ANCHE A FASANO NASCONO I TALENTI
Ciro Greco
da Osservatorio n. 4 – aprile 1987
Ciro Greco.
C'è chi nasce con la musica nel sangue, le dita calamitate dai tasti del pianoforte, un'ugola prodigiosa e inconfondibilmente canterina. Il concetto si può sintetizzare, qui a Fasano, con un nome solo: Ciro Greco, un giovane che ha stretto sin da piccolo un connubio molto solido e felice con la musica. Ciro è una figura abbastanza nota ai fasanesi: molti sono i suoi amici, c'è chi lo conosce per averlo visto già a 18 anni dietro una cattedra delle scuole medie inferiori, chi l'ha avuto come insegnante di pianoforte, chi l'ha visto esibirsi come concertista. Sono già numerosi i concerti che l'hanno avuto brillante protagonista, come pianista qualche tempo fa e soprattutto come baritono da un anno e mezzo. Noi siamo molto orgogliosi di dedicare questa pagina a un amico e ad un giovane talento con tutte le carte in regola per farsi strada nel panorama musicale italiano.
Ciro, innanzi tutto un profilo artistico di Ciro Greco.
La passione per la musica l'ho avuta dall'inizio, probabilmente perché mi è stata trasmessa dalla mia famiglia. Ho cominciato lo studio del pianoforte a 12 anni sotto la guida della signora Clara Marasco e nel 1984 mi sono diplomato in pianoforte al Conservatorio “Piccinni” di Bari. Ho iniziato a studiare canto a 19 anni, spinto anche dal maestro Sarno. Al Conservatorio di Monopoli ho avuto la grandissima fortuna di incontrare un insegnante davvero in gamba, un soprano leggero di indubbio talento, Omelia Iachetti, con cui mi sono diplomato in canto al Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce. Dopo gli iniziali concerti di pianoforte con Maria Teresa Marasco, ho capito che avevo delle predisposizioni molto più evidenti per il canto e ho proseguito le mie lezioni con un altra insegnante eccellente, Maria Coronada Herrera, un soprano lirico spagnolo di grande successo che si trovava in Italia per puro caso e che ha tenuto un corso di perfezionamento a Bisceglie. Ho tenuto il mio primo concerto a Lodi, dove dal settembre dell'85 sto prestando il servizio civile, cominciando con gli “Amici della lirica Giuseppina Strepponi”. Poi sono stato a Milano, alla “Famiglia Artistica Milanese”; a Piacenza, alla “Tampa Lirica”; a "Fasano Musica" a maggio; a Brescia, al “Circolo Lirico Dardoni”, a Tavazzano in provincia di Milano, in un concerto pro handicappati di cui ho uno splendido ricordo e in cui ho cantato col celebre soprano Adelisa Tabiadon. Quindi ho cantato ancora a Fasano in un concerto molto bello organizzato dall'AVIS, di nuovo a Milano, Cisternino, Locorotondo, e nel futuro ci sono concerti a Bari, S. Angelo Lodigiano, Abbadia Cerreto, Melegnano, Martina Franca, Taranto, a Barcellona in Spagna e Berlino ovest. Una delle cose cui tengo molto è lanciare altra gente insieme a me: il 6 e 7 giugno mi esibirò insieme a Donato Schena, un chitarrista fasanese a mio avviso molto valido.
Sei sempre rimasto te stesso?
Sì, non sono mai cambiato. Non mi sono mai montato la testa e penso non succederà mai, perché non rientra nel mio modo di fare e di pensare. Io non mi sento minimamente un personaggio pubblico; molta gente, proprio perché si sente chissà chi, perde tutta l'autenticità. Ma io sono di questo mondo e rimango di questo mondo, resto l'amico di tutti sempre: nel momento in cui mi chiedi una cortesia io te la faccio, se posso aiutarti, darti una mano, non mi tiro indietro.
Se dovessi spiegare a un bambino quanto vale la tua voce, cosa gli diresti?
La prima cosa che direi a questo bambino è che qualsiasi tipo di voce va curata. Sono convinto che ci siano tantissimi talenti persi, gente che non ha saputo sfruttare le proprie qualità. Ti dirò, non è che io avessi delle doti vocali come tanti altri cantanti, la mia è una voce costruita. Certo, avevo una buona intonazione, un buon senso musicale, un buon orecchio, cose che mi hanno predisposto al canto, ma ti assicuro che la mia voce per la maggior parte è una voce costruita con tanta tenacia, tanto studio, tanta tecnica ma senza sforzo.
Le qualità che ti riconosci?
Innanzi tutto una discreta capacità organizzativa, sin dall'inizio, anche in mezzo alle difficoltà di questo servizio civile che si protrae da 19 mesi, alla stanchezza di tutti i viaggi continui da Lodi a Fasano. Poi la volontà di darmi da fare sempre e in prima persona, cosa che mi ha permesso di arrivare a questo punto e di arrivarci solo con le mie forze. Da un punto di vista artistico, penso di avere delle buone doti d'interpretazione, soprattutto nell'uscire da un personaggio e nel calarmi in un altro, anche nel passare da un personaggio comico a uno tragico, per quanto prediliga i ruoli tragici verdiani. Infine mi riconosco doti di calma, concentrazione, autocontrollo, che sono molto importanti, perché se poco ti lasci prendere dalla paura o ti senti irritato o nervoso, ne va di mezzo il fiato e quindi finisci per non combinare nulla di buono.
Temi il pubblico?
Assolutamente no. Gli altri mi attribuiscono un'incredibile sfrontatezza quando canto. Il pubblico non mi dà fastidio, lo ignoro completamente. È stato cosi sin dal primo momento, almeno per il canto. Non è stato così per i concerti di pianoforte: il pianoforte mi ha sempre un po' bloccato, il canto mai. Sai cosa mi aspetto dal pubblico ogni volta che faccio un concerto? Le critiche negative, perché è su quelle che tu costruisci.
E se dovessi fare un consuntivo della tua carriera sino ad ora?
Mi sento appagato solo per un buon 40%, non è molto consolante: Ma io sono troppo scontento di me stesso, penso sempre che dovrò fare chissà quanto di più, mi sento ancora all'inizio. Sono pochi i momenti in cui mi dico che una mia cosa va bene. Ma sono convinto che, nella nostra attività, quanto meno ti accontenti di te stesso, tanto più riesci ad arrivare fino in fondo.
Come vedi il tuo futuro?
Non certo da divo. Non sono ambizioso, mi illudo anche molto poco. Il mio unico obiettivo è quello di cantare bene e d'essere apprezzato per quello che valgo. Voglio portare avanti questa attività finché potrò. Cercherò di non strafare mai, perché ci tengo anche a stare in famiglia e non accetterei mai di spostarmi di continuo a destra e a manca.
Se divenissi famoso lasceresti Fasano?
Non credo proprio. Sono fuori da un anno e mezzo e non vedo l'ora di rientrare a Fasano, non vivrei mai in città, le Città sono caotiche, un disastro. Il paese è un'altra cosa. Del resto anche i miei rapporti con i fasanesi sono abbastanza buoni, non ho mai avuto problemi, riesco ad andare d'accordo un po' con tutti.
Per finire, devi dire grazie a qualcuno?
Innanzi tutto devo dire grazie al Signore per avermi dato questo dono e per avermi fatto incontrare insegnanti eccellenti. Devo ringraziare appunto la Iachetti, che ha lavorato benissimo con me e poi Maria Coronada Herrera che ha proseguito sulla stessa linea e a cui devo moltissimo, non solo per i suoi insegnamenti, ma anche per le sue lezioni di umanità: veder/a nel pubblico, quando canto, per me è il massimo. Devo dire grazie anche ai miei genitori che mi sono vicini, mi seguono e partecipano moltissimo alla mia vita artistica.
di MICHELE IACOVAZZI
di Redazione
28/01/2015 alle 16:26:57
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