LA SERVA DI DIO CHE PARLAVA CON GESù
Teresa, la mistica con le stigmate
da Osservatorio n. 11 - novembre 2004
La “Serva di Dio” Teresa Palminota (Bari, 1896 - Roma, 1934)
Tanto caro mi è il ricordo della mia catechista Maria Cofano, figlia di Leonardo, nato a Fasano nel 1875 e trasferitosi da giovane a Santeramo in Colle (Bari) col fratello Francesco per lavoro. Entrambi commerciavano all'ingrosso in olio fasanese, prodotto nei frantoi Rosati e Cupertino, pasta di Matera e Torre Annunziata, e sapone della locale fabbrica di Donato Mancini.
Leonardo (che appelleremo senior) sposa la santermana Addolorata Fraccalvieri, che lo rende padre di Vito (deceduto nel primo conflitto mondiale), Nunzio, Francesco, Guerino, Giuseppe, Dionisio, Rosa (la cuoca di casa), Maria (già citata) e Laura, che diventerà suora dell'Ordine delle Monfortani.
Il Nostro non dimentica il paese natìo, anzi continua la tradizione di trascorrere l'estate in collina. Nella bella stagione torna a villeggiare al Canale di Pirro, nella casina a trulli paterna, ove ritempra le forze e la nostalgia. Ancora oggi la casa è lì, lungo la via per Putignano, a testimoniare il forte radicamento della famiglia Cofano nella propria terra. Nel mio immaginario è sempre stata la “casa del nespolo”, come quella dei Malavoglia di Verga, perché c'era e probabilmente c'è ancora un albero molto fruttifero di nespoline, quelle che si fanno maturare nella paglia e si gustano a Natale. Quando nasceva il Bambinello, la signora Addolorata, che affettuosamente chiamavo nonna, me ne offriva un canestrello. Conservo ancora nel cuore quel sapore di bontà e di innocenza!
Nel 1941 il ritorno definitivo a Fasano diviene, per i Cofano, realtà. Si stabiliscono in una accogliente dimora, in via Forcella 131, vicinissima alla abitazione dove sei anni dopo sarebbero andati ad abitare i miei genitori, appena sposati, e nella quale io sono nata.
Purtroppo, il 6 febbraio 1942 il capofamiglia Leonardo viene improvvisamente a mancare. Il dolore lacerante avvolge tutti in una spirale di sconforto, che via via si attutisce grazie alla loro fede, salda come un ulivo millenario.
Maria Cofano. Cagionevole di salute, Maria avverte forse più dei congiunti il vuoto della figura paterna, ma l'accetta con cristiana rassegnazione. L'attaccamento ai valori evangelici la rende una roccia di coraggio. Educata a forti ideali di disciplina, ordine, lealtà, non tarda a imporsi nella Parrocchia di S. Antonio Abate, sotto il parroco don Nicola Carbonara, come una delle catechiste più autentiche. Si dedica totalmente ai piccoli parrocchiani che le vengono affidati, seguendoli fino alla maggiore età, e persino al matrimonio. Fa di più: avvicina i ragazzi “a rischio”, di periferia, dove, come canta Renato Zero, «vivere è un terno alla lotteria», di strada insomma, che imboccano la delinquenza, poveri, abbandonati, e a ognuno elargisce conforto e aiuti concreti. Un Don Bosco in gonnella. Piccola di statura, grande nella proposizione della carità. Un esempio di donna dedita ad incanalare i giovani fasanesi nei principi religiosi. Io, bimbetta con le trecce e con gli occhi colmi di curiosità, l'ascoltavo per ore nei pomeriggi invernali, intorno al braciere ardente di carbonella. Raccontava a me e agli altri piccoli del quartiere storie di santi e di miracoli. Mi sentivo privilegiata perché mia madre, in verità molto severa, mi concedeva di andare quotidianamente da Maria. È dalla voce suadente di lei che ho imparato la venerazione per Maria Goretti, Domenico Savio e tanti altri santi. Della loro vita possedeva libri illustrati che mi mostrava con letizia. Spesso me li regalava per ulteriori approfondimenti. Li conservo tutti nella mia biblioteca, insieme agli altri che mi hanno forgiato come persona. Una volta – frequentavo già la terza media – mi accennò ad una sua cugina, da tempo scomparsa: Teresa Palminota, giovane mistica, protagonista di fatti eccezionali. Entrambe erano legate da un sogno che non avevano potuto realizzare a causa delle precarie condizioni di salute: abbracciare la vita monastica. In quei tempi, chi non era perfettamente sana non poteva divenire suora. Crescendo fui distratta da altro, e sinceramente dimenticai Teresa. L'estate scorsa, però, l'amico Leonardo Cofano junior, nipote di Maria, figlio del fratello Giuseppe, mi mostrò una vecchia copia del settimanale La Domenica del Corriere datata 6-2-1982, con l'articolo In “trance parlando con Gesù, a firma di Paola Giovetti. Il servizio trattava proprio del misticismo della Palminota.
La famiglia Fraccalvieri. Vediamo più da vicino la figura della giovane, che a Fasano aveva anche alcuni parenti Fraccalvieri, tra cui la cugina Gioconda, figlia di Pasquale, raffinata sarta che ha vestito le signore più eleganti della nostra città. Mi conceda il lettore qualche nota sulla famiglia Fraccalvieri, per comprendere appieno il contesto in cui è vissuta Teresa. Dunque, Addolorata, che si era unita in matrimonio col nostro concittadino Leonardo Cofano senior, aveva quattro sorelle: Grazia, consorte di Pietro Palminota e madre di Teresa; Gervasia, moglie di Vitangelo De Bellis; Matilde, maritata con Mario Guala e trasferitasi a Torino; Agrippina, suora di clausura. I fratelli invece erano: Pasquale, già citato; Magrino, orefice emigrato in Argentina; Guerino, padre generale dei Barnabiti e cardinale in pectore deceduto prima del concistoro. E ancora, Leonardo, genitore di ben tre sacerdoti: padre Marco, gesuita e giudice alla Sacra Rota; monsignor Pietro, cancelliere in Vaticano; padre Benedetto, direttore dei Barnabiti a Napoli. Superflua ogni considerazione sulla religiosità di questa famiglia timorata di Dio. Non ci stupirà, pertanto, la narrazione della vita di Teresa, tratta dal volume di padre Luigi Fizzotti Il segreto di Teresa, ed. Eco S. Gabriele (oggi non più in commercio), pubblicato postumo da padre Carmelo Naselli, un passionista studioso di eventi storico-religiosi straordinari. L'opera è corredata da una accurata documentazione per proporre all'opinione pubblica e agli ambienti ecclesiastici una donna che potrebbe salire sull'altare della beatificazione. Un vero trattato metodologico sul rapporto della figlia spirituale col mistero di Cristo. A distanza di più di vent'anni da quella pubblicazione Osservatorio ripropone il cammino mistico di Teresa, procugina di nostri concittadini (del ramo Cofano) che oggi vivono a Fasano.
Teresa “in odor di santità”. Nasce a Bari nel 1896, ultima di quattro figli: Angelo, Nunzio, Mariù. Sembra non destinata a vivere quando viene al mondo dopo appena sei mesi di gestazione. Ma l'Altissimo ha un disegno ben preciso per lei. La piccola sopravvive, diviene una bimba come le altre, anche se afflitta da tanti malanni. Mamma Grazia, per tenerla buona durante la celebrazione della messa, le dice che nel tabernacolo abita un bambino dolcissimo che si chiama Gesù. Ammaliata dal fatto, la piccola si reca spesso da sola in chiesa ad offrire dolci e giocattoli al bimbo misterioso. Ha cinque anni quando il tabernacolo si apre e appare il Bambino in una gran luce. Teresa Gli parla. Assiste stupefatto alla scena il parroco, che le ingiunge di non farne parola con alcuno, neppure con la madre. Ella obbedisce. Solo molti anni più tardi ne parlerà ai suoi direttori spirituali, monsignor Volpi e padre Fizzotti. L'apparizione le cambia la vita. In camera ha una statua di Gesù Bambino che si rende protagonista di inspiegabili prodigi. Le apparizioni si ripetono sia in Puglia che a Roma, ove si trasferisce nel 1917. Qui, nella Parrocchia S. Gioacchino ai Prati, mentre è in adorazione, colpita da un raggio luminosissimo sprigionatosi dall'ostia, si sente andare in fiamme... il petto scoppia... il cuore s'ingrossa... le costole si dilatano. Sono «i segni di quel cammino mistico che il Signore ha tracciato per lei» spiega padre Naselli. Nel 1919 entra nell'Istituto delle suore di Maria Bambina a Monza, ma vi rimane poco. Colpita da otite purulenta a entrambe le orecchie, perde l'udito e ritorna a casa. Svolge in parrocchia le attività caritative militando attivamente nell'Azione Cattolica, proprio come farà in seguito, seguendo il suo esempio, la cugina Maria Cofano (di cui abbiamo parlato sopra) prima a Santeramo e successivamente a Fasano.
Le stigmate occulte. Nel 1924 la giovane riceve le stigmate. Gesù le si mostra con le piaghe aperte, dalle quali partono raggi di luce che le toccano il costato, le mani e i piedi. Dopo poche ore le piaghe si richiudono, ma restano le sofferenze a esse legate, continui spasimi, un vero martirio. Diviene portatrice delle stigmate invisibili, come S. Caterina da Siena. Da esse si sprigiona un calore tale da incenerire i fazzoletti che la mistica vi pone per alleviare il dolore. Tace con tutti, anche con i familiari, seguendo le indicazioni di Cristo. Molto tempo dopo avrà il permesso di rivelare il segreto al confessore, padre Fizzotti, che indaga scrupolosamente, constatando de visu la fuoruscita di sangue dalle mani rattrappite di lei. Inoltre Teresa, pur essendo completamente sorda, riacquista l'udito quando dialoga con lui, per riperderlo successivamente. Le si attribuiscono molti fenomeni extrasensoriali, precognitivi e psicocinetici. Predice con largo anticipo la guerra civile in Spagna, apre la porticina del tabernacolo col gambo di un garofano, gioca con una farfalla apparsa dal nulla, e tanti altri fatti inspiegabili con la ragione. Negli ultimi tre anni di vita, incredibile a dirsi!, vive senza nutrirsi, cibandosi soltanto dell'ostia, occultando ancora una volta la cosa a tutti, tranne che al padre spirituale. Don Fizzotti è consultore nella Sacra Congregazione dei Riti, e si occupa di molte cause di beatificazione. Nonostante ciò, è ostacolato quando vuol pubblicare un profilo di Teresa, perché in questo campo la Chiesa è severa e prudente. Perciò lo farà decenni più tardi padre Naselli, quando i tempi saranno più maturi. La mistica, che ha previsto il giorno e l'anno della sua morte, lascia questo mondo a soli 38 anni, nel 1934, a Roma. Qualche tempo dopo sarà proclamata “Serva di Dio”.
Altri fatti straordinari. Non si possono tacere al lettore altri eventi “miracolosi” di cui siamo venuti a conoscenza. Leonardo Cofano junior ricorda che lo zio Dionisio, sottufficiale di artiglieria, durante la seconda guerra mondiale stava in Africa con altri commilitoni. Un giorno gli anglo-americani sferrano un attacco aereo più violento degli altri. I soldati ormai disperano di salvarsi. Nessuno sarebbe potuto uscire vivo da quell'inferno. Dionisio Cofano, allora, disperato, comincia a invocare la cugina Teresa, e i compagni, distesi a terra con lui, pur non conoscendola, la pregano anch'essi con fede: «Teresa, aiutaci!». Quando il pericolo cessa i militari si alzano incolumi. Grande lo stupore nell'accorgersi che i proiettili delle mitragliette hanno disegnato le loro sagome senza scalfirli. Da quel momento issano nel loro animo la bandiera della devozione per Teresa. Le suore del “Bambino Gesù” a Roma, sempre secondo Leonardo, oltre a conservare gelosamente le reliquie di Teresa, possiedono una sedia impagliata bruciata, sulla quale la Palminota si era seduta in cappella a pregare, quando a un tratto s'era sentita “friggere”. Il calore scaturito dal cuore, che incenerisce gli oggetti senza carbonizzare le carni, ha un'origine mistica secondo Ugo Dettore, di cui la già citata Domenica del Corriere riporta una riflessione sulla paranormalità mistica della Palminota. Le stesse monache serbano pure un “Bambino Gesù col confetto”. Accadde che, alla morte dello zio Guerino (il cardinale in pectore già citato), Teresa, rattristata e forse anche contrariata, va dal Divino Pargolo e, mostrandogli uno dei confetti che suole donargli, gli dice: «Hai permesso la morte di zio Guerino, niente confetto». Allora la statua glielo strappa di mano e lo porta alla bocca senza mangiarlo. I pochi a cui è stato permesso di vedere il Bambino sono rimasti strabiliati alla vista del confetto stretto tra i dentini del simulacro. La semplicità angelica di quest'anima pia, che viveva in totale confidenza col Figlio di Dio, non deve stupirci. Il suo essere bambina, proprio dell'ordine sapienziale dei “bambini di Dio” di cui parla il Vangelo, ci insegna che di fronte al male dobbiamo rimanere piccoli; di contro, mostrarci adulti in quanto a sapienza.
Questa figura eccezionale, che la mia catechista paragonava a Santa Teresa del Bambin Gesù, della cui straordinaria vita interiore nessuno sapeva, s'impone alle nostre coscienze per l'obbedienza, l'umiltà e l'accettazione della croce che ciascun cristiano è chiamato a reggere.
Auspichiamo che la Chiesa avvii al più presto il processo di beatificazione, se non l'ha ancora fatto. Teresa è anche un po' “fasanese”: avere una beata, (e, chissà, un giorno anche una santa) che vegli sulla nostra città sarà di per se stesso un miracolo.
(Si ringraziano i coniugi Leonardo e Maria Cofano per la preziosa collaborazione)
di Palmina Cannone
di Redazione
06/04/2015 alle 12:03:07
Leggi anche:
Macelleria Peppino De Leonardis
Carni e prodotti freschi e alla brace
La storica macelleria De Leonardis con fornello pronto tutte le sere