CONCERTO A SAN LORENZO IN FAVORE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE TUMORI
La “Mancini” canta Battisti a fin di bene
da Osservatorio n. 8 – agosto 2000
1° agosto 2000: musicisti e coro della Mancini alla masseria San Lorenzo per lo spettacolo “Dedicato a Battisti”
Qualche rumorino insolito deve averlo sentito, la sera del 1º agosto, il custode del cimitero di Molteno, in provincia di Lecco, ove da due anni riposa il Mito. In quel preciso istante, a Fasano, nel profumato prato verde della masseria S. Lorenzo, le volenterose ugole della “Peppino Mancini” si arrampicavano su canzoni trasfigurate dall'immortalità. Con esiti non proprio incoraggianti, a dire il vero, sebbene riscattati dal nobile fine: quello di aiutare l'Associazione Nazionale Tumori, organizzatrice della serata.
“Dedicato a Battisti” il titolo dello spettacolo (replicato l'8 agosto per la Pro-Selva), con 16 brani scelti nel vasto repertorio del grande cantautore (da Un'avventura a Con il nastro rosa, da Acqua azzurra acqua chiara a Mi ritorni in mente, da Pensieri e parole a I giardini di marzo) e tante, troppe parole, spesso a vanvera, del conduttore Gianni Lenti. Il quale è riuscito in un'impresa che pareva impossibile: banalizzare in una melassa verbosa e appiccicaticcia i cenni biografici sul Gigante della musica italiana, inframmezzati tra una canzone e l'altra. Con l'aggravante di qualche panzana sparata come un fuoco artificiale nel cielo notturno, un paragone a sproposito (quello con Neruda: quanto di più lontano, tra l'altro, dalla feroce avversione di Lucio Battisti per gli intellettuali di partito) ed errori a catinelle (tra tutti: la moglie di Lucio non si chiama affatto Maria Letizia).
Le canzoni battistiane hanno un fascino attanagliante e impongono il religioso ascolto anche quando l'esecuzione non è impeccabile. Ma non si può e non si deve stravolgerle (vedi una orripilante Canzone del sole arrangiata alla maniera di Attenti al lupo di Lucio Dalla) o addirittura modificarne il testo a casaccio, come ha fatto Fausto Savoia (Emozioni, E penso a te). Se poi non si possiede una minima vocalità di base, è forse meglio rinunciare a questa forma di esibizionismo da palcoscenico, e ci riferiamo ad alcune ragazze, giovani e meno giovani, mandate allo sbaraglio con pezzi che tutti conoscono virgola per virgola e nota per nota. La “Mancini”, insomma, ha dato miglior prova di sé in altre occasioni, e forse il teatro amatoriale le è molto più congeniale. D'altronde, il già difficile compito dei “cantanti” non è stato affatto agevolato dalle idee piuttosto confuse di una reinterpretazione musicale fatta apposta per appagare le voglie protagonistiche dei singoli, piuttosto che la resa dell'insieme. Una cosa dignitosa, tuttavia, vogliamo salvarla, ed è il brano Fiori rosa fiori di pesco, eseguito da Valerio Bianco con l'opportuna convinzione e sostenuto dalla riconosciuta professionalità della sezione ritmica, cioè il bassista Gino Laterrenia e il batterista Antonio Di Lorenzo. Per il resto, non siamo affatto sicuri che Lucio Battisti sia stato contento dei risultati artistici di questo omaggio. E il custode del cimitero brianzolo è pronto a darne conferma. (g.q.)
di Redazione
22/04/2015 alle 18:32:51
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