MARLBORO DAY
Il giorno in cui Fasano respinse lo sbarco alieno - PARTE 2
Ogni sera alle 19.00 una puntata del racconto fantascientifico "Marlboro Day" di Carmelo Trisciuzzi allegato al numero di Osservatorio del settembre 2000
OSSERVATORIO MENSILE - Settembre 2000. Una delle estati più "calde" per Fasano è al capolinea. La città è ancora sotto shock: l' "Operazione Primavera" che ha debellato il contabbando da marzo a giugno è tutt'altro che un ricordo. I militari del Tuscania occupano ancora la periferia e gi snodi nevralgici del paese. L'economia stenta a ripartire dopo il colpo subito.
Un giovane Carmelo Trisciuzzi scrive un articolato racconto fantascientifico in cui le pedine cruciali dell'economia cittadina diventano protagonisti di un attacco alieno. Gli extraterrestri vogliono occupare Fasano. Vogliono i "giacimenti di bionde" presenti in città. Vogliono conquistare il mondo. Solo i contrabbandieri potranno impedirlo.
Vi riproponiamo in cinque puntate il racconto integrale. Ogni sera su Osservatoriooggi.it alle ore 19.00
I TERRESTRI - Intanto sulla Terra un'altra catastrofe, forse ancora più terribile, era già in corso.
«Pasquà, ce jì? Te vàide i nan t'affitte, jusce!» (traduzione: Pasquale, cos'hai? Ti vedo e non ti scorgo, oggi!).
«Ce 'ava jèsse, Giuà? N'u vì ca na ne fàscene fadié pròprie? Ce contìnue accussì m'aggia scì 'cchié pròprie na fatèje, tande na sté cchiù nüdde da scareché!» (Cosa dev'essere, Giovanni? Non vedi che non ci fanno lavorare proprio? Se continua così devo andare a trovarmi proprio un lavoro, tanto non c'è più niente da scaricare!).
«Ce vé, pacce? Ce te déisce a cäpe? Quala fèmmene cchiü se n'ava venì pe tàie, doppe?» (Che, vai pazzo? Cosa ti dice la testa? Quale donna più se ne verrà con te, dopo?).
«Jé rasciàume, t'a fàscene uasté pròprie a cäpe, Giuà!» (Hai ragione, te la fanno guastare proprio la testa, Giovanni!).
«Mü t'àggia fé vedé ciò ca 'nge stàume a prepàrene a chisse, ca nan s'a vòlene fenésce de rombe u cazze! Altre ca “Premavàire”: ngi'ana fé sènde da mü u calle d'a staggiàume!» (Ora ti faccio vedere ciò che gli stanno preparando a questi, che non se la vogliono finire di rompere l'organo genitale! Altro che “Primavera”: gli faranno sentire da ora il caldo dell'estate!).
Ne erano passati di secoli, da quando il primo fasanese si aggirava semignudo nella sua terra, verde di ulivi, coperto soltanto da una foglia di tabacco, abbeverandosi alle polle d'acqua sorgiva del litorale, guardando il mare da cui traeva una delle sue principali fonti di sostentamento. Egli era politeista e i suoi dei erano la personificazione degli elementi della natura: il dio dell'acqua Eaap, il dio del gas Conscoop; lo stesso ecosistema, incarnato nella dea regina dell'Olimpo fasanese: la fulgida Sogea. Egli li venerava, ma li bestemmiava anche pesantemente, perché essi spesso esigevano sacrifici troppo esosi.
I secoli erano passati, ma il mare restava sempre e comunque la via salaria del fasanese. Ora però viaggiava in Mercedes ascoltando, con lo stereo a tutto volume, i brani di Rocksì (la madre dei Roxette), dei Becdesòrde Boys (cugini “pezzaioli” dei Backstreet Boys), e la musica poppt leccese. Vestiva Marlboro o Kim Top Line, beveva acqua “Sorgente Traficante” e sin da bambino sognava di fare l'unico mestiere che gli avrebbe consentito di realizzarsi pienamente: quello del contrabbandiere. Perché anche per i più piccoli erano loro, i sigarettari, i veri beniamini dei “cartoni”, certamente più dei Pokémon. Il fasanese tipo era persino presente al sito Internet www.bionde.com..
La sua religione era andata incontro a un processo di semplificazione. Il fasanese adesso era monoteista convinto, e la sua fede era più salda che mai. Adorava un solo dio, l'unico che ascoltasse tutte le sue invocazioni ed esaudisse i suoi desideri: l'onnipotente dio Pila. A lui era pronto a sacrificare tutti i suoi migliori valori morali.
Egli era anche uomo di mondo. Frequentava il jet set, e uno degli appuntamenti più “in” a cui non mancava mai era il Gran Premio di Montecarlo di Formula Uno, durante il quale, da fervente sportivo, tifava Ferrari dalla tribuna d'onore della “Curva del Tabaccaio”.
La vita fino ad allora era trascorsa tranquilla, tra sbarchi di sigarette e imbarchi di ragazze (con il fidanzato come optional) che, con i proventi delle loro public relations si davano alle spese più pazze, tanto da poter essere definite le spàise (spesa) girls della costa adriatica.
Ora c'era chi voleva mandare in fumo tutto questo, ma l'evoluzione aveva ormai inesorabilmente fatto il suo corso e il gene contrabbandiero era stato acquisito dal corredo genetico del fasanese. Visto al microscopio, il gene era inconfondibile: era avvolto da una membrana tutta nera per mimetizzarsi, come fanno anche certi virus, tra i più scaltri; aveva la voce leggermente roca, tipico atteggiamento da boss, si esprimeva rigorosamente in dialetto e faceva l'abuso a tutti gli altri geni. Nessuno di questi ultimi si permetteva il lusso di alterare a suo piacimento le cellule. Infatti - è risaputo - un organismo col Dna contrabbandiero è immune da ogni malattia. Tra tutte le forme di vita presenti nel Cosmo è la più immortale, persino più di Alien, l'obbrobriosa schifezza extraterrestre che non buttava mai il veleno nemmeno se gli davi da bere il seccatutto, e rispuntava sempre più viva che mai nelle pellicole di Alien 2, Alien 3, eccetera.
GIORGIO CROCE - Adesso un'ombra ciclopica si stava allungando sulla Luna: l'astronave madre aliena si trovava “alla fonda” a meno di 400.000 km dalla Terra.
«Maggiore Minermix, avete provveduto ad oscurare i sistemi di rilevazione terrestri, per rendere non localizzabile la nostra posizione?».
«È tutto sotto controllo, Comandante Zetamix. Abbiamo neutralizzato i sistemi di rilevazione radar e satellitare. Un virus informatico ci rende totalmente invisibili, anche negli spostamenti!».
«Ok, maggiore! Mi esponga adesso i risultati degli studi condotti in passato sugli esseri prelevati a campione e trasferiti sulle nostre navi ricognitrici».
«Sull'argomento, comandante, darei la parola all'ufficiale medico, il dottor Ittimar, specialista nella cura di tutte le specie, dalla più evoluta all'ultima “cozza”. Egli ha condotto personalmente gli esperimenti proprio sui fasanesi prelevati a caso negli ultimi anni».
«In realtà, signori ufficiali, in qualità di medico e scienziato» disse Ittimar, «non mi sento di affermare che gli esperimenti condotti sulle cavie prelevate, mirati ad ottenere un ibrido compatibile con la nostra razza, abbiano avuto successo. Anzi, per onor del vero, bisogna ammettere che si sono rivelati una vera e propria fetecchia. Un individuo, dopo aver viaggiato a lungo con noi negli spazi siderali, ora, riportato nella sua città, non fa altro che chiedere passaggi nei pressi di un semaforo, sperando di ripetere l'esperienza. Un altro, intossicato dai gas di scarico delle nostre navicelle, è diventato “nicotinomane” e ferma tutti per strada chiedendo sigarette. Per questo è conosciuto come “la Finanza”. Fortunatamente nessuno ha capito che sono stati vittima di esperimenti e sono stati etichettati semplicemente come “quelli che non ci vanno bene”. Solo in un caso abbiamo ottenuto qualche successo. Abbiamo ragionevolmente plasmato a nostra immagine, anche nei tratti somatici, un altro esemplare, che ha subito mutazioni genetiche tali da farlo addirittura ribattezzare dai sui simili “Testa di polpo”. Purtroppo, però, i risultati delle ricerche sono spariti con l'individuo, e con loro sono sparite anche molte altre cose, tra cui anche lo stereo della mia navicella privata».
Il comandante, appurata dunque l'estrema difficoltà a creare un miscuglio fattibile tra le razze, un essere transgenico accettabile, che sarebbe risultato solo una terribile incapriata, sentenziò: «Purtroppo ancora una volta abbiamo avuto le conferme che ci aspettavamo. Non ci resta che pianificare l'invasione della Terra con l'annientamento della razza umana. Non prima però di aver fatto qualche volo di ricognizione in incognito per le ultime rilevazioni utili alla strategia di accerchiamento del territorio fasanese e alla localizzazione dei giacimenti di tabacco, da utilizzare per i nostri rifornimenti. Maggiore Minermix, affido a lei questa missione! Sarà affiancato dal Tenente Everything e dal Sottotenente Färgton. Che il nostro dio Bluver, il dio di tutti i polpi del Cosmo, sia con voi!».
Fu così che a bordo di una piccola astronave da ricognizione i tre ufficiali si avviarono verso la Terra. L'atterraggio avvenne nella zona industriale di Fasano, alle prime luci dell'alba. L'equipaggio era pronto a scendere per l'esplorazione della zona, quando da una strada laterale sbucò una Uno bianca sinistrata con portabagagli.
«Maggiore, che facciamo? Qui va a monte tutta la segretezza della ricognizione!».
«Adottiamo il protocollo degli incontri ravvicinati del terzo tipo… speriamo di confonderlo».
Come in un duello western, la navicella e la Uno bianca si trovarono contrapposte l'una all'altra, pronte a estrarre la loro arma al minimo movimento dell'avversario. La luce sempre più rossa dell'aurora conferiva alla scena quasi un'atmosfera da “mezzogiorno di fuoco”.
A un tratto dall'astronave partirono i fatidici, classici cinque toni del linguaggio convenzionale extraterrestre. Un attimo di silenzio e la Uno rispose. Da un altoparlante scandrasciato un brano di musica leggera degli anni '70 squarciò il silenzio, che fino ad allora era stato appena scalfito dall'accenno di melodia aliena. Poi si interruppe bruscamente castrando impietosamente una rima, e una voce emblematica annunciò: «...piccolo polipo, grande polipo, mediano polipo... tutti i colori dell'arcobaleno questa mattina...».
Si trattava del mitico Giorgio Croce che, con linguaggio altamente cacofonico, tra una sparata di brani di Celentano e l'altra, alla faccia di ogni testo di grammatica, e assassinando preterintenzionalmente la lingua italiana, annunciava i termini di un non meglio precisato sbarco.
«Ci ha smascherati!» concluse Everything.
«È impossibile!» commentò Färgton, «abbiamo assunto sembianze antropomorfe e siamo anche protetti da uno schermo opaco. Non può vederci per come siamo veramente».
«Qua se ci beccano siamo fritti» riprese Everything.
«Certo non sarebbe meglio una vita da mediano polipo» intervenne il Maggiore Minermix, «comunque questi esseri devono essere dotati di sistemi di biorilevazione molto sofisticati. È meglio dileguarci subito, sperando che non ci sputtani» comandò.
Gli alieni erano stati fortunati. Anche se, col suo tipico linguaggio immediato, il folcloristico Giorgio li aveva messi in seria crisi, nessun fasanese avrebbe potuto facilmente discernere la realtà dalla propaganda in un ipotetico messaggio d'allarme partito da quella fonte. I piani dello sbarco extraterrestre erano salvi, per il momento.
di Redazione
03/01/2013 alle 07:07:57
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