SPETTACOLI
Lunga vita al Kennedy! Dinamica sulla crisi del cinema a Fasano
da Osservatorio n. 3 – marzo 1987
L'industria del cinema è in crisi: sono lontani anni luce i tempi in cui le sale traboccavano di folla entusiasta e c'era una vera e propria corsa al posto a sedere, i tempi in cui andare al cinema era uno dei passatempi preferiti, uno degli interessi più sentiti, uno degli appuntamenti più attesi dalla gente. Appartiene a un passato ormai remoto la baldanza di certi esercenti che non esitavano un attimo ad aprirsi un cinematografo, quando questa era un'impresa sicura. Oggi la scena è cambiata radicalmente: in Italia si avverte un sensibile calo di spettatori e di incassi, si contano numerosissime sale ormai sull'orlo del collasso, sono tanti i gestori costretti a chiudere i battenti dei propri locali.
Gli effetti di questa crisi galoppante sono facilmente percepibili anche a livello locale. Fasano, per la verità, apparentemente presenta un quadro abbastanza florido e confortante: sono ben quattro le sale tuttora funzionanti e questo non è poco per un paese d i 25.000 abitanti, specie se si fa il confronto con altri centri dove la situazione è desolante e francamente inammissibile, vedi il caso di Monopoli dove non è rimasta l'ombra di un solo cinema, pur trattandosi quasi di una città. Ma ad un'analisi attenta è facile rendersi conto che la crisi del cinema investe più che ma i anche il nostro paese. Due dei nostri cinema hanno scelto inconfondibilmente una direzione molto precisa e da cui difficilmente devieranno: la proiezione di film pornografici. Ebbene, dati inconfutabili confermano che un po' dappertutto i film a luci rosse sono stati un vero e proprio toccasana per numerosi esercenti. Tantissime sale sono riuscite a sopravvivere (e tante hanno riaperto) grazie all'ondata travolgente e trascinante del film porno. Sta di fatto che i cosiddetti “hard core” sono gli unici a garantire un certo incasso durante i giorni feriali, il numero delle presenze settimanali è discreto e permette di coprire le spese, del resto molto basse, visto che l'affitto di una pellicola di questo tipo costa una sciocchezza.
La situazione diventa problematica quando si sceglie di percorrere una strada diversa e, diremmo, coraggiosa oggigiorno, quella di puntare su altri generi di film, i non vietati ai minori di anni 18. Così la crisi del Cinema Teatro Kennedy oggi è un dato di fatto certo e la cosa. pensiamo, non può lasciare indifferente nessun fasanese. Utilissimo, a questo proposito è stato l'intervento del Sig. Mimino Bongiorno, da due anni gestore del Kennedy, che ringraziamo per la sua collaborazione e per averci fornito una disamina della situazione illuminante e ineccepibile: «Esiste una crisi del cinema, gli incassi parlano chiaro. Comunque sto arrivando a dubitare che sia un fatto nazionale, di sicuro lo è stato qualche tempo fa; ma adesso, portandomi a Bari, negli uffici dove noi ritiriamo le pellicole e facciamo i contratti, mi rendo conto che i colleghi degli altri paesi riescono a lavorare bene e a garantirsi buoni incassi, cosa che non succede qui a Fasano dove ancora non si è entrati nella mentalità del ritorno al cinema. Una ragione deve pur esserci a questo calo di spettatori. Sono appena due anni che ho rilevato la gestione del cinema ma ho avuto tempo di costatare che l'assenza più grave riguarda le famiglie: suppongo che tutto sia derivato dal fatto che per anni sono stati proiettati film vietati, cosa che ha allontanato dal cinema le famiglie che riempivano le sale precedentemente».
Come dargli torto? Basta guardare le facce di quelli che affollano la platea del cinema Kennedy: bene, son sempre gli stessi, e, fatto indiscutibile, ci sono soltanto giovani, si fanno sempre più rare le persone di media età o gli anziani: sembra poi un ricordo il quadretto cosi tenero del marito, la moglie e i figli che ti occupavano mezza fila. Quasi certamente è una questione di gusti e di scelte precise: sono tre o quattro anni che i film più in voga appartengono a un filone ben definito quello cosiddetto “a luci rosa” o “soft-porno all'italiana”, quello, per intenderei, che porta in cartello ne il nome e le forme della Sandrelli o della Grandi. Probabilmente questo genere di film non ha trovato il consenso delle famiglie e delle donne in genere, nettamente inferiori di numero rispetto al pubblico maschile, allontanando così larghe fasce di spettatori dalle sale cinematografiche. La situazione è tanto più grave per il Cinema Kennedy che ha deciso l'ostracismo verso questo tipo di pellicole e si è orientato verso un genere diverso. Difatti, accanto ai film di cassetta cui è difficile rinunciare oggi (la commedia all'italiana e l'epopea dell'eroe di turno vanno quanto mai di moda!) il Cinema Kennedy mi sembra sia rimasto l'unico a dare un certo spazio anche a lavori d'autore, ai film diciamo cosi impegnativi o sociali, quelle non solo “divertimento e spettacolo” ma anche espressione di cultura e fonte di messaggi quelli che censurano certa banalità e superficialità dilagante oggi e cercano invece di comunicarti qualcosa, aprirti gli occhi e arricchirti dentro. Ma, siamo onesti, certi film a Fasano proprio non vanno! Sono dell'idea che nel nostro paese manchi proprio un pubblico competente: non ho assolutamente nulla contro i film “spinti” di Tinto Brass o Marco Ferreri, ma dico che ogni tanto non guasta aprirsi anche alle opere di Scola. Zeffirelli. Fellini, Bergman, Lumet, Godard (ammesso che a Fasano arrivino! Gli incassi non lo consigliano ... ). Il Sig. Bongiorno è ancora più drastico nel suo giudizio: «È sbagliato d ire che non esiste un pubblico competente, non esiste proprio pubblico per i film impegnativi! Ho avuto molte presenze per film comici come “Scuola di Ladri” o “Grandi magazzini”, ma dando “Otello” di Zeffirelli, ho avuto solo sette persone e sette presenze non sono niente, non mi posso pagare nemmeno la reclame del film. Un film bellissimo, osannato dalla critica come “ Il colore viola” l'ho proiettato per due giorni, ma l'ho fatto saltare la domenica perché non ho avuto spettatori e io col film domenicale cerco se non altro di racimolare qualcosa per coprire appena le spese. Persino con “Il nome della rosa”, largamente campione d'incassi in tutta Italia, ho lavorato molto poco e mi sono meravigliato anche perché l'ho dato a Capodanno, quando la gente esce da casa per andarsi a vedere il film di Natale e di fine anno. Anche l'anno scorso grandi film come “La mia Africa”, “Pienty”, “Innamorarsi”, qui, ma solo qui, sono stati dei fiaschi. Quest'anno un certo in casso l'ho avuto solo con “Il caso Moro”, ma suppongo che i fasanesi siano venuti al cinema perché incuriositi dalla scena della morte del nostro compaesano Franco Zizzi».
A detta del Sig. Bongiorno, il Kennedy non soffre neanche la concorrenza del Cinema Ideale, anzi i due locali s'impegnano in una sana rivalità per cercare di tenere i fasanesi nelle sale di Fasano e non costringerli ad andarsi a vedere il film fuori, a Martina o Bari. Tuttavia, perché questo non accada, un grossissimo passo in avanti si compirebbe se si riuscisse a proiettare il film di richiamo presto rispetto al suo momento d'uscita e non con intollerabile ritardo.
Di un fatto sono assolutamente certo: gran parte della crisi del cinema è dovuta a un'irriducibile nemica, a una terribile concorrente, la televisione. Tantissime pellicole vengono trasmesse in TV a minima distanza dal tempo di proiezione nei cinematografi e moltissime persone preferiscono aspettare un po', per vederselo inchiodate comodamente in poltrona, nell'intimità della propria casa. Il Sig. Bongiorno è d'accordo solo parzialmente: «Un film al cinema è tutta un'altra cosa: la televisione non rende tutti quegli effetti speciali, di colore, di audio, che ti dà il grande schermo e poi ti di strugge col continuo martellamento di pubblicità. E poi la televisione può essere una concorrente del cinema solo nei giorni feriali, ma non può esserlo il sabato e la domenica quando la gente sente il bisogno di uscire e di evadere un po'.
Tuttavia sono convinto che sia possibile guarire dalla crisi del settore, riabituando la gente a venire al cinema. Il Comune a questo proposito potrebbe far molto: mi servirebbe un contributo tradotto in biglietti da destinare ad anziani, a bambini, alle scuole. Se organizzasse spettacoli per un pubblico cosi vasto mi darebbe una mano a riavvicinare la gente al mio locale e a coprire le spese che devo sostenere».
Le spese sono veramente notevoli se è vero che riguardano riscaldamento. Illuminazione, affitto pellicole, personale di servizio, donna delle pulizie, tassa sulla spazzatura, tassa all'Ufficio Affissioni e Pubblicità per l'esposizione della reclame, spese SIAE, assicurazione locale.
Nessun aiuto economico dal Comune, benché pare che la Regione abbia stanziato diversi soldi per la provincia di Brindisi, il Comune, diciamolo chiaramente, è anche l'unico responsabile del calo di presenze per la stagione teatrale '86/87. Il Sig. Bongiomo puntualizza: «Gli spettacoli messi quest'anno in cartellone sono molto validi qualitativamente. Ma purtroppo mancano i grandi nomi che richiamano la gente al teatro, i Giuffré, i De Filippo. A organizzare le stagioni teatrali dei vari paesi è il Consorzio Teatro Pubblico Pugliese, l'Associazione ATI a cui noi siamo regolarmente iscritti. Purtroppo, però, il Comune di Fasano, per il suo cartellone di spettacoli, offre molto poco, addirittura un terzo rispetto ad un altro paese come Polignano. tanto per fare un esempio. E con una somma così esigua come si può pretendere di inserire grossi nomi in cartellone? Il risultato è che l'anno scorso ho fatto circa 400 abbonamenti, quest'anno solo 219, circa 200 in meno».
E il dato è preoccupante. Sarebbe il colmo che un anno o l'altro venisse a morire anche la stagione teatrale, a mio avviso, una delle iniziative più riuscite della nostra cittadina. Ma dipende anche da noi: risolleviamo le sorti del Kennedy, che ci torni il gusto di andare al teatro e al cinema, non è poi così difficile o doloroso scrollarsi dalla poltrona di casa e staccare le dita da quel maledetto telecomando!
di Michele Iacovazzi
di Redazione
21/12/2014 alle 10:10:57
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