MEDAGLIONI FASANESI
Nunzio Schena
Carrellata di personaggi illustri fasanesi pubblicati su Osservatorio e pubblicati sul volume "Medaglioni Fasanesi" di Secondo Adamo Nardelli
Nunzio Schena
(da “Osservatorio”, novembre 1991)
A nove anni nell'iztituto del Sacro Cuore per seguire una “vocazione” che una zia zitella, timorata di Dio, aveva assegnato al nipote, quella del sacerdozio, condivisa anche dalla madre, mentre uno zio, professore d'orchestra, voleva farne un musicista.
Anche l'affetto più puro può diventare strumento di violenza, quando pretende di scegliere il destino di un essere umano, senza averne il consenso e prima di verificarne le attitudini. C'è da dire però che Nunzio accettava l'idea del sacerdozio non come prete sedentario ma come missionario, sognando i grandi viaggi e le avventure nei paesi più sperduti del globo, saturo com'era di letture di giornaletti per ragazzi, ricchi di fantastiche imprese.
Ma la madre si opponeva, perché voleva un “don Nunzio” quì a Fasano, vicino a lei, per poterlo ammirare, nei paramenti sacri, e mostrarlo con orgoglio agli altri nella solennità dei riti religiosi.
Intanto Nunzio, il piccolo Nunzio, faceva i primi passi della sua brillante carriera, diventando manovale muratore di quel sant'uomo di don Sante Perna, che più che prete operaio fu operaio prete, impegnato spasmodicamente a portare a termine, in assoluta mancanza di mezzi, la costruzione dell'orfanotrofio alla quale aveva dedicato la sua vita e i suoi modesti averi.
Il convitto aveva più regolarità del vitto giornaliero, sempre aleatorio, nella qualità e nella quantità, molte volte in unico genere, quando proveniva dall'offerta di qualche benefattore e bisognava consumarlo in breve tempo fino alla saturazione del gusto. Solitamente in quantità adeguata sì, ma povero di sostanze e di appetibilità. Si viveva alla giornata, com'è destino degli orfani poveri. Quelli ricchi invece trovano sempre uno zio che fa da tutore ed amministra i beni.
Pietro Nenni conobbe anche lui, orfano, la profonda tristezza del ricovero in un collegio di preti di Faenza, dove la madre, lattaia, quando poteva, portava al suo fifliuolo un sorso di latte. E la malinconia segnò tutta la sua vita, a differenza di un altro orfano importante, cresciuto tra i “martinitt” di Milano, Angelo Rizzoli, grande editore, il quale affermava di essersi trovato a suo agio, perché nell'orfanotrofio “erano tutti uguali, non c'erano differenze”. La profonda amicizia tra il leader socialista e l'editore lombardo aveva radici nella comune condizione di orfani.
Questo legame tra personalità così diverse tra loro, spiega la solidarietà che non si estingue col tempo, tra coloro che hanno avuto comune sorte, com'è dimostrato dalle riunioni che gli allievi del “Sacro Cuore” continuano a fare da oltre mezzo secolo, per rivedersi e fare il bilancio della propria vita. Ed i piccoli manovali di ieri, che contribuirono a far svettare la statua del Cuore del Signore, recando pietra dopo pietra al capo mastro e talvolta allo stesso don Sante, oggi sono professionisti, imprenditori, artigiani, tutti affermati.
Tra loro spicca Nunzio Schena, editore ormai noto in campo nazionale e all'estero. Nemmeno il tentativo di suo zio di farne un musicista ebbe buon esito _ lo studio del ragazzo si fermò alle prime lezioni di solfeggio - a distrarlo dal suo destino legato alla carta, al piombo, all'inchiostro, al libro, del quale s'innamorò, proprio in orfanotrofio, facendo il legatore con una perizia non comune per uno della sua età. Biografi più autorevoli hanno descritto ed illustrato la carriera dell'editore Schena che ha costruito, attraverso tantissimi sacrifici, uno stabilimento tipografico dove ottanta persone prestano la loro preziosa opera dovunque apprezzata per l'alta professionalità e tantissime altre, che si sono affermate, ad una scuola così alta, oggi operano altrove.
Di quale Nunzio Schena dobbiamo parlare? Del legatore? Era bravissimo. Del tipografo? a quattordici anni stupì il Comm. Falcolini della tipografia Liantonio che sulle prime non lo aveva preso sul serio. Dello stampatore? Molte case editrici italiane, tra le più importanti, hano stampato i loro libri nello stabilimento Schena. Pensate al destino di quest'uomo. La madre ne voleva fare un sacerdote e Nunzio senza essere Cardinale viene ricevuto con la famiglia in udienza privata dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nello splendore delle sale vaticane tra guardie svizzere e minutanti della Segreteria di Stato.
Papà Crlo per denunziarne la nascita in municipio avanti a Russi Francesco, segretario delegato, dovette ricorrere a due testimoni, Leone Antonio e Leona Giorgio, entrambi “caffettieri” rispettivamente di settanta e trentatré anni, analfabeti, come risulta dall'atto stilato dal delegato all'anagrafe: “letto il presente atto agl'intervenuti è da me e dal dichiarante firmato assumendo i testimoni di non saper scrivere”; e Nunzio riceve a Fasano nello stabilimento tipografico la visita di Spadolini, uno degli uomini più colti d'Italia, che possiede la biblioteca privata più importante, e che gli si è dichiarato amico. L'amicizia di Spadolini per Schena nasce sul libro, dall'ammirazione che i libri stampati da Schena suscitano in un cultore eccezionale come il Presidente del Senato che, come grande giornalista, ha regnato per lungo tempo anche nella tipografia, ed è in grado di ditinguere tutti i caratteri, a vista, siano essi aldini o bodoniani, gotici o italici, normanni o romani, e di giudicarne il pregio e il difetto del loro uso, nell'economia generale dello stampato. Quando il titolo dell'amicizia di una così alta personalità si forma su di un evento culturale, qual è il libro, chi ne è beneficiario non dovrebbe aspirare a nessun altro riconoscimento, essendo questo il più alto.
Ma Nunzio Schena, uomo dalla volontà “rabbiosa” non sta soltanto “dentro” l'azienda, dove dalla scrivania ricolma di carte, collocata nello stanzone, che preferisce a quella della direzione, controlla con l'occhio sinistro il movimento esterno e con il destro quello interno della tipografia divisa da una vetrata.
Agisce anche nel sociale, dibattuto fra la fedeltà alle sue origini e il bisogno di stare al centro della vita collettiva. Perciò si è trovato ad essere contemporaneamente Presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso, un antichissimo sodalizio con migliaia di iscritti, e del Club dei Lions.
La contemporaneità di governare due indirizzi sociali diversi non lo ha minimamente imbarazzato, anzi, gli ha fornito l'occasione per una di quelle operazioni complessive che costituiscono svolte importanti nella vita delle associazioni.
Non potendo portare gli operai nei Lions ha portato i Lions nella Società Operaia. Ma come? Trasformando il sodalizio, in un attivo e vivo centro culturale, con una serie di importantissime manifestazioni, ricorrenti ed occasionali, alle quali, senza distinzione di ceti, partecipano i fasanesi, lieti di esprimere in quelle occasioni, l'unitarietà della nostra società.
Questo è Nunzio Schena, l'uomo che sa dare una pacchina sulla spalla di un operaio e baciare la mano di una gentildonna, anche se da questa operazione si ritrae sempre con il colpo della strega. Qualunque cosa egli faccia, la fa bene, perché vuole farla ed ha in corpo tuttora la febbre dello svantaggio di partenza. Con rabbia.
di Redazione
14/01/2013 alle 18:44:00
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