatori), femministe, antifemministe, pompieri, addetti alle pompe magne, bevitori già carichi e politici in carica. In politica, anzi, è ampiamente dimostrato che “la staffetta”, ovvero la interruzione del governo per dare luogo all'alternanza, non è proponibile (Craxi si incazzò di brutto in proposito): è controproducente, per il benessere pubblico, lasciare un'opera a metà; inoltre l'istituto della “troncatio” contrasta col principio deontologico della spartitocrazia che vuole un'equa divisione di responsabilità, di utili e di altri maneggiamenti, nei tempi lunghi, anzi lunghissimi. Mai, quindi, e poi mai bisogna “troncare”, chi sta operando: lo si priverebbe del meglio!
A meno che il politico non abbia commesso una “fallatio”, cioè una mossa non propriamente razionale (o minchiata secondo la scuola sicula). Come i grecisti sanno, il phallos - corrispondente al napoletano “pate de tutte 'e criature” (padre di tutti i figli del mondo) - ispira azioni di basso profilo che sovente sodomizzano altri colleghi. Quest'ultimi - che evidentemente non ci stanno – reagiscono decretando la “troncatio” che è, in parole povere, una specie di evirazione, politica; s'intende!
Basta con questi argomenti di “catio” (mi riferisco alle desinenze dei termini analizzati) e pensiamo a temi più distensivi; al Natale gastronomico, alla pace nel mondo, al S. Silvestro mondano, ai quiz televisivi, alle “celentanate”. In questo clima natalizio si è pure inserito l'accordo di Washington, la simpatia di quel gran figlio della Troika di Gorbaciov, quella faccia di Yankie di Reagan, e i fuochi d'artificio di Comiso. Tutti contenti quindi per lo smantellamento dei missili, anche se noi italiani qualche preoccupazione sul piano tattico-strategico dovremmo ritrovarcela in futuro.
Nel nostro piccolo, qui a Fasano si esulta per la squadra del pallone che non conosce rivali e ci si compiace pure per gli apprezzamenti sulla tifoseria. I “Vichinghi”, gli “Ultras” e tutti quei sani ragazzi che ogni domenica, in casa e in trasferta, fanno spettacolo con il loro colore e calore, riuscendo a trascinare nell'entusiasmo anche i freddi in petto. Fa piacere constatare che la gioventù fasanese, fino a qualche tempo addietro arrivata ai disonori della cronaca, per fatti delittuosi, ora finalmente goda di buona stampa e viene additata ad esempio di pacifismo sportivo in un momento di tensione e violenze negli stadi.
Questi ragazzi, ora, non bisognerà deluderli; si impone, a questo punto l'impegno da parte del Comune, a consegnare bello e rifatto il campo sportivo (con campo erboso, tribuna, tribunette, e tutti gli annessi) per l'inizio del prossimo campionato, finalmente fra i professionisti. Se poi si riuscirà a completare qualche altra struttura sportiva sarà tutto “bene a rendere” per i giovani e per l'immagine stessa di Fasano. Che piange il cuore nel vedere quei ragazzoni della pallamano costretti a giocare perennemente in esilio per la mancanza di una palestra decente.
Intanto si spande nell'aria l'odore di pettole e incartellate, e di sera vien voglia di fare una capatina in quel di Cocolicchio, quest'anno illuminata suggestivamente, per una solenne trincata al bianco dei capasoni.
Auguri a tutti in famiglia e per quest'ultima volta
godimento a tutta birra!
di Redazione
06/05/2013 alle 18:33:51
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