MARLBORO DAY
Il giorno in cui Fasano respinse lo sbarco alieno - PARTE 5
Ultima puntata del racconto fantascientifico "Marboro Day" di Carmelo Trisciuzzi allegato al numero di Osservatorio del settembre 2000
OSSERVATORIO MENSILE - Settembre 2000. Una delle estati più "calde" per Fasano è al capolinea. La città è ancora sotto shock: l' "Operazione Primavera" che ha debellato il contabbando da marzo a giugno è tutt'altro che un ricordo. I militari del Tuscania occupano ancora la periferia e gi snodi nevralgici del paese. L'economia stenta a ripartire dopo il colpo subito.
Un giovane Carmelo Trisciuzzi scrive un articolato racconto fantascientifico in cui le pedine cruciali dell'economia cittadina diventano protagonisti di un attacco alieno. Gli extraterrestri vogliono occupare Fasano. Vogliono i "giacimenti di bionde" presenti in città. Vogliono conquistare il mondo. Solo i contrabbandieri potranno impedirlo.
Vi riproponiamo in cinque puntate il racconto integrale. Ogni sera su Osservatoriooggi.it alle ore 19.00
I TERRESTRI E GIORGIO CROCE (PARTE 2)
IL CAVALLO DI RITORNO e I FASANESI (PARTE 3)
L'ATTACCO E LA CONTROFFENSIVA (PARTE 4)
ARMATE A CONTRONTO - La guerra tattica degli extraterrestri cozzava contro i “pali” di quella pratica dei sigarettari. Solo in un caso un missile intelligente scucchiò, perché, intercettato da un Patriot alieno, deviò dalla traiettoria abbattendosi su una delle cosiddette “Case Bianche”. Questo fece incazzare neri i contrabbandieri. Nemmeno il presidente degli Stati Uniti se la sarebbe presa così tanto se ad essere colpita fosse stata la sua Casa Bianca. Per rappresaglia, una ondata di Tomahawk partì dalle corazzate Chesterfield e John Player Special, localizzò la batteria antimissile e la liofilizzò.
Persino alcuni tentativi di trasferire nuovi, più potenti, virus extraterrestri nei sistemi informatici degli avversari, non sortivano alcun effetto. Anche nella guerra elettronica i virus contrabbandieri facevano l'abuso a quelli alieni: il millennium bug non si sarebbe nemmeno azzardato a “provarci” con loro, perché gli avrebbe solo fatto una “pipa”, tanto per restare in termini tabaccari.
Echelon, il grande orecchio elettronico, capace di controllare tutte le comunicazioni del mondo, non era altro che un derivato della tecnologia sigarettara.
Dopo uno sfiancante martellamento con i cannoni e i Cruise, si levarono in volo dalle basi montenegrine, dove ormai il livello di allerta era alla fase Delta, formazioni di bombardieri B-52, B-2 Spirit e B-1 Lancer, velivoli con capacità di lancio a lunga gittata, con micidiali carichi di ordigni convenzionali e bombe a grappolo. Le forze aeree aliene, al comando del Tenente Sudel, cercarono di creare uno scudo spaziale e di contrattaccare la flotta contrabbandiera, mentre i traccianti della contraerea tentavano di arginare quell'infittirsi di ondate di bombardieri. Ma nello stesso momento in cui nugoli di ordigni extraterrestri volavano sul mare incontro alle navi da guerra, i top gun dell'aviazione contrabbandiera diedero inizio alla “fase due” di quella che si andava rivelando la più grande operazione militare combinata dalla seconda guerra mondiale a oggi.
Squadriglie di caccia F-16, F-18 ed F-22, appartenenti al 4º, al 7º e all'11º Stormo della Contr Air Force, ingaggiarono furibondi duelli aerei nei cieli dell'Adriatico.
«Ecstra-làit Trài allu comandante d'a squedrìglie... neméiche a iàure nàue... cè cazze d'elecòttere porte mü a Fenanze? Me päre nu sigäre tuscäne!» (Extra-light Tre al comandante di squadriglia... nemico a ore nove... che razza d'elicottero porta ora la Finanza? Mi sembra un sigaro toscano!).
«Ecstra-làit Iòume a Ecstra-làit Trài... allàure ana jèsse chire d'u “Tuscania”... U sé ce'ada fé? Fange prué i sigäre noste, véide ce 'nge piàscene...» (Extra-light Uno a Extra-light Tre... allora devono essere quelli del “Tuscania”... Sai cosa devi fare? Fagli provare i sigari nostri, vedi se gli piacciono...).
E un missile aria-aria Sidewinder accese quell'insolito sigaro, avvolgendolo di fiamme gialle.
Per le missioni più rischiose, come quelle di distruggere le postazioni missilistiche avversarie, venivano anche impiegati nuovi modelli di F117 Stealth, armati di bombe laser, più invisibili di quelli americani, nei quali, è risaputo, l'aereo risulta invisibile, ma il pilota no. In quelli contrabbandieri, invece, non si vedeva nemmeno quello. E anche se si vedeva... nessuno aveva visto niente.
Il ponte della Philip Morris era un incessante andirivieni di aeromobili da combattimento. Gli aerei in difficoltà avevano l'ordine di sganciare il loro carico di bombe in tratti di mare definiti, che corrispondevano a quelli maggiormente battuti dalle vedette della Guardia di Finanza.
Conquistato il dominio dei cieli e messo fuori uso il 90% del sistema radar alieno, era la volta di creare corridoi per lo sbarco dei marines contrabbandieri. Vennero inviati allora nelle incursioni aerei più maneggevoli e da bassa quota per colpire sul terreno le forze nemiche, come i Sea Harrier a decollo verticale, dotati di missili Maverick, e i Thunderbolt A-10 anticarro, armati con missili teleguidati a testata d'uranio impoverito, capaci di perforare le corazze dei mezzi nemici e ridurre gli occupanti a polpi arrosto.
I raid si protrassero implacabili fino al pomeriggio di quel giorno fatale. Poi la massiccia offensiva aeronavale sembrò fermarsi per un momento e su tutto il teatro delle operazioni belliche cadde un innaturale silenzio.
Fu giusto il tempo di una fumata di sigaretta e i portelloni degli hangar delle navi della componente anfibia della flotta, che nel frattempo avevano raggiunto il gruppo, la West, la Menphis, la Kim, la Lord Extra e la Peter Stuyvesant, si spalancarono per riversare sul mare i mezzi da sbarco della Contr Navy. Così quel tratto infuocato dell'Adriatico si riempì di innumerevoli scafi d'assalto, una volta tanto addirittura più numerosi dei gommoni dei clandestini, che diedero finalmente una visione completa della formidabile potenza d'urto delle forze contrabbandiere. Un'armata che poteva contare, solo nel contingente impegnato nelle operazioni di sbarco, su un organico composto da più di 5.000 effettivi e almeno altrettanti riservisti, e che in quel decisivo attacco rispondeva agli ordini del Comandante in Capo del Corpo di Liberazione Contrabbandiero: il contrammiraglio della portaerei Philip Morris.
Mentre le forze aliene cercavano di riorganizzarsi concentrandosi lungo la costa, si levarono in volo, a copertura delle operazioni anfibie, gli elicotteri d'assalto. Erano macchine da guerra terrificanti, micidiali più degli Apache americani: i Cheyenne, così chiamati perché capaci di emergere all'improvviso in un terreno accidentato, colpire con i loro cannoncini anticarro e missili teleguidati, e tornare in copertura da possibile fuoco nemico prima di aver ingaggiato la contraerea, lasciando sulla bocca delle vittime solo tre parole: «Ma... cè jènne?» (Ma... che cos'erano?).
Fu così che, in un tramonto rosso fuoco, le spiagge di Torre Canne, Forcatella, Savelletri, Case Bianche ed Egnazia, vissero la gloria che già fu di quelle denominate in codice Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword il 6 giugno del 1944, data del D-day, lo sbarco in Normandia. Nel giorno di Santa Rita da Cascia, Santa Matrona dei sigarettari, il Corpo di Spedizione Contrabbandiero, tra le alte colonne d'acqua sollevate dall'artiglieria nemica, toccò le amate, natìe sponde, consacrando così il suo glorioso M-day, il Marlboro Day.
Era evidente adesso, a secoli di distanza, in tutta la sua chiarezza, il perché di quella famosa venuta dei turchi a Fasano. Essi conoscevano il futuro, sapevano che da quel mare, dopo di loro, sarebbero sbarcati anche i sigarettari. Fasano aveva rappresentato dunque il loro mitico Eldorado, un Eden felice nel quale essi avrebbero potuto, per i secoli a venire, abbandonarsi a ogni sorta di vizio e di lascivia, fumando come turchi, quali essi erano, senza limitazioni. Chissà se scacciarli, a ragion veduta, non era stato un clamoroso errore storico da parte dei fasanesi.
LO SBARCO - Mentre le spiagge pullulavano di tubisti, lettricisti, frabbicatori, ferrari e piccoli imprenditori che avevano lasciato il rispettivo mestiere per arruolarsi come volontari nel glorioso Corpo dei Marines Contrabbandieri, la risposta delle forze extraterrestri si andava facendo più intensa in un ultimo, disperato, tentativo di fermare gli assaltatori sulla linea del bagnasciuga e riprendere in mano la situazione.
Ma quello sbarco, simulato per settimane sulle spiagge montenegrine, era stato preparato in ogni dettaglio e contava inoltre su un'arma segreta infallibile: l'orgoglio contrabbandiero, ferito, umiliato da troppi giorni di cassa integrazione.
Nel furore della battaglia si udivano le grida di incitamento degli ufficiali fasanesi: «Uagnò, muvéite i mäne, ca cüsse jì u sbarche chiù grusse d'a véita voste... Arrecurdìteve: jì mégghie na dì da contrabbannire, ca cind'anne alla pecuréine» (Ragazzi, muovete le mani, che questo è lo sbarco più grosso della vita vostra... Ricordatevi: è meglio un giorno da contrabbandiere, che cent'anni alla pecorina).
Era uno scontro senza precedenti, al confronto del quale Battaglia per la Terra e Independence Day sembravano due filmetti di Stanlio e Ollio. Le linee di difesa costiera cadevano una dopo l'altra. Solo Forcatella, dove l'esercito alieno si era chiuso a riccio, resisteva ancora. Ma per spaccare quell'ultimo echinoderma della stagione, e non solo quello, fece la sua comparsa sul campo di battaglia la prima colonna di blindati sigarettari, appartenenti alla 3ª Divisione Corazzata Contrabbandiera. Più temibili dei carrarmati M-1 Abrams statunitensi, con i loro meccanismi spargi-olio e spargi-chiodi gettavano lo scompiglio tra i mezzi terrestri avversari e poi gli si avventavano contro come kamikaze, provocando disastrose collisioni che generavano danni quasi maggiori delle collusioni fra malavitosi e politici.
Tutta la terra là intorno, nel momento propizio del conflitto, si mise ad eruttare plotoni di blindati che presero alle spalle le forze costiere al comando del Tenente Excalibur e accerchiarono le forze di invasione del Capitano Eurospin. L'ordine del comandante delle truppe corazzate, appartenenti alla 1ª, 2ª e 3ª Divisione Corazzata Contrabbandiera, era preciso: «Uagnò, fascìmenge a tubìre... Arreccìmele accume i pülpe!» (Ragazzi, facciamogli il mazzo... “Arricciamoli” come i polpi!).
Fu così che, con il supporto dei blindati e l'appoggio aereo dei Cheyenne e degli A-10 in volo radente sul teatro delle operazioni belliche, le teste di sbarco vennero consolidate. Primi reparti di Navy Seals contrabbandieri presero contatto con le linee intermedie delle colonne corazzate alleate, in una inarrestabile operazione di sfondamento che stava travolgendo le forze aliene.
LA RITIRATA - «Eurospin chiama nave madre... Eurospin chiama nave madre...». «Qui astronave madre. Parla il Comandante Zetamix... vi ricevo. Fate un rapporto sulla situazione».
«Comandante Zetamix, qui è il Capitano Eurospin. Il bollettino di guerra è disastroso. Le forze aeree del Tenente Sudel sono quasi annientate, le difese costiere del Tenente Excalibur sono travolte. Resistiamo a fatica. Stiamo subendo forti perdite. Ci vogliono fare la tubiera... chiediamo l'ordine di ritirata».
Fu in quel momento infausto per quella razza proveniente dalle profondità del Cosmo, che due poli opposti dell'Universo si misero allora in contatto, nonostante le proibitive tariffe intergalattiche.
«Comandante Supremo Ghiroflex, qui è il Capitano Zetamix che parla dalla Terra... siamo costretti nostro malgrado ad abbandonare la missione. Qua con i terrestri non è cosa proprio. Possiedono congegni più avanzati dei nostri e dispongono di task forces di pronto intervento per le emergenze planetarie, formate da gladiatori pronti a tutto e armati fino ai denti, che non era possibile individuare e neutralizzare a priori. Ci hanno presi alla sichirdona. Stiamo subendo una reazione inaspettata».
«Capitano Zetamix, sbaglio o era stato lei a scegliere codesto pianeta per l'invasione e a indurmi a ritenere Fasano un facile approdo per le nostre navi colonizzatrici? Da dove l'aveva scelta codesta sconosciuta città, da in mezzo al mazzo? Ora, mi dispiace, ma non posso accettare recessioni! Non è mai successo che il glorioso pianeta MZ si piegasse davanti a nessuno. Le ordino dunque di combattere fino alla morte, se necessario!».
Passarono pochi secondi in cui il silenzio tra i due interlocutori fu scandito da fruscii e disturbi radio interstellari. Poi la risposta del Comandante Zetamix fu precisa e perentoria: «Spasmex motilix buscopan pursennid dulcolax laevolac guttalax nux vomica cascarasagrada!», che in lingua originale telepatica aliena voleva dire solo una cosa: «Ma vai a cagare!».
Intanto il grosso delle truppe dei due schieramenti era venuto a contatto in un furioso a corpo a corpo.
«Pé, ma ce so' chisse? Nan me pàrene ni basche virde, ni basche rosse!» (Peppe, ma chi sono questi? Non mi sembrano né baschi verdi, né baschi rossi!).
«Tü nan te 'ngareché, späre i doppe addemànnenge ce so'!» (Tu non ti incaricare, spara e dopo chiedigli chi sono!).
La coordinazione delle operazioni di contrattacco contrabbandiere era precisa e micidiale. Gli alieni usavano la telepatia per intendersi, ma i sigarettari non erano da meno. Si capivano con un solo cenno: manco la bocca dovevano aprire.
Alla fine gli extraterrestri, stremati, ricevettero l'ordine di ritirata. Ciò che restava delle unità aliene si imbarcò sui Sigari Volanti da trasporto, che in questa fase finale della battaglia potevano benissimo essere definiti mozziconi volanti, e, protetto alla meglio da alcuni caccia schierati in posizione di copertura, si ritirò precipitosamente sull'astronave madre. Poi la Stecca Volante liberò la Luna della sua ombra ingombrante e si allontanò, scacciata a calci in culo negli spazi siderali, carica solo di meraviglia.
Ai baldanzosi invasori alieni, di quella avventura terrestre restarono solo i souvenir del Bar Riviera e qualche pacchetto di Nazionali senza filtro, pagato fino all'ultima lira. Di chilometri ne avevano percorsi trilioni, per venire a fare la figura dei coglioni. Nei piani perfetti della loro guerra-lampo tecnologica c'era stato un piccolo particolare che era sfuggito ai loro strateghi: una pagliuzza di tabacco che si era fatta trave ed era andata a inserirsi tra le loro ruote e non solo in quelle. Del resto, a loro parziale discolpa, bisogna dire che nemmeno se avessero usato una bomba nucleare da attacco tattico da 350 chiloton avrebbero potuto distruggere Fasano. I fasanesi, e con loro il figlio prediletto, il contrabbando, avrebbero potuto sostenere tranquillamente anche una guerra atomica, arroccati nei numerosi bunker sotterranei e protetti da tonnellate di acciaio e cemento. E poi non s'era mai sentito che un fasanese morisse stupidamente con i funghi, nemmeno se atomici.
Perfino Slobodan Milosevic, titolare della più grande impresa di pulizia etnica al mondo, così grande da far rabbrividire tutti i Testimoni di Geova, si era rivolto ai mastri artigiani fasanesi per mettere al sicuro le sue penne.
Le Forze di Liberazione Contrabbandiere, con in testa i mezzi corazzati, annientato il nemico, giunsero trionfalmente in piazza Ciaia. Alle 23.55, ora di Speziale, Fasano era stata liberata. La bandiera a stecche e strisce fu issata sul pennone del Municipio. Ancora una volta la poltrona del sindaco, salda da più legislature, era salva, a riprova del fatto che niente di questo mondo, e nemmeno di qualsiasi altro, sarebbe stato mai capace di farla saltare.
Laddove erano risultati impotenti i dispositivi militari integrati di difesa delle superpotenze, della Nato e dell'Onu, quando ormai il destino di Fasano e della Terra intera sembravano segnati, un pugno di eroi, spinti alla guerra su carri fiammeggianti dal potente dio Pila, aveva preso in mano le proprie sorti e quelle di tutta la razza sua, si era coperto di gloria ed era entrato nella leggenda.
IL GIORNO SEGUENTE - Gli incauti extraterrestri non avrebbero mai potuto immaginare che quel tanto prezioso tabacco, che faceva muovere la loro civiltà, a Fasano avesse un potere ancora maggiore: quello di smuovere le montagne o, in mancanza, di non far tirare una bava di vento. Per questo i polpi alieni nulla avevano potuto contro la piovra fasanese, e l'avevano presa in faccia al naso. Alla fine di quella giornata fatale, spenti i clamori della battaglia, il vento, lievemente radioattivo per via dei proiettili all'uranio impoverito esplosi (che avevano gettato nel cesio e ricoperto di stronzio gli aspiranti invasori extragalattici), finalmente tornava a soffiare, muovendo la cigolante insegna di una vecchia pubblicità immobiliare nei pressi della porta nord di Fasano. Su quell'insegna il messaggio era inquietante ed emblematico: “Entra anche tu nel Marlboro Country”.
E un alito di quella stessa brezza, dispettosamente, trascinò a balzelloni un pacchetto di sigarette vuoto in piazza Ciaia, fin sul gonfalone di marmo centrale, facendogli occupare il posto del Faso. Poi... si placò.
Giorni dopo, due commercianti si trovarono a discorrere del più e del meno ai piedi del Municipio.
«Sté, accume vé l'attevetä?» (Stefano, come va l'attività?).
«Cè t'àggia déisce, Nardü. Putàie scì pòure mégghie... ca mangu mäle ca sté u contrabbanne a Fasciäne...» (Che ti devo dire, Narduccio. Poteva andare pure meglio... che meno male che sta il contrabbando a Fasano...).
F I N E
Si ringrazia la Marina Militare Contrabbandiera per il prezioso contributo fornito alla realizzazione di questo reportage di guerra, concedendo ospitalità all'autore, in qualità di inviato speciale, a bordo della portaerei Philip Morris durante le fasi salienti del conflitto.
Nota dell'autore: I nomi appartenenti a personaggi e ditte realmente esistenti sono citati a mero scopo di satira, col solo intento di coinvolgerli, insieme agli altri aspetti della “fasanesità”, in un innocente gioco dallo spirito squisitamente goliardico, privo di allusioni di qualsiasi genere.
di Redazione
06/01/2013 alle 11:40:27
Leggi anche:
Macelleria Peppino De Leonardis
Carni e prodotti freschi e alla brace
La storica macelleria De Leonardis con fornello pronto tutte le sere