VIAGGIO NELLA FASANO CHE VUOLE LASCIARE UN SEGNO
Cos’è l’industria a Fasano
Industria, Ecologia, Libertà: curiosando nella vita e nei valori di Giuseppe Cupertino
“Pinuccio Cupertino”
Già per le scale s'avverte un acre odore di fumo: le scale che salgo col mio amico fotografo, per incontrare Giuseppe Cupertino, imprenditore d'un settore particolare: la depurazione delle acque. Che sarà mai, questo fumo e questo odore? All'improvviso si spalanca una porta, e appare un uomo, alto, longilineo, un po' dinoccolato, con un super-sigaro in bocca, un sigarone alla Orson Welles; e il mistero è subito svelato: il fumo pestilenziale proviene da un'altra vaporiera umana: i polmoni di Cupertino. «Perbacco - mi dico - ancora un'intervista a base di fumo». Neanche il tempo di smaltire il fumo d'un altro celebre e accanitissimo fumatore, Nunzio Schena; e già siamo al raddoppio della dose: un'overdose micidiale che oltre a mettere a dura prova le mie capacità respiratorie; per un attimo mette in crisi anche la mia coscienza: e se il fumo fosse una metafora, la metafora angosciosa dell'esistenza dell'industria a Fasano, e, conseguentemente, dell'inchiesta giornalistica che su di essa sto conducendo?
Ma non ho il tempo di soffermarmi troppo su questo maligno pensiero; e poi mi assolvo subito: no, non può essere; Cupertino è un uomo in carne e ossa, imprenditore, protagonista forse piccolo ma sempre protagonista dell'economia fasanese. Il fumo dev'essere un vezzo, una valvola di scarico d'una tensione interna, di questi uomini, non il segno d'una evanescenza o fumosità o precarietà dell'industria e degli imprenditori a Fasano: la mia inchiesta può dunque continuare.
Allora, signor Cupertino, vuoi spiegare che tipo d'azienda è la sua? «Si, io realizzo prefabbricati in calcestruzzo e impianti di depurazione delle acque». Ma che relazione c'è tra i prefabbricati e gli impianti di depurazione? «La relazione c'è, - precisa Cupertino - perché gli impianti di depurazione abbisognano di vasche e di strutture prefabbricate». E da quando è in vita la sua azienda? «Dal 1962: ho iniziato con i prefabbricati; poi - dieci anni dopo - il salto nel settore diciamo ecologico. Nel '72 infatti, quando ancora non esistevano leggi e questo campo era ancora sperimentale, mutuando esperienze dalla Germania, ho avviato il settore degli impianti di depurazione. Dopo l'azienda Putignano di Noci, siamo stati i secondi in Puglia ad occuparci di acque e di depurazione».
E come vanno le cose? Cupertino fa una pausa, emette una nube fumosa, e come inseguendo le parole aggiunge: «L'ecologia è il settore del futuro; evidentemente non si tratta di depurare solo le acque: bisogna salvaguardare tutto l'ecosistema. Il guaio, però, di questo settore è che è troppo legato al politico, ossia agli incentivi e ai contributi statali. Se i contributi statali non arrivano, ritarda la commessa, e dunque il lavoro scarseggia. A Fasano lavoriamo pochissimo: la classe politica spesso non conosce i termini di questi nostri problemi e i problemi della lotta all'inquinamento. Se non è sollecitata, spesso non interviene. Ma la colpa è un po' di tutti: dovrebbero esserci le sollecitazioni, da parte dei sindacati, dei cittadini ecc. In questo paese, ha preminenza il settore turistico, anche se spesso solo a parole».
E cosa occorrerebbe per garantire un maggiore sviluppo economico? «Guardi, questo paese ha potenziale incredibile: il guaio è, però, che siamo tutti cani sciolti. Occorrerebbe, prima di tutto, un programma economico; poi ci vorrebbe collaborazione tra i vari settori economici, scambio d'idee. Qui trionfa, invece, l'individualismo: ognuno per i fatti propri. E le sfide del futuro non si possono certo vincere cosi. Se non si capisce l'importanza della collaborazione tra le categorie; e se non si capisce, soprattutto, che gli utili - non certo eclatanti - devono anche servire per il rinnovo e l'aggiornamento delle aziende, si rischia, dopo tre anni di attività, di essere fuori mercato. Se la classe politica fasanese, anziché vivere alla giornata, elaborasse un programma economico con finalità precise, consultando naturalmente tutte le parli sociali ed economiche, anche noi imprenditori trarremmo grandi vantaggi, come del resto tutta l'economia locale, e eviteremmo iniziative estemporanee. Veda, per esempio, il settore edilizio: è in crisi perché offre un prodotto scadente; anche qui occorre aggiornamento. Ma occorre, soprattutto, armonizzazione tra i vari settori economici: oggi, ogni industria o settore è un mondo a sé, cioè un ‘industria non serve all'altra. Invece, occorrerebbe integrazione e armonizzazione: in una parola, una visione e uno sviluppo unitari. Qui, per esempio, c'è un settore agro-alimentare che è di punta, ma l'assurdo è che non abbiamo un'industria di trasformazione dei prodotti agricoli».
E se dovesse dar di sé, signor Cupertino, una definizione come imprenditore, come si definirebbe: moderno, dinamico? «Per l'amore del cielo - si schermisce l'imprenditore - io sono un uomo che è costretto ad adattarsi alla mentalità attuale, che è lenta nei cambiamenti: e con questa mentalità sono costretto a convivere. Vorrei che la burocrazia ci mettesse meno tempo nelle varie procedure; vorrei che i contributi pubblici arrivassero più rapidamente; vorrei che tutto fosse più celere».
E nella sua azienda quanti operai lavorano? «Venti: tutti di Fasano, e con busta paga. Io ragiono così: se un imprenditore non è capace di pagare i suoi operai, è meglio che cambi mestiere. In passato, ne avevamo di più, ma poiché non riusciamo a programmare il nostro lavoro - a causa dell'incertezza o lentezza dei contributi statali – la cifra degli operai si è ridotta. Però, ci vorrebbe l'assunzione a termine degli operai o il lavoro pari-time».
La stanza è ormai invasa dal fumo: non resta che concludere. Che ruolo hanno in questo paese gli intellettuali, signor Cupertino? «intellettuali? - risponde l'imprenditore con un sorriso che tradisce un che di compatimento -. Non c'è mai stata una classe di intellettuali, qui». Come, come? Marangelli ed altri, che sono? «Marangelli è uno di quelli che guarda al passato; ma qui mancano intellettuali che guardino al futuro. Gli intellettuali - proprio perché vedono prima degli altri i problemi – devono fare da pungolo alla società, altrimenti si cade in un pantano d'immobilismo». Si, e quali sono le sue letture? «Letture storiche: storia della Puglia. Dovrebbero introdurla obbligatoriamente nelle scuole. No, la mia non è la classica sindrome da passato: è che dobbiamo guardare al futuro, senza però cancellare il passato. Io credo che dobbiamo conoscere il nostro territorio pugliese, sia come cultura e tradizioni popolari, sia come struttura economica e produttiva».
E come vive il tempo libero, un imprenditore? «Viaggio molto: Austria, Germania, Centro-Europa. Anche per ridimensionare me stesso, la vita, le cose. Perché, vede, io amo la libertà. Le faccio una confessione: sono imprenditore soprattutto perché amo - più di ogni altra cosa - la libertà. Liberi: è importante, sa. E poi forse lei lo avrà capito: anch'io sono un individualista».
di O.R. Morea
da Osservatorio n. 3 - marzo 2014
di Redazione
22/12/2014 alle 19:44:04
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