DUE INCONTRI CULTURALI NELLA SOCIETà OPERAIA
Alle origini di Pezze di Greco
da Osservatorio n. 3 - marzo 2000
Riappropriarsi delle radici culturali della comunità locale attraverso il percorso della lingua dialettale, scoprire le origini dei nostri luoghi: non è un esercizio sterile, perché coltivare le proprie radici è essenziale per una crescita robusta e sicura. Una comunità può guardare con speranza al futuro se è capace di coltivare la sua memoria. In tal senso, una proposta molto interessante è venuta dalla Società Ope-Artigiana di Pezze di Greco, con un ciclo di due “Incontri culturali per la conoscenza del territorio e delle sue tradizioni”, tenutisi nella sua sede domenica 12 marzo e venerdì 17 marzo. Subito fugato il dubbio di una compiaciuta celebrazione del localismo, l'iniziativa è diventata intrigante per il pubblico numeroso e interessato che ha affollato la sede della Società Ope-Artigiana. Un breve cenno su questo sodalizio nato nel 1912: raccoglie l'adesione di migliaia di soci, svolge attività culturali, promuove borse di studio per i figli dei soci, organizza attività per il tempo libero ed ha in sede una biblioteca aperta a tutti (in collaborazione con la Biblioteca Comunale),
Il primo dei due incontri aveva come tema “Alle origini della nostra lingua”. Il prof. Vito Fanizza, in qualità di presidente della Società Operaia e quindi di organizzatore, ha lanciato subito le sue provocazioni: come e quando nasce il dialetto? come si parla? si può scrivere il dialetto? cosa c'era prima del dialetto? si presta alla satira e alla poesia? Il compito di chiarire il sistema linguistico del nostro limitato ambito geografico è toccato a Pino Pantaleo, presidente della associazione Iniziativa Dialetto, che ha relazionato sulle origini del dialetto e del dialetto fasanese in particolare. Il discorso ha preso le mosse dal 476 d.C., quando Odoacre depose Romolo Augustolo e i suoi soldati si inserirono nelle popolazioni inventando degli idiomi per comunicare. Il dialetto nasce quindi dalle esigenze di vita del popolo. Ai primi del 1300 Dante divide il volgare in 14 varietà. Dialetto significa lingua particolare, ma è una lingua viva, perciò fioriscono la poesia dialettale, il teatro dialettale, le giaculatorie, vere opere d'arte. È una lingua parlata perché l'origine del dialetto è nel popolo, mentre la lingua scritta appartiene a pochi. In Puglia esistono due dialetti: il pugliese nel settentrione, il salentino più a sud. Il fasanese appartiene certamente all'area barese, perché storicamente, culturalmente e amministrativamente Fasano gravita nell'area di Bari. Fasano, come l'Italia, ha conosciuto nei secoli la presenza di occupanti stranieri, perciò nel nostro dialetto esistono parole di origine francese, spagnola e anche tedesca. Interessante notare che pure in ambito locale esistono differenze di vocaboli e accenti: le varianti si notano perché esistevano delle diversità dovute all'intensità di popolazione nei vari rioni o frazioni. A Pezze, ad esempio, le famiglie di origine fasanese si sono mescolate con le famiglie di origine cistranese, perciò il dialetto di Pezze ha maturato nel tempo la sua peculiarità.
Franco Lisi ha presentato il calendario 2000 curato dall'associazione Iniziativa Dialetto. La prima serata si è conclusa con poesie in vernacolo lette dagli autori Vito Fanizza e Andrea Conversano (alias Nardandré) e con canti e balli del gruppo folkloristico di Pezze animato da Vito Fanizza.
Veramente sostanzioso il secondo appuntamento (“Pezze di Greco e la sua storia”), aperto da Angelo Sante Trisciuzzi, direttore della Biblioteca Comunale, il cui intervento è stato anche piacevole sotto il profilo visivo poiché ha proiettato e illustrato con rara competenza delle diapositive riproducenti mappe del nostro territorio prese da antichi cabrei e platee (del 1646, 1675, 1712, 1748, 1777) riguardanti le proprietà fasanesi dei Cavalieri di Malta. Nel corposo intervento di Santino Trisciuzzi tre sono stati i “pezzi forti”. In primo luogo ha mostrato in diapositiva una bella pianta di Torre Canne riportata in un cabreo del 1675 con la relativa descrizione dei luoghi. Poi, sempre con bellissime diapositive, un suo studio sulla grande estensione di macchie denominata Parco Talinajo, su cabrei del 1675 e 1777, e sull'antica masseria di Castro o Mozzone nei cabrei del 1675, 1712 e 1777. La vera novità è stata però la presentazione di una mappa inedita, molto ricca di particolari, dove sono evidenti le croci sistemate vicino al santuario di Pozzo Guacito e che consente di datare la Via Crucis al 1748, quindi più antica della Via Crucis del Colosseo (che è del 1750): la frazione di Pozzo Guacito offre spesso sorprese nella storia locale. Alcune novità il relatore ha comunicato anche riguardo a Pezze di Greco: «La novità che ho rintracciato - ha detto Trisciuzzi - consiste nell'aver individuato alcune proprietà denominate Greco nella grande proprietà di Casaburo che apparteneva alle monache di Fasano. Leggendo i vari appezzamenti di terreno si nota una ‘pezza' detta di Greco “nella predetta contrada di Casaburo, consistente in tomola sette e stoppelli sette di terre vacue seminatoriali, in buona parte serrata e circondata da pareti. Vi sono alberi d'olive a frutto numero due, questi sono all'estremità di detta pezza nel passaturo pubblico verso i monti”. Una chiusura detta di Greco è “una chiusura d'olive consistente in tomola quattro in circa di terre, tra terre ed olive tutta serrata. Vi sono alberi d'olive a frutto n. 86, cornole n. 6, pera n. 4. Vi è parimenti nell'estremità di detta chiusura verso i monti una foggia d'acqua vecchia coverta con volte a lamia di pietre”. Infine, un Parco detto di Greco, anticamente detto Francese, consistente in “tomola quattro di cui due di terre vacue seminatoriali, e tomola due tra terre ed olive. Olive a frutto n. 26, cornole n. 3, amendoli n. 16 pere n. 4, albero di moro seu (o, ndr) celso (gelso nero, ndr) uno”. Il proprietario di questi appezzamenti era Giantommaso Greco e diede queste proprietà al monastero delle monache in cambio di un palazzo a Fasano, in particolare il palazzo de Hitta, consistente in “sette camere soprane a lamie, cortile, pozzo d'acqua ed altri membri, ed un sottano a lamia sotto detto Palazzo con postura d'oglio sottorranea”».
Importanti i nuovi elementi riferiti da Trisciuzzi: la ricerca su Pezze ora potrà continuare, sperando in altre scoperte.
La prof.ssa Teresa Cecere ha poi presentato l'unica vera storia scritta di Pezze dalle origini ai giorni nostri. Si tratta del saggio Pezze di Greco origine e fondazione di Giacomo Albanese, già pubblicato dalla rivista Fasano. Chissà che non sia, per qualcuno, lo stimolo ad impegnarsi nello scrivere una più ampia storia di Pezze di Greco.
Il prof. Claudio De Mola, infine, con un approfondito e accurato intervento, ha risposto ad alcuni interrogativi. Come se la passa il dialetto? Male, perché nelle famiglie non s'usa più e la televisione rende omogenei i linguaggi. Perché ogni dialetto ha le sue cadenze e intonazioni? Dipende da un fatto naturale, dalla diversità della corteccia cerebrale preposta al linguaggio. Esiste il dialetto più bello? No, perché non è una questione di gusto: il dialetto è una necessità della vita, un dialetto è migliore di un altro se funziona meglio nella capacità di esprimere e comunicare. Comunque, col dialetto si possono esprimere concetti elaborati ed anche altissimi, come succede in tanti poeti.
di STEFANO COFANO
Ma come si chiamano gli abitanti di Pezze?
Come si chiamano gli abitanti di Pezze? Una domanda importante, che da sempre assilla i cittadini della frazione, i quali rivendicano un nome etnico ben preciso. L'interrogativo è stato posto al prof. Claudio De Mola, che ha indicato le sue scelte: secondo lui si chiamano Pezzitani, come Monopolitani, Oritani, Erchitani. Andrebbe bene anche Pezzetani, come Napoletani e Anconetani. Per De Mola va rigettato, invece, il comunemente usato Pezzaiolo: significa venditore di stracci ed è quindi degradante.
di Redazione
24/02/2015 alle 16:57:31
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