FASANO SELVA
Il volo dell'angelo
Il 9 e 10 giugno si accenderanno i motori per la 55^edizione della Fasano Selva. Presentiamo i fasanesi che hanno trionfato nella classicissima fasanese.
Il presidente della Fasano Corse Elio Tamburrini Premia il trionfatore Angelo Guarini
(da 50 volte Fasano-Selva-Storia di una leggenda sportiva - Faso Editrice – Maggio 2007)
Nato a Fasano il 20 aprile del 1953, Angelo Guarini è il primo pilota locale ad iscrivere il suo nome nell'albo d'oro della Coppa Selva. Giovane benestante (rampollo di Oronzo Guarini, storico fondatore degli Oleifici Fasanesi, una delle aziende di maggior prestigio della città), ad appena 21 anni, nel 1975, Angelo comincia a coltivare la sua immensa passione per l'automobilismo, affrontando alcune cronoscalate con una Alfa Romeo Gta. L'anno successivo ripete l'esperienza, sempre con un'Alfa, ma più potente. Il ragazzo ha stoffa, e quindi nel 1977 tenta l'avventura in pista con una Formula 3. L'esperienza, però, non ha lusinghieri risultati: è difficile allenarsi, la pista più vicina è Vallelunga, ed occorrono soprattutto tanti soldi per poter fare le cose al meglio. Così, nel 1978 Guarini ritorna alle gare in salita, acquistando una Osella Pa5. Coglie un brillante quarto posto assoluto proprio nella gara fasanese, alle spalle di campioni acclarati del calibro di Mauro Nesti e Domenico Scola. Poi, nel 1979, il trionfo.
Lo abbiamo incontrato a quasi trent'anni di distanza da quella grande impresa, chiedendogli qual è il segreto per vincere una Fasano-Selva. «Non aver paura di spingere il pedale dell'acceleratore nei tratti veloci - dice Angelo Guarini -. Per un bravo pilota fasanese, le curve del percorso (Vernesina, Juppa, Paretone) non nascondono particolari segreti. Ma da Fasano alla Selva vi sono dei tratti in cui si toccano velocità di punta di oltre duecento chilometri orari. È lì che bisogna essere più veloci degli altri. In quest'ottica, credo che il punto che permette di guadagnare secondi sia il tratto fra la curva di Cesaretta e la Madonnina: lì bisogna avere fegato e spingere al massimo per poi passare dalla quinta piena (215 kmh) alla seconda ( 130-140 kmh) con una staccata impegnativa come quella della Madonnina».
Cosa rappresenta per un pilota fasanese il successo assoluto nella corsa di casa? «Un gran bel ricordo - confessa Guarini -: l'appagamento per aver coronato un sogno, dopo aver cercato di profondere il massimo impegno in quel che si faceva, e la soddisfazione di veder ripagati i tanti sacrifici. Ma anche il piacere di aver fatto gioire tutti gli amici che in quest'avventura davano calore, spinta e sostegno. E poi, come dimenticare l'entusiasmo delle migliaia di persone assiepate ai bordi della strada, accalcate nei punti strategici del percorso?».
Il tempo sul quale si fermarono i cronometri avrebbe potuto essere migliore? «Senza dubbio - dichiara Angelo con convinzione -. Il manto stradale era pessimo dalla partenza fino alla Vernesina, perché nel mese di gennaio vi erano stati tre giorni di gelo. Gli autotreni per transitare erano stati costretti ad usare le catene, deteriorando l'asfalto. Le prestazioni di tutti i piloti, dunque, ne risentirono».
Ringraziamenti di rito da fare? «Ci sono volti e visi - conclude Guarini - che mi tornano in mente: sono tanti, e nell'elencarli potrei dimenticarne qualcuno, facendogli torto. Mi piace accomunarli tutti in un unico grande abbraccio. Una persona, però, mi preme ringraziare particolarmente: Potenzo Di Bari. Senza il suo prezioso lavoro, forse non avrei mai vinto la Fasano-Selva del 1979».
di Redazione
03/06/2012 alle 19:56:15
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