CONFERENZA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA SUL PROBLEMA-CRIMINALITà
Dal contrabbando ‘romantico’ a quello feroce
da Osservatorio n. 3 – marzo 2000
Parlare di legalità, tutela dell'ordine, criminalità e altro ancora in questi giorni sembra esser diventata una cosa normale, dati gli ultimi avvenimenti di cronaca e l'inizio dell'operazione “Primavera”. Se n'è parlato anche il 26 febbraio nel corso di una conferenza organizzata dal Partito della Rifondazione Comunista (Prc), circolo “Peppino Impastato” di Fasano, proprio all'indomani della morte dei due finanzieri in quel di Brindisi. «Fasano: ancora repubblica dipendente di Cosa Nostra? Legalità e democrazia»: questo il tema su cui si è snodato il dibattito, introdotto inizialmente da Mario Schena, segretario cittadino del Prc, e sviluppato poi dagli ospiti, ovvero Pasquale Altavilla (segretrario provinciale del partito), Pietro Mita (anche lui dirigente bertinottiano), Guido Ruotolo (giornalista del Manifesto) e l'on. Giuseppe Di Lello (magistrato in aspettativa e parlamentare europeo comunista). A prendere per primo la parola è stato però l'avv. Giorgio Cofano (ex esponente democristiano fasanese, recentemente convertitosi alla falce e martello), che nel suo intervento è andato giù pesante nei confronti della città di Fasano, rea di non schierarsi nella guerra tra forze dell'ordine e contrabbandieri: una città, ha detto, che troppo spesso assume comportamenti compiacenti nei confronti della illegalità, vedi i numerosi prestanome che, accecati dal facile guadagno, forniscono nuova identità al denaro sporco. Cofano ha accusato anche i sindaci fasanesi degli anni '90 (Nardelli, Latorre e De Carolis: un democristiano, un comunista e un socialista) di «aver ignorato la peculiarità criminale della nostra città dichiarando che la malavita non è riuscita a lambire il tessuto economico e sociale fasanese». Per obiettare a tali valutazioni l'avv. Cofano ha preso ad esempio le interviste rilasciate a Osservatorio dal pm Nicola Piacente e dal tenente della GdF Stefano Bastoni, aggiungendo che è uno spettacolo indegno quello offerto da persone in divisa che si intrattengono in luoghi pubblici con soggetti di dubbia moralità, e invitando chi di competenza a metter fine a queste sceneggiate. L'ex consigliere comunale democristiano ha poi puntato l'indice contro l'economia fasanese, definita «non sana», e contro gli amministratori locali che, avendo espresso alcuni giudizi non molto graditi sull'iniziativa del Prc, sono stati da lui accusati di avere un «deserto in testa» e di esporre un «campionario di bestialità e falsità». In chiusura ha invitato i cittadini fasanesi a «rompere l'assedio della pigrizia, della paura e della rassegnazione».
Il piatto forte della serata si è avuto quando Guido Ruotolo, profondo conoscitore della nostra realtà, ha affermato che la situazione a Fasano è peggiorata nel tempo, a causa dell'enorme mole di denaro che il fenomeno-contrabbando muove e soprattutto a causa del ricambio generazionale che ha trasformato il vecchio contrabbandiere “uomo di mare” in un violento senza valori. Ruotolo ha parlato di contaminazione dell'economia fasanese, di «affari sporchi» che si finanziano dalle sigarette e di «complicità occulte» che lasciano che tutto ciò accada. Il giornalista ha poi proposto di intitolare alla memoria della signora Anna Pace, vittima innocente di questa “guerra”, l'immobile confiscato a Giuseppe D'Onofrio (alias “Bicicletta”), ora di proprietà comunale.
Il deputato europeo Di Lello se l'è presa invece con la burocrazia e con la mancata informatizzazione delle indagini, che, a suo dire, ostacolano il lavoro degli investigatori allungando di fatto i tempi, specie sui conti bancari dove occorrerebbe più celerità e trasparenza.
C'è stata poi la solita sfilata di politici locali, i quali, spesso tralasciando il tema centrale, hanno obiettato su alcuni passaggi dei vari interventi rendendo alquanto noiosa l'appendice del dibattito.
A conclusione della serata abbiamo avvicinato Guido Ruotolo, raccogliendone alcune dichiarazioni: «La criminalità - ha detto ad Osservatorio il giornalista del Manifesto - è molto più veloce nell'adeguarsi ai tempi: è una organizzazione molto moderna. Per quanto riguarda il traffico delle sigarette, si è evoluta. Negli anni Settanta e Ottanta il contrabbandiere era l'immagine del vecchio “lavoratore del mare”: oggi quest'immagine non c'è più. Ora c'è una organizzazione contrabbandiera anche molto feroce. E questo perché? È anche un fatto generazionale: sono cambiati i quadri, i vecchi si sono ritirati in pensione dopo aver investito i propri capitali in attività legali nei campi del turismo, del commercio, dell'abbigliamento. Mi risulta che proprio a Fasano ci sono indagini in corso per approfondire il problema del riciclaggio. Le nuove leve sono squadre molto polverizzate e numerose sul territorio, e anche con un problema: quello di garantire a tutti i costi i loro carichi preziosi. Sicuramente c'è una sfida allo Stato. Ma penso che la feroce determinazione nasca anche da nuove leve criminali che pensano solo ai soldi e non hanno valori e codici di comportamento come i vecchi comtrabbandieri. Il contrabbando di sigarette è una delle attività più remunerative in tempi rapidissimi. Non penso che la criminalità di Fasano, come tutta quella del brindisino, sia diventata più feroce perché si è contaminata con le mafie dei Balcani. Penso esattamente il contrario. Ricordo che un pentito famoso come Salvatore Annacondia, un pugliese collegato ai siciliani e ai calabresi, disse che le organizzazioni pugliesi avevano assorbito il meglio e il peggio delle altre famiglie mafiose di Cosa Nostra, della Ndrangheta e della Camorra. Il rapporto con la mafia albanese non è di questi ultimi tempi, ma data almeno dagli anni Ottanta».
Cosa pensa Ruotolo delle recentissime dichiarazioni del ministro delle finanze Visco, secondo il quale potrebbero esserci collusioni fra delinquenza e amministratori locali? Ecco la risposta del giornalista: «Possiamo dire che il tasso di legalità in Puglia, e quindi anche a Fasano, è molto basso. Nell'illegalità includo anche il lavoro nero. La cultura della legalità deve venire fuori anche con l'impegno di quegli amministratori che aiutano la cittadinanza in positivo coi loro comportamenti trasparenti, ma anche diventando punti di riferimento nella lotta alla criminalità. Mi ha colpito il fatto che a Fasano, nel momento in cui il consiglio comunale votava l'acquisizione al patrimonio pubblico di alcuni beni di D'Onofrio, una parte dei consiglieri comunali sono usciti dall'aula». (a.s.)
di Redazione
24/02/2015 alle 16:27:46
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