MENANTE
Il falso storico
Da Osservatorio anno II n. 11 – novembre 1987
O imbrogliamo le carte, o ci rimangiamo tutto il “glorioso” passato storico contro i turchi. Qui c'è poco da scherzare, se Gheddafi va a sospettare che tre secoli addietro fu ferito un libico, senza né leggere, né scrivere, minimo, fa demolire il faro di Torre Canne. E facciamo le Tremiti bis! Vogliamo, quindi, fare luce, una buona volta per tutte, sui fatti di quel lontano due giugno?
Cominciamo col dire che i “turchi” che sbarcarono a Torre Canne non erano invasori, e neppure turchi, bensì semplici turisti stranieri di nazionalità incerta che, avendo appreso delle bontà delle “acque di Cristo”, volevano farsi una terapia completa (inalazioni, fanghi, cure idropiniche e sciacqui annessi). Questa comitiva - giunta per via mare con una feluca gran turismo noleggiata da una sospetta compagnia di navigazione del Marocco - era approdata sul lido fasanese dopo giorni e giorni di peregrinazioni avventurose per il basso Mediterraneo. Dato che la feluca non aveva coperta, gli occupanti si erano abbronzati a tizzone tanto da sembrare bèrberi (ma fu un equivoco: erano per la maggior parte tedeschi e svedesi che con quel popò di tintarella furono scambiati per turchi). Una volta sbarcati, come Dio volle, i nostri turisti (una ventina in tutto) chiesero dell'Hotel delle Terme, così come era stato promesso loro dai diligenti funzionari dell'agenzia viaggi (i quali distribuivano opuscoli stampati con trecento anni di anticipo); ma invece del complesso termale vi trovarono una palude malarica. I viaggiatori, incazzatissimi per quest'ultima fregatura, deboli e vacillanti per i lunghi digiuni si avviarono, a piedi, verso Fasano - via Pozzo-Pezze-Pizza Marina - appoggiandosi a dei bastoni (quindi, nessuna bellicosità).
La comitiva giunta a Fasano nel bel mezzo di una litefaida tra famiglie sedicenti nobili che si bisticciavano tra di loro per via del posteggio davanti al palazzo del Bali.
Bisogna infatti sapere che per un “privilegio” federiciano, alle famiglie nobili di Fasano era riservato un posto-carrozza nel largo Seggio. Nella bolla, però, non erano precisate quali fossero le famiglie nobili: taluni sostenevano che erano soltanto sette (identificabili dalle giacchette con l'occhiello porta distintivo di appartenenza al partito più forte, qualunque esso fosse); tal'altri sostenevano che le famiglie nobili fossero riconducibili soltanto a una (quella di discendenza Reale); altri ancora erano per l'estensione nobiliare a chiunque avesse la casa palazzata e fosse iscritto alla congrega del Purgatorio.
Chiusa questa parentesi, torniamo alla cronaca di quel famoso 2 giugno 1678. A Fasano infuriava una vera e propria rissa fra nobili veri, nobili presunti e semplici pezzenti arricchiti rispettivamente con i loro codazzi di servitori, sciacquini e galoppini. Proprio in quel frangente arrivarono in centro i nostri turisti in cerca di una locanda dove albergare. La combinazione volle che dal cornicione di una terrazza (sulla quale una popolana si era affacciata per godersi la bella) si staccasse un pezzo di intonaco che sfiorò uno dei forestieri. Questi, spaventatosi, cominciò a imprecare nella sua lingua. I fasanesi, non comprendendo quello slang, lo presero per turco, fuorviati dalla voce fatta spargere dal figlio di una buona donna che volle far credere che la caciara era stata provocata dagli invasori infedeli e non dai soliti capuzzelli interessati alla spartogna (allora se la prendevano per un semplice posteggio!). Ebbene appena fu lanciato il fatidico grido «Mamma li turchi!», i cittadini fasanesi, terrorizzati, si chiusero in casa e i turisti, non vedendo gente in giro, imprecando nelle proprie lingue, se ne tornarono alla feluca, giurando che non avrebbero mai più messo piede in quello strano paese.
Fin qui la storia. Il resto è leggenda, anzi millantata epopea di cronisti locali che vollero nobilitare una meschinissima lite tra squallidi paesani famelici e prepotenti.
Adesso, però, è arrivato il momento di dire la verità. Che si brucino, perciò, tutte quelle pubblicazioni che enfatizzano il due giugno milleseicentosettantotto e si cancelli ogni traccia di quel macroscopico falso storico. Non vorremmo che qualche emissario di Gheddafi interpretando chissà come certi testi magniloquenti, attizzasse rappresaglie. Vogliamo stare tranquilli e soprattutto non vogliamo esporre Torre Canne a nuove barbarie.
E visto che siamo in tema di accertamenti storici è arrivato pure il momento di accertare quante persone pagano le tasse a Fasano, come le pagano e in base a che cosa. Tale indagine conoscitiva dovrebbe essere svolta - con la scusa del censimento dell'immondizia - da una ditta specializzata che, perla modica somma di cento milioni (slittabili a cinquecento), dovrebbe prendere le misure in tutti gli appartamenti, rimesse, garages, cantine, ripostigli, attici, bucatai, gallinai, locali, localini e scunnigghi vari, sparsi nel territorio. All'uopo è stata indetta una regolare gara d'appalto, ma un avvocato bene informato (pare dal calzolaio di fiducia, avendo egli - per tradizione familiare – propensione per le scarpe) ha spiegato in un circostanziato esposto i meccanismi di un trucco machiavellico. A stare alla tesi del gentile difensore della salute pubblica, sarebbe stato fatto il gioco da dietro con lo scherzetto delle due ditte fuse in unica società per aggiudicarsi “liscio e bellino” l'appalto. Valli a sapere i fatti!
Certo è che più passa il tempo e più si allontana “il paese reale da quello legale” (bella sta citazione! Ce ne sono disponibili poche altre all'emporio del fine dicitore). Le lingue diventano sempre più confuse e la gente non sa più se in Italia comanda Pippo Baudo o Adriano Celentano (che disastro!) o il cognato di Lino Banfi. La confusione aumenta e, grazie a Dio, chi governa contribuisce a incrementare i casini (non quelli aboliti trent'anni fa - senza referendum popolare - dalla legge Merlin).
A proposito di casini e di referendum, ma avete visto che papocchio con queste cinque schede? Si è capito cosa ha votato la gente? Molti cittadini sono fieramente convinti di aver esposto le proprie decise opinioni senza mezzi termini (o SI o NO) sulle scottanti questioni poste, e invece ha votato per l'abrogazione di una parte di una sotto-parte di una particella di un particolare comma di un articolino di una certa leggina che nessuno conosce. Questo è stato un “referendum imbrogliativo”, altro che abrogativo. Eppure questa votazione inutile è costata fior di miliardi, per cui il cittadino della strada recrimina che con quei soldi si sarebbe potuto dar lavoro a tanti figli di mamma.
Non volendo siamo scivolati sull'argomento di moda in questi giorni: concorsi al Comune. Un tema appassionante che ha scatenato le più fantasiose ciarle. Chiacchiere sovente alimentate da chi avrebbe il dovere, quanto meno, della discrezione. Ma il fasanese, si sa, è notoriamente “bocca aperta” (anche se Funari non lo sa), talché non ci si rende conto che la faciloneria sputtanatrice attira curiosità e indagini inopportune.
In alcuni casi, poi, il “clamor fori” (la cosiddetta puttanata di piazza) finisce con l'offendere sul serio, specialmente quando si passa dal ridanciano pettegolezzo, alla crassa radiografia erotico-comportamentale di quelle concorrenti (c'è un concorso per sole donne) raccomandate per meriti d'alcova. Roba da Medio Evo! O meglio, da Pompadour!
Comunque la calunnia, la insinuazione, il fatterello piccante piace alla donna di pianerottolo come all'uomo di piazza. A Fasano, poi, che la piazza è grande evoglia a dire uccellate; e se ne dicono! Eccome! Forse ci si limiterà quando verrà mosaicato nel bel mezzo l'agognato uccello, simbolo di certa fasanesità. E sulla questione dell'uccello civico si è scatenata una polemica bizzarra, risolvibile e forse in sede referendaria.
Ma, ci chiediamo, che uccello è quello dello stemma: colombo, colombaccio, fagiano? E perché sta incatenato? Per ragioni di castità? Sono tanti gli interrogativi inquietanti che pone un uccello.
Ma noi non stiamo a preoccuparcene e, tranquillamente, continuiamo a veleggiare per
il godimento a tutta birra!
di Redazione
17/04/2013 alle 11:42:37
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