FASANO SELVA
Aneddoti e personaggi dei primi anni della Fasano Selva
Tratti dal volume "50 volte Fasano-Selva-Storia di una leggenda sportiva"
Giannino Gallo seduto sulla pedana della sua macchina insieme a un amico
I Chieco, una famiglia “da corsa”
L'idea della corsa automobilistica Fasano-Selva fu dell'avv. Francesco Chieco, marito del futuro sindaco di Fasano Maria Chieco Bianchi, e che a sua volta sarà sindaco di Bari dal 1952 al 1956. Subito dopo la guerra Franco Chieco fu nominato commissario dell'Automobile Club di Bari, del quale divenne poi presidente, tenendo la carica per ben tredici anni dal 1946 al 1959. La comune passione per le macchine univa vieppiù i coniugi Chieco, perché va ricordato che anche “donna Maria”, tra i suoi molteplici impegni pubblici e privati, prima di assurgere alla carica di sindaco di Fasano per il partito monarchico (1949-1954), aveva trovato il tempo di dedicarsi saltuariamente pure allo sport automobilistico, da vera antesignana dell'emancipazione femminile, vincendo persino qualche gara amatoriale. E siccome i cromosomi non mentono, il “virus” delle corse su quattro ruote fu trasmesso naturalmente ai due figli della coppia “sindacale”: Alessandro, per gli amici Sandrino, e Luigi. Soprattutto al primo, che, come vedremo nei successivi capitoli di questo volume, partecipò alla Fasano-Selva con ottimi risultati quasi ogni anno dal 1947 al 1962, mentre il secondogenito Gino fece una sola apparizione da pilota nell'edizione del 1956. Per completare il quadro di questa “famiglia da corsa”, va ricordato che anche la moglie di Sandro Chieco Bianchi, Elisabetta, sulle orme del marito, del cognato e della suocera, volle provare l'ebbrezza di cimentarsi al volante in gara, partecipando a qualche edizione della Fasano-Selva.
Ma come nacque nell'avvocato Franco Chieco, proprietario di una villa sulla bella collina fasanese, l'intuizione della Coppa Selva? «Mio padre – ricorda il figlio Alessandro – prima ancora della guerra aveva una Aprilia spider aperta, carrozzata Bertone, con la quale facemmo (papà, mamma, io e mio fratello, don Ciccio Bianco e Pierino Bianco) un gran giro in tutta Italia. Scoppiata la guerra, papà fu chiamato sotto le armi, come capitano aiutante maggiore al commissariato militare a Bari. Gli inglesi e gli americani volevano requisire tutte le auto in circolazione. Noi smontammo questa macchina pezzo per pezzo e ne conservammo i componenti in tre diverse masserie, sotto cumuli di paglia. Ma un ufficiale italiano, addetto agli americani, rivelò che il capitano Franco Chieco era in possesso di una macchina. Papà fu chiamato dagli americani, che gli chiesero la consegna dell'auto entro 48 ore. Fummo così costretti a rimontare ogni cosa, per evitare la prigionia di guerra. Questa passione di papà per le auto, insieme a quella di Luigi Amati, fu alla base dell'idea di organizzare una gara automobilistica in Puglia».
Luigi Amati, il deus ex machina
Nato e vissuto a Cisternino (1908-1982), Luigi Amati, per tutti “don Luigi”, è stato una vera icona della Fasano-Selva. Nel mondo dell'automobilismo pugliese ha costituito un punto di riferimento per diverse generazioni di piloti: fu commissario sportivo, prima provinciale, poi nazionale, ininterrottamente dal 1933 al 1975, anno in cui venne eletto consigliere nazionale della Csai per la Puglia. Dal 1959 al 1974 fu direttore di gara di tutte le manifestazioni organizzate dagli Automobil Club di Bari e Brindisi. Socio dell'Ac Bari dal 1932, consigliere dell'Ac Brindisi dal 1952 al 1966. Nel 1974 il Coni gli assegnò la “Stella al merito sportivo”, onorificenza riservata ai grandi personaggi dello sport. Oltre ad essere stato fra i principali artefici della Fasano-Selva a livello organizzativo, fino al 1955 fu protagonista della gara anche in veste di concorrente. Ricca la sua carriera di pilota: dal 1929 al 1962 disputò più di cento competizioni di velocità su strada e in salita, prendendo parte a Mille Miglia, Targa Florio, Giro di Sicilia, Giro di Calabria, Coppa Dolomiti. Conseguì ottimi risultati: primo di classe alla Trento-Bondone e secondo in Coppa Bolzano-Mendola nel 1938; terzo assoluto in Coppa Intereuropa a Monza, primo di classe in Coppa Taras, primo assoluto in Coppa Autunno di Melfi nel 1949; primo di classe al Giro di Sicilia, al Giro di Calabria, secondo a Selva di Fasano e alla Catania-Etna nel 1950; primo di classe alla Giardini-Taormina nel 1951; secondo di classe al Trullo d'Oro nel 1952. Tutti lo ricordano con il suo impeccabile abito di lino bianco, il cappellino in testa, sempre in prima fila tra gli organizzatori, a contattare piloti, a litigare con loro o a far da paciere, a dirigere le operazioni tecniche, a dare consigli. Un uomo di grande esperienza, assolutamente indispensabile per organizzare una manifestazione del calibro della Fasano-Selva. Finché è vissuto, la gara senza la sua presenza sarebbe stata semplicemente inconcepibile.
Vituccio e Giannino, precursori,
già si sfidavano sui tornanti
Fasano è sempre stata patria di grandi meccanici. Dinanzi al “caffè” di Peppino Abbracciante, in corso Garibaldi, sotto il palazzo Attoma, ove attualmente è ubicato il negozio Benetton, spesso si riunivano, subito dopo la guerra, molti autisti, camionisti, meccanici: Vituccio Ventrella, Luigi Giacobbe, Giannino Gallo col fratello Angelo, “Narduzzino” De Luca, Luigi Carrieri detto “Caccà”, Angelo De Leonardis “Tre Centesimi”, Ariosto Carrieri, e di tanto in tanto Vito Caliolo, detto “Vito della Stazione”. «Un bel giorno – ricorda Enzino Gallo, figlio di Giannino – si accese una delle solite discussioni da bar circa le marce da usare con le auto nel percorso in salita che da Fasano portava alla Selva. La contesa andò avanti per giorni e alla fine fu personalizzata tra Vituccio Ventrella e mio padre, che si vantavano (ed era vero) di conoscere quella strada palmo a palmo. Si decise di verificare con una prova pratica, cioè con una gara, chi dei due avesse ragione». La sfida era pronta: Vito Ventrella con la sua Fiat 1100 e Giannino Gallo con la sua Balilla appena uscita dalla fabbrica. La Balilla, però, era di cilindrata inferiore rispetto alla 1100. Ci furono più prove, con alterni successi, ma il duello, a traffico aperto, era impresa ardua, perché su quella strada si trovava sempre qualche auto in circolazione che danneggiava di volta in volta uno dei due contendenti. Comunque era già un primo abbozzo, sia pure inconsapevole, di competizione automobilistica, idea che poi prese corpo concretamente e compiutamente in Franco Chieco e Luigi Amati.
Piloti ospiti in ville private
(ma con figlie sotto chiave...)
Ospitare una trentina di piloti, spesso accompagnati anche da qualche familiare, non era impresa semplice in una cittadina che solo da poco tempo cominciava a scoprire la sua vocazione turistica. Ecco allora che per accogliere al meglio i concorrenti, nel 1947 il comitato organizzatore decise di ospitarli nelle comode ville dei notabili locali. In tale circostanza non era difficile vedere, nei giorni che precedevano la gara, traini o calessi che trasportavano alla Selva reti e materassi dove far dormire gli ospiti.
Nel prezioso archivio di Luigi Amati abbiamo scoperto un foglio manoscritto sul quale è annotato l'elenco completo dei piloti ospitati, con a fianco il proprietario della villa ospitante. È bello riportarlo, perché aiuta a capire il grado di coinvolgimento dei fasanesi in questa competizione sportiva, un coinvolgimento che arrivava sino a far mettere a disposizione dell'organizzazione la propria abitazione, nella quale per alcuni giorni vivevano persone completamente estranee.
Ecco dunque, testualmente, come furono “sistemati” i piloti della seconda edizione della corsa nell'ultima settimana di agosto, alla Selva:
1) Perrella e signora – villa Leonardo Valentini
2) Bellicci – villa Genesio Argese
3) Ruggiero – villa dott. Francesco Bianco
4) Signori – villa Vita
5) Paganelli – villa Vita
6) Ceraiolo – villa Vita
7) Siciliani e figlio – villa Donato Mancini
8) Cherubini e signora – villa barone Riccardi
9) Monaci e figlio – villa Vito Pezzolla
10) Baravelli – villa dott. Luigi Albano
11) Raffaelli – villa Angelo Argese
12) De Sanctis – villa Angelo Argese
13) Pomes – villa Aurelio Argese
14) Palombo – villa Salvatore Di Giulio
15) Martines – villa Dionigi L'Abbate
16) Linuzzi – villa Aurelio Argese
17) Marchetta – villa dott. Francesco Semeraro
18) Vecchiarelli – villa Alessandro Pezzolla
19) Vallecchi – ?
20) Rocco – villa Zizzi
21) Sorrentino – villa Zizzi
22) Piccinini – Albergo Adriatico
23) Lorenzetti – Albergo Adriatico
Questa intrusione di ospiti sconosciuti provocò un piccolo “dramma” per le cinque figlie di don Ciccio Semeraro, che si era reso disponibile ad ospitare nella sua villa uno dei piloti. A quei tempi, introdurre in casa degli ospiti, soprattutto se giovani e aitanti maschietti, avendo in famiglia cinque ragazze da marito, non era tanto semplice. Così, don Ciccio, per non venir meno al suo senso di ospitalità, decise di chiudere a chiave nelle loro stanze le figlie quando i piloti arrivavano in casa. E per evitare anche la minima possibilità di un incontro... ravvicinato, si racconta che il pilota, invece che dalla porta, fu fatto uscire dalla finestra.
Pettegolezzi alla Selva
(Vito Lopez, da Cinesport, trisettimanale sportivo e cinematografico, anno XXIII, n. 86, mercoledì 24 agosto 1949)
A Fasano per la “3ª Coppa Selva”, non c'erano in palio titoli per “Miss”. Ciononostante, quando tutti, corridori ed organizzatori, si ritrovano a pranzo, tacitamente l'unanimità venne raggiunta da uomini e donne – è tutto dire – nel riconoscere alla signora Minervini il diritto al titolo di “Miss Selva di Fasano 1949”.
* * *
Vallone e Leonardi sono stati, com'è noto, rispettivamente primo e secondo assoluto. Il primo con la Ferrari 2000, il secondo con la Stanguellini 750. Apprendevamo, dopo la gara, che entrambi avevano perduto all'arrivo la propria macchina. Infatti, Vallone aveva venduto la sua ad un noto corridore e Leonardi aveva ceduto la Stanguellini, in cambio di una cospicua cifra, ad uno sportivo di Martina Franca, Casavola.
* * *
L'altoparlante all'arrivo aveva uno “speaker” d'eccezione: l'ing. Luigi Renier di Palermo, rappresentante della Csai, che tra l'altro, dal microfono, non mancò di distribuire complimenti ai vincitori; i complimenti non mancarono neppure alla dinamica napoletana De Filippis, che col suo secondo posto, aveva aggiunto un'altra affermazione alla sua splendida collana di successi.
* * *
I collegamenti radio vennero effettuati dall'Esercito. Per la loro perfezione meritano senz'altro un elogio il maresciallo Giordano con i sottufficiali R.T. del genio. E che dire del servizio dei cronometristi? Perfetti, come al solito, Castellano e compagni.
* * *
Il sindaco di Fasano, signora Maria Chieco-Bianchi, ha fatto le cose per benino: suo era il manifesto lanciato ai cittadini, i quali risposero all'appello con premura verso tutti coloro che la gara avevano richiamato nella loro ridente città. Disciplina ed entusiasmo lungo il percorso, applausi ai più noti corridori e stupita ammirazione per la lunga colonna di macchine che, dopo la gara, discese dalla Selva, snodandosi come un lungo serpente per i difficili tornanti.
Rinchiudete cani e pecore!
Tenete in casa i bimbi!
Norme emanate per il 2º “Trullo d'Oro”, manifestazione nazionale automobilistica per le vetture delle categorie Turismo, Gran Turismo e Sport Internazionale, 23 agosto 1953 – chilometri 100,00
Norme cautelative
per il passaggio della corsa nei centri abitati
e che debbono essere osservate
scrupolosamente dal pubblico
Gli abitanti della zona devono conoscere tempestivamente che domenica 23 agosto passerà la corsa automobilistica ed essere informati dell'ora del passaggio.
La circolazione sui tratti urbani toccati dalla corsa deve essere SOSPESA per la durata del transito della corsa.
Evitare che veicoli di qualsiasi genere e tipo siano lasciati in sosta sulle strade; così dicasi per merci ingombranti e simili (fusti, casse, etc.).
Le Ditte che eserciscono Autocorriere dovranno assumere tutte le necessarie cautele, sia spostando eventualmente i punti di sosta e di carico dei passeggeri (ove tali punti si trovino su vie toccate dalla corsa), sia facendo circolare i pullman con tutte le opportune cautele e deviandone il percorso nelle vie secondarie non percorse dalla gara.
I manifesti che verranno affissi debbono essere rispettati e lasciati intatti sino a corsa effettuata: le norme ed i consigli espressi da tali manifesti debbono essere divulgati. Tali manifesti si prefiggono di facilitare il miglior transito della corsa nelle città e nei comuni.
Le Autorità e tutte le Persone in grado di essere ascoltate, debbono svolgere opera di persuasione a che le norme prudenziali vengano seguite dal pubblico.
Le mamme e le Famiglie in genere debbono tenere in casa i bimbi durante il passaggio della corsa, affinché i bimbi stessi, giocando nelle strade, non si lascino tentare ad attraversare la strada proprio al sopraggiungere di una vettura.
I possessori di CANI debbono tenerli legati in luogo chiuso o nell'interno dei cortili, affinché non costituiscano occasione di investimento da parte dei corridori con tutti gli incidenti derivabili anche per il pubblico.
ANIMALI in genere e GREGGI non debbono né sostare né percorrere le strade della corsa durante le ore di passaggio.
Attenzione!!! Soprattutto durante
le ore del passeggio mattutino domenicale:
Non discendere dai marciapiedi!
Non attraversare la strada!
Non lasciare sostare i bimbi!
Rinchiudere i cani e gli animali!
Non attraversare le strade, se non in caso di assoluta necessità e dopo aver bene osservato che nessuna macchina stia sopraggiungendo.
Ricordare che il più delle volte coloro che provocano incidenti recano danni agli innocenti.
I vari servizi di ordine pubblico debbono naturalmente essere disposti con notevole anticipo sull'ora dei passaggi previsti da questa tabella.
Attendere il passaggio della macchina di chiusura, con bandiera rossa, prima di far cessare le indicate cautele del pubblico e dei veicoli.
Non sono i fatti prevedibili quelli che solitamente arrecano danno: i più pericolosi sono gli imprevisti.
Non badate soltanto alla Vostra condotta comportandovi prudentemente: la condotta degli altri, degli indisciplinati, può arrecarvi egualmente danno!
Siate comprensivi verso la manifestazione sportiva: essa non è un semplice divertimento ma tende a conferire prestigio anche al Vostro Comune!
Con un paio d'ore di paziente attesa e di disciplina potete concorrere all'ottima riuscita di una manifestazione indetta in nome del prestigio nazionale!
Prudenza! Prudenza! Prudenza! Non fidatevi della Vostra buona stella: meglio essere prudenti e prevenire ogni circostanza!
Una manifestazione sportiva può dirsi pienamente riuscita solo quando essa si conclude senza incidenti di sorta. In questo, il pubblico è il miglior collaboratore degli organizzatori. Siate disciplinati: concorrerete alla buona causa dello sport e alla marcia di civile progresso.
Il trucco aerodinamico
della vasellina
Al momento dell'apposizione dei numeri di gara sulla propria auto, per evitare di graffiare o sporcarne la carrozzeria, Alessandro Chieco aveva l'abitudine di spalmare sugli sportelli e sul cofano dell'olio di vasellina. Nel 1955, mentre il figlio di “donna Maria” era intento a quest'operazione, in via Roma, nello spiazzo ove oggi è ubicata la stazione di servizio Esso, gli si avvicinarono due piloti forestieri, Enzo Musolino e Attilio Buffa, i quali chiesero spiegazioni circa il suo modo di fare. Il giovane Chieco illustrò il motivo di quella “spalmata”. I due, che erano tipi abbastanza simpatici e non disdegnavano qualche scherzo, poco dopo raccontarono in via confidenziale al “barone” tarantino Umberto Filotico che avevano scoperto il segreto del perché la macchina di Sandro Chieco andasse così forte: la spalmatura di olio di vasellina sulla carrozzeria consentiva – dissero – un migliore impatto aerodinamico della vettura, aumentandone la velocità. Il buon Filotico non perse un attimo di tempo e mandò subito in farmacia un suo meccanico a comprare due litri di olio di vasellina. Tanto ne spalmò sul cofano della macchina, che, per il calore del motore e per il vento contrario, dopo pochi metri di gara l'olio inondò il parabrezza della vettura, impedendogli di vedere bene la strada. Risultato: alla prima curva, sotto il Sacro Cuore, Filotico finì fuori strada!
di Redazione
08/06/2012 alle 18:52:47
Leggi anche:
Macelleria Peppino De Leonardis
Carni e prodotti freschi e alla brace
La storica macelleria De Leonardis con fornello pronto tutte le sere