LA “STRATEGIA D’IMMAGINE” DI GIANNACCARI IN DUE VECCHI RITAGLI DI STAMPA
Quando Aquilino regalava trulli
Da Osservatorio n. 1-2002
Milano, 1959: Aquilino Giannaccari consegna a Virgilio Ferrari, sindaco meneghino, un plastico di trulli realizzato da Leonardo Loconte.
Consultando un archivio privato scopriamo, confinati su uno scaffale, vecchi ritagli di giornale degli anni Cinquanta. Sottolineati in rosso, due fatti di cronaca che ci riguardano. A dire il vero cercavamo altro, ma per incomprensibili giochi del caso ci troviamo a leggere eventi della nostra comunità, dei quali si sarebbe persa probabilmente la memoria. Il primo pezzo di carta stampata, tratto da Il Gazzettino e datato 5 aprile 1957, titola: «Da Fasano il simbolo delle Murge: un “trullo” al Comune». Il Comune in questione è quello di Venezia. L'articolista riporta l'incontro, avvenuto il pomeriggio del giorno precedente, appunto a Venezia, tra il sindaco della città lagunare, avvocato Tognazzi, e il consigliere provinciale di Brindisi, dottor Aquilino Giannaccari, nostro concittadino. La visita è suggellata da uno scambio di doni. Quale omaggio migliore avrebbe potuto porgere il Giannaccari alla città di San Marco, se non la riproduzione in miniatura di un trullo, simbolo per eccellenza del nostro territorio? Sì, proprio un trullo, «una di quelle tipiche costruzioni arcaiche che, a centinaia nella zona delle Murge, costituiscono un motivo di richiamo e di interesse per i turisti». Naturalmente non si tratta di un trulletto qualsiasi, bensì di una pregevole creazione del noto artista fasanese Leonardo Loconte, alias Mèst Nardüzze u Statuäre. Una creazione vibrante di bucolica liricità nell'architettura delle forme ben definite. Il sindaco veneziano ricambia il cadeau con l'offerta di un volume sulla sua nobilissima città. Un connubio tra due comunità lambite entrambe dalla linfa adriatica, sulla cui terra la storia passata ha tracciato orme eloquenti. Un affresco in cui si intrecciano profumi di laguna, mare e collina, con la cordialità e l'intraprendenza, tutte mediterranee, di genti amiche.
Il secondo scampolo di giornale, dalla Gazzetta del Mezzogiorno dell'8 novembre 1959, illustra il Congresso delle Province tenutosi a Milano. Nell'occasione l'avv. Giannaccari consegna al prof. Virgilio Ferrari, sindaco della città lombarda, il plastico di un altro trullo di Fasano, griffato sempre Leonardo Loconte. La cultura dei trullôs (in tardo greco) o meglio della casèdde (in vernacolo), con il suo incanto vitale, approda così nel Settentrione, squarciando la caligine che annebbia i freddi cieli del Nord.
Delle antiche abitazioni rurali a forma di cono, Angelo Conti scrive: «Passeranno i secoli, e tutti vedranno in qual modo dalla strofa di un canto popolare s'è formato il ritmo di un poema... non altro sono i trulli, queste prime battute della grande musica architettonica». E Gabriele D'Annunzio, il 27 settembre 1917, annota: «Partiamo per Brindisi in automobile. Lunga strada abbagliante, per una campagna di sete. Grossi borghi imbiancati... L'attendamento di pietra nel terreno ondulato. Gli innumerevoli coni bruni contrassegnati dall'emblema fenicio. Lunghe nuvole rosee in un cielo d'acqua marina. E le pecore nere sfuggite al coltello del sacrificatore, le pecore consacrate alle divinità inferne. E il velluto fulvo sotto gli olivi glauchi. Le città bianche che s'inazzurrano nella sera».
A noi, che siamo nati e cresciuti in uno dei candidi paesi pugliesi costellati di trulli olezzanti di latte di calce, il dovere morale di consegnare integri questi “monumenti nazionali” alle future generazioni.
di PALMINA CANNONE
di Redazione
27/10/2015 alle 17:50:24
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