MENANTE
L’Adriatico a metro idrico
Da Osservatorio anno II n. 10 – ottobre 1987
Quando si dice la Provvidenza! La crisi edilizia a Fasano è superata. Sissignori, proprio così: qui la crisi è finita e si prepara un altro boom tipo anni sessanta.
Da dove verrà a cadere tutta questa moneta fasanese?
Per caso dai risvolti intrallazici successivi all'approvazione del piano regolatore? No (in altre occasioni si è già detto che il tutto è esaurito). Per caso dall'abbattimento di Torre Canne per una sua ricostruzione ex nova? No (l'abusivismo è sacro, lo si condona ma non si demolisce mai, ma proprio mai). Per caso dalla lottizzazione degli insediamenti rupestri? No (lì si operano soltanto piccoli interventi deturpatori). Per caso dalla edificabilità di suoli destinati a verde pubblico e a impianti sportivi? No (perché non esiste più il verde pubblico e tanto meno l'impiantistica sportiva).
Dove, quindi, sorgeranno i nuovi palazzi? Ubi? Where? Où? Donde?, Wo? Addhukatz? (che significa pure “dove”, in turco cappadociano). Ebbene, i nuovi suoli edificatori sono stati individuati a Savelletri, nel porto di Savelletri, nelle acque del porto di Savelletri.
Laddove pigri e placidi dondolano al maestraletto pescherecci barche e motoscafi, proprio lì, lì proprio, ci sono delle magnifiche aree edificabili. L'acqua e i natanti fanno parte della scenografia: è un trucco. A Savelletri non c'è porto. È tutta una finta. Infatti, sotto uno strato sottilissimo di acqua (pochi centimetri, tanto per ingannare l'occhio) si estende la terra solida. Ed è su quella terra che i nuovi palazzinari costruiranno le proprie fortune a tot a metro idrico.
Che fine faranno i pescatori? O si riconvertano nell'edilizia o vadano a cercarsi altri porti. Del resto, non è una novità; ormai da tempo le cale e gli ormeggi del Salento sono sedi stabili per i savelletresi. Oppure - altra valida alternativa- si iscrivano a una qualsiasi cooperativa di servizi, che è il nuovo sbocco occupazionale a Fasano, da quando specialisti nella organizzazione del lavoro altrui vanno costituendo cooperative a tutto spiano. È il sistema migliore per vincere appalti, ottenere commesse e mungere in tutta tranquillità finanziamenti pubblici.
Tutto regolare, tutto legale, e mangi tu che mangio io!
Ultima possibilità per i futuri marinai di terra è il portierato. Con un'apposita convenzione si può prevedere in favore dei pescatori (che cederebbero in cambio ai palazzinari barche e attrezzature) l'opzione di poter fare i portieri nei costruendi palazzi. L'idea non è poi tanta malvagia, anche se da Savelletri non usciranno più fieri “lupi di mare” con tanto di barba alla Nostromo, ma tristi “barboncini di Condominio” con l'azzurra nostalgia nel cuore e negli occhi per il mare perso.
Intanto “aedificare necesse est” e da per qualche dove si deve costruire. E l'unica via che garantisce sicurezza. Prima, questo tipo di sicurezza veniva dato dal posto fisso; ne ricordate il mito, una trentina d'anni fa? Era considerato un padreterno chi fosse riuscito a farsi piazzare alle poste, o alle ferrovie, o all'aeronautica (oh quante assunzioni caiatine!), o nelle scuole (l'istituzione bidello è ancor oggi tra le più invidiate forme di comodo lavoro al coperto). Ancor più fortunati - in quanto non soggetti a pendolarismo- i “sistemati” all'Ospedale o al Comune.
Ma, ripetiamo, questo mito è ormai tramontato; prova ne è che far l'impiegato comunale, oggi, è un brutto affare, almeno a Fasano. In tempi passati - secondo la letteratura di maniera – l'impiegato poteva dichiarare di essere affetto da cazzacarnia (una tipica sostanza batterica che - stando alla ricerca del Travet - circolava nel sangue di statali, parastatali, paraculi, provinciali e comunali) e il gaggio in mezze maniche se ne stava sereno e gaudente dietro la scrivania a grattarsi intimi pruriti in attesa dell'ora di uscita ufficiale. Oggi non più; son cambiati ritmi e circostanze. A Fasano, poi, c'è ben poco da lavativeggiare, vuoi per il costante controllo popolare, vuoi per l'esiguo numero degli impiegati che volere o volare dovranno sbrigare il lavoro nel frattempo quadruplicatosi.
Questi due aspetti meritano un approfondimento. Primo: controllo popolare. Forse perché il Comune è in piazza, forse perché scarseggia la fantasia pettegolaia, certo è che l'argomento preferito nelle chiacchiere di paese è il taglia-taglia sui dipendenti comunali. Di loro si dicono - a titolo squisitamente gratuito (tanto non costano niente) - cattiverie, perversità, malignità, ribalderie e quant'altro di spregevole e disprezzabile. I primi divertiti “accusatori” pare che siano proprio coloro che dovrebbero giovarsi della loro collaborazione, se è vero - come riferiva un sindacalista in un'affollata assemblea - che pubblici amministratori, amanti del gozzoviglio, dopo aver ben mangiato e ancor di più bevuto, abbiano spudoratamente eruttato maldicenze a ruota libera su impiegati. È chiaro che se i civici governanti, loro, per primi danno certe imbeccate, ne scaturisce che il qualunquista della strada si sentirà autorizzato a inzuppare il biscotto. Secondo: sottonumero organico. Da quattrocento che dovrebbero essere i dipendenti del Comune, sono appena in centosettanta. Non solo, ma ultimamente le competenze attribuite ai comuni sono aumentate a dismisura per cui è materialmente impossibile far fronte alle esigenze di servizio col poco personale disponibile. Tra l'altro c'è il brutto andazzo che quando uno va in pensione non viene rimpiazzato, ma rimane il posto vacante con quel servizio scoperto. E scopri oggi, e scopri domani, il Comune fa ormai acqua dappertutto. Al mattatoio, è un macello (i due operai sono andati in pensione e la situazione precipita); al cimitero, è un morire (si tira con precari occasionali); negli asili, è un piangere (una bidella, quando c'è, per scuola materna); al mercato ortofrutticolo, è una fiera (contestazioni e proteste sono all'ordine del giorno); al Palazzo, è un crollo (e, purtroppo, non in senso figurato!).
Val quindi la pena, come stanno oggi le cose, fare gli impiegati comunali a Fasano? Ciò nonostante sono tanti, ma proprio tanti, gli aspiranti che partecipano ai concorsi.
Meno male che questi concorsi si stanno svolgendo all'insegna della massima severità (i trentotto geometri concorrenti sono stati falciati e ridotti a cinque sin dalla prima prova scritta); di tal guisa si elimina in partenza la piaga della clientela. Che proprio il fatto clientelare è stato il “peccato originale” di gran parte del personale comunale! Ma, dopo tanti anni di chiacchierato servizio c'è chi merita il riscatto. Quel riscatto morale che equivale alla dignità, quella dignità che ha spinto i lavoratori dell'azienda Comune a uscire con un manifesto-denunzia e a proclamare una giornata di sciopero. Ed è stato uno sciopero compatto, bello, perché fatto per rivendicare, non qualche inflazionata liretta in più, ma un minimo di rispetto.
(Forse mi son lasciato prendere la mano dall'argomento? Può darsi, dal momento che fra “quelli” c'è qualcuno di mia “personale” conoscenza).
Alla protesta sindacale di tipo tradizionale dei la voratori del Comune ha fatto riscontro un'altra protesta. Di carattere spontaneo e controcorrente, portata avanti da altri lavoratori, anzi ex lavoratori. Un gruppo di pensionati di varie categorie, infatti, ha deciso di sostituirsi all'inefficiente servizio pubblico e si è dato da fare a pulire pezzi di suoli demaniali. Questi anziani volontari hanno sistemato quella piazzuola sulla via della Stazione (dove troneggia inopportunamente una vecchia cabina elettrica) e a opera ultimata hanno piantato dei cartelli con garbati slogans-messaggi all'indirizzo dell'amministrazione civica.
L'iniziativa è sintomatica. È tale da far riflettere sulla pericolosità di certi fenomeni. Se oggi si comincia con un simpatico intervento estemporaneo di recupero ambientale, domani si potrebbe finire con una dubbia organizzazione privata di giustizieri della notte. Stiamoci attenti a saper cogliere i segnali. Quei pensionati, in maniera civile, hanno saputo porre un serissimo problema politico; la debolezza delle istituzioni; preludio di decadenza sociale e di caduta assoluta di ogni valore. E dalle cadute bisogna sempre guardarsi, specialmente - dicevano gli antichi - quando sono cadute basse.
Perciò, mi raccomando a voi, divine dilettone e cari sbiellati, se state per cadere, cadete bene; andate a cadere sul dolce, ché la nostra filosofia non cambia mai, si rifà in ogni caso a quella del
godimento a tutta birra!
di Redazione
10/04/2013 alle 18:01:39
Leggi anche:
Macelleria Peppino De Leonardis
Carni e prodotti freschi e alla brace
La storica macelleria De Leonardis con fornello pronto tutte le sere