SECONDO VOLUME DELLA “RENOVATIO LITTERARIA FASANENSIS”
Viaggio nel Novecento
Da Osservatorio n. 10 – 2002
La copertina di Renovatio Litteraria Fasanensis, secondo volume, pubblicato dal Liceo “L. da Vinci”. Il libro, frutto di un lavoro d’équipe, è stato curato da Grazia Ferrara.
Togliamoci subito i sassolini dalle scarpe. Il secondo volume del progetto didattico Renovatio Litteraria Fasanensis, dedicato al Novecento e pubblicato dall'Istituto di Istruzione Superiore “Leonardo da Vinci”, alias Liceo, ci è apparso più frammentario del primo. Forse, però, è un debito che andava pagato, perché è ovvio che più ci si avvicina al presente, più è difficile la “sistemazione” dei mille rivoli di quell'incessante fiume che, con un termine economicistico, si chiama ‘produzione culturale'. La stessa curatrice della ricerca, prof. Grazia Ferrara, ammette nelle pagine conclusive le «molte omissioni» e se ne scusa. Ma, premesso che semmai stonano diverse “inclusioni”, e dato per scontato che nelle odierne tipografie (il libro è stato stampato in provincia di Lecce) è sempre più raro quel lavoro di editing che in passato eliminava la biblica piaga dei refusi, non grideremo allo scandalo. Salvo che in un caso: non si può, a nostro modesto parere, dar conto del Novecento letterario fasanese senza parlare del Gianni Custodero poeta e narratore, unico nostro concittadino, probabilmente, ad assumere una connotazione extra-locale in questo campo. E passi anche il silenzio su Osservatorio (tranne che per qualche obbligato riferimento bibliografico), mentre si citano invece i tentativi di imitazione durati l'espace d'un matin. Detto ciò, e messo da parte il facile ma anche ingeneroso gioco del “chi c'è e chi non c'è”, va sottolineato che il lavoro si presenta ancora una volta come «antologia operativa letteraria», dove l'aggettivo ‘operativa' sta ad indicare i diversi percorsi e spunti offerti allo studente-lettore e al lettore tout court. E infatti il testo è disseminato di piccole tracce «per verificare», «per approfondire», «per divertirti», «per scrivere», «per capire», «per confrontare», «per esercitarti», «per ricercare», «per esaminarti», «per intendere», e così via. Proprio qui, tra sentieri inter-pretativi, inter-disciplinari, inter-testuali e chi più inter ha più ne metta, emerge la brulicante vena di Grazia Ferrara, che si sforza di inquadrare il microcosmo fasanese (ma anche di paesi vicini quali Cisternino, Locorotondo, Martina, Alberobello, ecc.) nelle parallele vicende storiche e culturali regionali, italiane, europee e mondiali. Per quanto riguarda le cose “nostre” ci sono diverse chicche: dalle poesie di Nino Ruppi (tra cui l'esilarante Rondò serale del 1920, con 63 rime tutte in -ale) alla prima arringa difensiva del neo-avvocato Aquilino Giannaccari per un caso di abbandono del tetto coniugale; dal bellissimo racconto verista Il somaro Rafaniello di Lina Pietravalle, alla riscoperta del Battista Monopoli di Prime luci, raccolta di versi edita da Schena nel 1960; dalla lettera di Tommaso Bianco all'amico parigino Felix Nadar (1901), al Peppino Marangelli de Il vescovo e la novizia (già letto nel volume Rosso di sera, 1978). Nello zibaldone della fasanesità c'è posto anche per sintetici cenni su don Filippo Bonifacio, Achille Monopoli, Marco Carparelli e Giuseppe Attoma, sia pure – ahimè – confuso col figlio Fernando Attoma Pepe.
Tra i numerosi e interessanti itinerari di lettura sul '900 e sui suoi tragici bilanci, segnaliamo l'impressionante pagina sulla scuola leninista, tratta dai Dialoghi del terrore di Francesco Bigazzi e Giancarlo Lehner (1991). La cavalcata inizia con il regicidio di Monza e col primo zampillo dell'Acquedotto Pugliese in Fasano, per terminare praticamente ai giorni nostri. Tutto in dieci capitoli e senza «esprimere valutazioni», come si rimarca nelle considerazioni finali. È certamente il prodotto di un triennale lavoro d'équipe (insegnanti e studenti), nel quale il preside Liuzzi ha opportunamente creduto e investito. Ma sono immanenti nel volume, come già osservato per il primo tomo (v. Osservatorio n. 2-2002, pag. 51), lo stile, la penna e il metodo della curatrice Grazia Ferrara, la quale, modestamente, ha ritenuto di non antologizzare anche se stessa, sebbene i suoi tre libri su Leopardi, Pirandello e Morselli lo avrebbero certamente meritato. (g.q.)
di
02/01/2016 alle 17:01:27
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