MEDAGLIONI FASANESI
Aquilino Giannaccari
Carrellata di personaggi illustri fasanesi pubblicati su Osservatorio e pubblicati sul volume "Medaglioni Fasanesi" di Secondo Adamo Nardelli
Aquilino Giannaccari
(da “Osservatorio”, settembre 1995)
Non è facile tracciare il profilo di un personaggio che nel breve percorso della sua esistenza - visse soltanto 46 anni - ha svolto con frenesia quasi promonitrice una mole imponente di attività. Forse è vera la sentenza di Plauto: «Quem dei diligunt edulscens moritur» (colui che gli dei amano, muore giovane).
Aquilino Giannaccari nasce nel 1925. Giovanissimo, subito dopo essersi laureato in legge, si tuffa nella lotta politica col partito monarchico e diviene segretario prediletto di donna Maria Chieco Bianchi, che si avvale largamente della collaborazione del vivacissimo e instancabile suggeritore. In una infuocata campagna elettorale amministrativa, Aquilino concorre fortemente al successo della lista della Corona, che conquista il municipio della nostra città.
Non potendo l'eletta nobildonna fare a meno dei preziosi consigli del giovane e brillante collaboratore, lo colloca, al di fuori delle regole istituzionali, nella sua anticamera, assegnadogli il ruolo di capo di gabinetto. Furiosa, ma inutile, la reazione delle forze di opposizione. Così esordisce pubblicamente un personaggio singolare, che ha svolto un ruolo di protagonista nella comunità fasanese.
Ricco di infinite risorse, la sua azione non conosce ostacoli. Quando la signora Chieco Bianchi entra in lizza per l'elezione alla Camera dei Deputati, Aquilino Giannaccari si muove con furbizia alla ricerca di fruttuosi espedienti elettorali. Intreccia combinazioni anche con l'eroe di guerra Delcroix, medaglia d'oro e grande invalido, al cui nome associa quello della sua candidata con grande profitto di consensi. La vastità del collegio elettorale Bari-Foggia non può consentire a donna Maria Chieco Bianchi di comiziare su tutte le piazza della Daunia. Ma Aquilino Giannaccari non si perde d'animo, e presenta sulle piazze dei paeselli sperduti del foggiano una sosia della nobildonna.
Di bell'aspetto, alto, occhi celesti, capigliatura liscia tirata ed impomatata alla Rodolfo Valentino, elegante alla Lord Brummel, la sua presenza non passa inosservata. E lui utilizza il fisico del ruolo con l'abilità di un diplomatico consumato.
Intuisce perfettamente che «l'essere a nulla approda tra le miserie umane se non s'incontra con l'apparire» e che la vita è grande teatro dove la recitazione ti fa emergere e applaudire se hai buona mimica e perfetta dizione. Il senso della teatralità lo induce a seguire la processione dei santi patroni indossando i paramenti solenni e sontuosi di commendatore del Santo Sepolcro di Gerusalemme, titolo conferitogli dal Vaticano suscitando l'ammirazione e l'applauso del popolo del rione Barsento.
Nel 1956 scende direttamente in politica e viene eletto consigliere provinciale. Ma la sua ambizione è essenzialmente rivolta ad un ruolo dominante nella sua città.
Così, alla vigilia dell'istituzione dell'Azienda di Soggiorno, intravede la possibilità di assumerne la direzione. Ricorre quindi, alla sua capacità di alchimista politico ed offre ai massimi esponenti della Dc brindisina, on. Italo Giulio Caiati e evv. Samuele De Guido, il suo voto al bilancio dell'amministrazione provinciale e la sua dichiarazione di indipendenza dal partito monarchico per salvare la maggioranza scudocrociata. In contropartita chiede ed ottiene la promessa, per la fine del mandato elettorale, dell'assunzione con grado adeguato presso la Provincia, e successivamente la nomina a direttore dell'istituenda Azienda di Soggiorno.
Il disegno si realizza quando, superata l'ostilità degli ambienti politici locali presso i quali non gode alcuna simpatia per comprensibili ragioni di antagonismo, e vinta la resistenza del sindaco dell'epoca che si oppone alla sua nomina, ottiene la direzione dell'Azienda, surclassando il dirigente della Pro Loco che ne era il naturale candidato. Collocato al posto giusto mette in moto la sua vorticosa attività con frenesia e fervida immaginazione. Pensa ed agisce contemporaneamente, e talvolta agisce prima di pensare. L'immagine di una grande Fasano da offrire al turismo gli toglie il sonno. Organizza l'«Estate Silvana», che diventa, in un ristretto spazio all'aperto, passerella dei più grandi nomi dello spettacolo leggero italiano ed internazionale e luogo di invasione dei tanti fans degli artisti che vi si alternano. Anche i grandi sarti internazionali fanno sfilare da noi, tra la gioia delle signore e la disperazione dei mariti, i modelli da loro creati.
Gli anni '60 furono il decennio di grande fulgore per la notorietà che l'attività intensa svolta dall'Azienda di Soggiorno aveva attribuito alla nostra città.
Aquilino impone e insegna ai recalcitranti l'uso dello smoking per accedere alla casina Municipale e accetta soltanto per benevolenza l'abito scuro. e come estrema eccezione la giacca purchessia, ma giammai la sola camicia. Pensa una funivia Selva-mare. Conduce trattative per la istituzione di una casa da gioco. Spinge Matteo Colucci a creare lo Zoosafari e convince Angelo Lombardi, il famoso “amico degli animali”, a progettarlo. Pensa di innevare artificialmente la collina silvana per il “Natale fra i trulli”. Invita con cortese insistenza alle feste personalità di ogni parte d'Italia. La signorile ospitalità riservata a costoro gli consente di intrecciare proficue relazioni utili ai suoi progetti. I baresi in particolare, frastornati dalla eccezionale gentilezza e disponibilità del direttore dell'Azienda, acquistano alla Selva trulli e villini, considerandone il soggiorno gradevole per il clima e l'attività mondana. Un grande aiuto allo sviluppo turistico di Fasano viene dalla Gazzetta del Mezzogiorno diretta da Oronzo Valentini, che elegge Fasano a sua seconda patria e spalanca le porte del giornale alla esaltazione dei nostri luoghi per la penna di Giannaccari e di altri giornalisti della redazione barese.
È il direttore dell'azienda a sollecitare il pigro capitale locale perchè si diriga verso la fondazione della società “Itala”, coinvolgendo nell'iniziativa anche elementi di grande vicinanza ai palazzi del potere, onde poter fruire di tempi alleggeriti per ottenere gli interventi pubblici. Così nasce la Sierra Silvana, a cui lui stesso dà il nome. L'inaugurazione dell'albergo è un evento straordinario, perchè vede riunito nei suoi saloni il fior fiore degli esponenti dei potentati della società civile e politica. Quella sera, al talento organizzativo di Aquilino Giannaccari, si somma l'eccezionale bravura di Gastone, che imbamdisce un buffet degno di un pranzo a corte.
Poi venne il periodo buio, portato dal vento impetuoso della contestazione, e tutto mutò. Il passaggio dell'Azienda alla Regione, infine, ne decretò l'agonia, che si trascina da oltre un ventennio con il depauperamento di funzioni e strutture.
Ma Aquilino non ha assistito allo sfacelo. Oggi il commovente affetto di una sua nipote, ne ha glorificato il nome intestandogli il premio turistico che si svolge da un triennio. Tale manifestazione ha visto in ogni edizione una massiccia partecipazione di cittadini di ogni ceto e condizione, anche di persone che in vita lo osteggiavano.
Questo significa che su Aquilino Giannaccari, spenti i fuochi dell'antagonismo politico obliato dal tempo, resta il riconoscimento di una presenza che ha lasciato un importante segno nella storia locale.
di Redazione
26/12/2012 alle 12:12:19
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