VIAGGIO NELLA FASANO CHE VUOLE LASCIARE UN SEGNO
Cos’è l’industria a Fasano
Le provocazioni e le proposte di Nino Dipierdomenico; il decisionismo ed i sogni di Vito Dell’Aglio
Nino Dipierdomenico
Proseguendo il viaggio attraverso gli industriali fasanesi questa volta abbiamo puntato verso il mare ed abbiamo scelto due personaggi molto diversi nel loro carattere, nella loro attività, ma comunque uniti da una grande attenzione per il turismo, per Torre Canne, in particolare. Nino Dipierdomenico ci presenta subito la sua azienda, l'Imarfa: «Noi ci occupiamo della segagione dei blocchi e della lavorazione del marmo. Importiamo graniti da tutto il mondo e intessiamo rapporti in particolare con il Brasile, l'India, la Spagna e la Scandinavia. L'azienda nacque nel 1962 e furono falle le cose in grande: già all'inizio partimmo con sei telai per vincere la concorrenza. Nei primi tempi ci occupammo della pietra locale sfruttando le cave di Gianecchia e di Salamina. Ben presto, però si passò alla lavorazione di materiali pregiati».
I suoi rapporti con l'estero lo portano quindi spesso a viaggiare, a conoscere le parti più belle del mondo, nonostante questo è un amante della sua terra, di Fasano: «Certo, il nostro territorio è uno dei più belli, noi siamo dei fortunati a vivere in una zona dove si può godere contemporaneamente della collina e di uno splendido mare». Già da queste parole traspare per intero tutta la sua fasanesità, il suo attaccamento alla città. «Certo, la cosa che più mi rammarica è constatare che Fasano non registra grandi salti di qualità: pur avendo delle capacità imprenditoriali nettamente superiori agli altri centri limitrofi, spesso siamo costretti a segnare il passo nei confronti di queste realtà: faccio un esempio. Monopoli da qualche tempo è letteralmente decollata come città, Fasano, che prima poteva considerarsi all'avanguardia, ora è parecchi gradini più indietro. E questo ad un imprenditore non può fare certo piacere».
Fasano per anni è stata all'avanguardia grazie all'imprenditoria? «Certo, Fasano da sempre ha sfruttato il turismo e l'artigianato: di turismo nella nostra città se ne parla da almeno 40 anni, ma non basta; siamo stati all'avanguardia nel settore della produzione della calce, dell'olio, del sapone, del ferro battuto: ora purtroppo molle attività sono avviale al tramonto. Se non c'è una maggiore sensibilità da parte degli amministratori, alcune gloriose categorie artigiane rischiano di scomparire». E ecco allora che Dipierdomenico ricorda i suoi impegni, le sue battaglie per Fasano: «Da dieci anni opero nella Confidi (Consorzio di garanzia collettiva fidi fra le piccole e medie industrie della provincia di Brindisi), dapprima come vicepresidente ed attualmente come presidente. Con questo consorzio siamo andati spesso incontro alle necessità delle aziende del nostro territorio. In pratica eroghiamo aiuti alle piccole e medie aziende con finanziamenti aggiuntivi a lasso agevolalo». Gli aiuti economici al momento opportuno per le aziende sane sono spesso la salvezza. Ed in proposito Dipierdomenico è stato uno degli irriducibili certamente l'ultimo ad ammainare la bandiera nella folla contro il passaggio delle banche locali ai grandi colossi. «Sono fiero di quella battaglia, e sono sempre più convinto della necessità dell'istituzione in Fasano di una banca locale. Se non ci fossero state le due banche locali ad operare in Fasano per tanti anni, sicuramente molte delle industrie fasanesi non esisterebbero. Con le banche locali, con Don Vito, con don Ciccio, bastava la fiducia, la serietà e tutto era risolto: ora le cose per le imprese si sono molto complicate, è venuto meno il rapporto umano: si è dei numeri e basta, poco importa la moralità, l'onore, la serietà. Il rapporto si riduce ad un freddo contatto fra cliente ed impiegato. Con la Cassa di Risparmio mi sono arreso solo (cedendo le azioni in suo possesso n.d.r.) dopo aver avuto le più ampie garanzie, che quantomeno la filiale di Fasano avrebbe goduto degli stessi privilegi delle grandi filiali come Lecce, Brindisi e Taranto».
L'Imarfa è una azienda che va a gonfie vele, «l'edilizia residenziale tira, alla gente piacciono le cose belle» impiega 25 operai, potrebbe anche vivere di rendita, ma così non è: Nino Dipierdomenico ha un grande progetto che vorrebbe realizzare, e per il quale ha presentato da anni un progetto al Comune, che non ha avuto alcuna risposta, in attesa della variante di PRG. Dipierdomenico, infatti, vorrebbe trasferire la sua azienda a ridosso della SS 379 e trasformare l'attuale sede della sua azienda in un grosso complesso turistico, con albergo, locale ristorante, braccia di porto per attracco di imbarcazioni da diporto, club nautico.
È un progetto grandioso che prevede anche la costruzione di un cavalcavia che colleghi l'albergo al mare per attraversare la litoranea. «Credo che sia una proposta interessante: sposteremmo la “segheria” in un'altra zona, mantenendo gli stessi posti di lavoro, anzi addirittura ingrandendo l'azienda con nuovi macchinari e nuove tecnologie, e sulla costa, invece di questa azienda, troverebbe posto un complesso turistico che garantirebbe nuovi posti di lavoro, oltre naturalmente a creare un nuovo insediamento turistico all'avanguardia. Noi non ci arrendiamo e speriamo in segnali positivi dell'amministrazione».
Il colloquio, ormai volge al termine, ma ecco che l'imprenditore per un attimo si cala nelle vesti di padre: «Ho un grande desiderio, come genitore, come imprenditore, come fasanese: togliere tutti quei giovani da via S. Francesco» . La sua è una provocazione che aspetta una risposta: «Sono disponibile, se altri imprenditori sono pronti a seguirmi, a formare un consorzio per la costruzione di un villaggio sportivo da destinare ai giovani: già con questo intento, anni fa, con altri amici rilevai Conca d'oro. Il progetto, poi, purtroppo cadde nel vuoto. Ma ripeto la mia disponibilità c'è seriamente, aspetto solo che qualche altro si faccia avanti per darmi una mano».
Un altro operatore che certamente a Fasano ha fasciato il segno, pur non essendo nativo di Fasano, ma brindisino, è il comm. Vito Dell'Aglio, amministratore unico e socio del “Torre Canne Terme s. r.l. ”. Prima di arrivare a Torre Canne nel maggio del 1972 per rilevare le cadenti strutture della Terme di Torre Canne, portandole nel giro di pochi anni ad un livello di efficienza e di competitività veramente eccezionale, Vito Dell'Aglio ha percorso una lunga trafila: «Ho conseguito il diploma di Direttore d'Albergo alla C.I.G.A., dal '50 al '53 sono stato al Grand Hotel di Roma, organizzando anche i vari pranzi di rappresentanza a Villa Madama e a Villa Aldobrandini, arrivando anche al seguito dell'allora capo del governo Alcide De Gasperi. Costretto a rientrare a Brindisi, ho dato l'avvio all'apertura del Bar dei Portici e del Chiosco-bar. Il risvegliarsi dell'antica passione per la ristorazione mi indusse nel 1964 ad aprire un modernissimo ristorante, la “Taverna Desirée” che presto divenne il luogo di convegno della più raffinata clientela. Nel '67 fondai il Desirée a Mare. Poi, il grande salto con l'acquisto delle Terme».
Dell'Aglio ha un grande sogno: “trasformare Torre Canne in una città termale”. Le premesse ci sono tutte: un mare splendido, un clima invidiabile che permette di allungare notevolmente la stagione. Ma per fare questo occorrono le strutture. Non è pensabile che a Torre Canne vi siano appena 800 posti letto. Sarebbe opportuno creare delle strutture capaci di ospitare la grande massa, con costi di soggiorno contenuti. Il suo grande sogno è quello di costruire dei bungalow nei dintorni dell'albergo
«Offriremmo cosi al cliente» - affema - «la possibilità di abbinare vacanze e cure con costi contenuti». Ma questo in ogni caso non sarebbe sufficiente. «A Torre Canne non sarebbero sprecati 10 mila posti letto» afferma Dell'Aglio con sicurezza. Ma dal suo discorso traspare evidente anche il fallo che non sarebbe contrario alla creazione di nuovi stabilimenti termali. «Intanto devono avere le concessioni» esclama alla precisa domanda «ma in ogni caso sarei spronato anche nel dare sempre di più alla mia clientela, per battere la concorrenza. Anzi, in proposito penso che dovrebbe essere il Comune a vincolare tutta la zona termale e cedere il suolo in concessioni».
E proprio ai suoi clienti rivolge il suo pensiero: «Io amo i miei contadini. Le persone che frequentano i turni delle cure termali per la maggior parte sono gente del popolo, persone semplici che ti apprezzano e ti stimano. E noi cerchiamo di dar loro sempre il massimo: non a caso il nostro albergo ed i nostri servizi sono all'avanguardia». Il suo stabilimento termale nei tre mesi invernali è un cantiere aperto: ogni anno c'è una novità, una ristrutturazione da fare, ogni anno vengono reinvestiti nell'azienda centinaia di milioni. Ad una cosa il commendatore Dell'Aglio ci tiene particolarmente: ai riconoscimenti, ai premi di benemerenza. Il suo studio è pieno di trofei, attestali. E forse proprio per questa sua passione, lui stesso ha istituito numerosi premi. Il più risonante è quello del “Premio Internazionale” che si prefigge lo scopo di dare un pubblico riconoscimento a quanti, persone ed Enti, abbiano promosso ed agevolato lo sviluppo del termalismo e del Turismo. Ma non meno significativo è il Premio Fedeltà, riconoscimento che viene destinato a quanti lavoratori assicurati INPS abbiano effettuato cicli di cure per cinque anni consecutivi presso la stazione termale di Torre Canne.
Vito Dell'Aglio dedica tutta la sua giornata e tutto il suo tempo all'azienda: sempre sul posto di lavoro, a controllare, ricontrollare tutto, a seguire quasi personalmente ogni minima cosa: la sua voce spesso riecheggia dai vari posti di lavoro. La sua maggior fortuna, forse è dovuta alla paziente opera della sua consorte, la signora Brenda, che con la sua calma, riesce a fare da contrappeso al “vulcanico” marito.
È un imprenditore che ha costruito la sua fortuna sul “decisionismo”: non si è curato spesso dei lunghi iter burocratici. Quando una modifica all'interno della sua azienda andava fatta, l'ha fata. «Non riesco a capire tutte le lunghe procedure burocratiche» - afferma - «In molti casi l'azienda non può aspettare che i politici risolvono i loro problemi, noi rischiamo i nostri soldi e la stabilità di tanti posti di lavoro».
Ed a proposito di rapporti con il personale, c'è stato un momento nella vita delle Terme di Torre Canne, in cui il rapporto “personale-commendatore” è arrivato quasi al punto di rottura. «Alcuni operai si fecero strumentalizzare, ma poi, ad uno ad uno, considerala la mia forte resistenza, capirono di aver sbagliato e ritornarono alla ragione».
In un'altra occasione Dell'Aglio se la vide brutta: fu quando il Sindaco dell'epoca, Domenico Mileto, ordinò la demolizione di alcune infrastrutture esterne, ritenute abusive. Dell'Aglio non si perse d'animo, si piazzò davanti al cancello e non fu cosa di smuoverlo: le ruspe, prima di entrare nel suo complesso per demolire parte della sua creazione, dovevano passare sul suo cadavere. Di una cosa ha grande rammarico: non è riuscito a far cambiare la denominazione alla stazione di Cisternino, in “Torre Canne Terme” stazione di Cisternino.
di Redazione
22/12/2014 alle 19:36:13
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